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Hartmann e della Jacobson, Resnik mette a fuoco ‘l’ambiguità e la specificità del Sé’: “il Selbst è rimasta un’idea ambigua, alla quale gli psicoanalisti anglosassoni hanno dato un significato specifico nell’esperienza clinica” (Resnik, 1971-1972, p 267; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T.). Nel dizionario di de Mijolla-Mellor (2002), che in America Latina ha un grande seguito, Agnes Oppenheimer descrive la progressiva affermazione della Psicologia del Sé dal punto di vista della Psicologia dell’Io , spiegando come la struttura dell’Io dotata di funzioni differisce dalle auto-rappresentazioni, che sono investite narcisisticamente. In questo modo, il Sé diventa una struttura a parte dell’apparato psichico. Il concetto di empatia, centrale e fondamentale nella teoria della Psicologia del Sé, è considerato essenziale per comprendere le relazioni tra il Sé e l’oggetto-Sé. Kohut, la definisce come “la capacità di pensare e sentire se stessi nella vita interiore di un’altra persona. È la nostra capacità quotidiana di provare ciò che un’altra persona prova” (Kohut 1984; trad. it. 1986 p. 113-114). Questo concetto mira alla comprensione del processo interattivo tra due persone e riguarda soprattutto la patologia narcisistica. Per quanto riguarda l’aspetto economico, è necessario differenziare tra l'investimento dell’Io e quello del Sé , in quanto quest’ultimo è relativo soprattutto al narcisismo. Nella Psicologia dell’Io , basata sulla Teoria Strutturale di Freud (seconda topica) e sull’apparato psichico che comprende Io, Es e Super-io, l’ Io è ‘chi si è’; l’Io, diverso dal Sé e dagli oggetti-sé, negozia tra i propri bisogni primari e le richieste dell’ambiente, in parte consapevolmente e in parte inconsciamente, avendo come scopo l’adattamento e la riduzione dell’angoscia. Nella prospettiva della Psicologia dell’Io classica (Hartmann, 1939/1958, 1950; Hartmann, Kris e Loewenstein, 1946), l’Io è presente dalla nascita e si manifesta nelle funzioni che non sono coinvolte nel conflitto tra realtà interna e realtà esterna. Molte di queste funzioni sono abbastanza autonome e corrispondono a un’area relativamente libera dal conflitto. In questo modello non tutta l’energia dell’Io proviene dalla libido e dalle pulsioni. L’Io è un’organizzazione; possiede una struttura e altre sottostrutture complesse che prendono parte a funzioni gerarchiche. Alcune di queste funzioni sono esenti dagli effetti del conflitto - quelle che Hartmann chiamava funzioni autonome primarie - mentre altre diventano autonome solo in un secondo momento, dopo che i conflitti sono stati ricomposti. In questo processo, tutti i cambiamenti sono mediati dalle relazioni, dal momento che è attraverso le identificazioni dell’Io che l’energia può essere ‘neutralizzata’. Contribuendo agli esordi del pensiero integrativo , l’argentino Roberto Doria , nel suo “Divergencias en la Unidad” (Divergenze nell’unità) (1997), ha incluso un capitolo sulla Psicologia dell’Io in cui fa un resoconto storico del contributo di Hartmann. In particolare, si sofferma sulla continuità tra Freud e Hartmann, sulla ricchezza dell’opera completa di Hartmann e il suo obbiettivo di costruire nuovi orizzonti verso una psicologia più generale. Doria ha messo in rilievo soprattutto l’importanza della funzione organizzativa che, in Hartmann, ha potenzialità superiori rispetto alla funzione sintetica. Secondo la lettura di
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