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empatico nello sviluppo di un sano senso di sé. Complessivamente, Ferenczi ha considerato le patologie del sé come risultanti di fallimenti empatici, i più estremi dei quali costituiscono un trauma.
III. Bc. Radici in Melanie Klein Poiché Klein considerava le pulsioni primitive, costitutive sia delle spinte preedipiche che di quelle edipiche, di fondamentale importanza nel processo evolutivo formativo primario, preferiva il termine Io [ego] al termine sé e lo vedeva evolvere in relazione alla sua funzione largamente inconscia di gestire l’aggressività potenzialmente distruttiva. Giacché il suo “Io/sé” è primariamente inconscio ed è principalmente coinvolto nella regolazione pulsionale, esso ha scarsamente a che fare con il concetto di un sé organizzato intorno all’esperienza soggettiva. Mentre nei suoi primi scritti Klein tendeva ad usare i termini Io e sé in modo intercambiabile, successivamente ha sostenuto che il sé comprende “la personalità totale che include non solo l’Io ma anche la vita istintuale che Freud ha chiamato l’ Es ” (Klein, 1959, p. 11, corsivo nel testo). Questo delimita l’Io come la parte organizzata del sé. Riferendosi al lavoro di Freud sul masochismo (Freud, 1924), Klein ha descritto le basi della paura di annientamento come “la minaccia per il Sé proveniente dalla pulsione di morte operante all’interno… messa in rapporto con i temuti pericoli provenienti dalla madre e dal padre divoratori interiorizzati…” (Klein, 1948, p. 117; trad. it. p. 441). Le posizioni schizoparanoide e depressiva della Klein “descrivono le modalità fondamentali in cui amore e odio, insieme al sé e all’oggetto, sono gestiti nello sviluppo del mondo interno” (Auchincloss e Samberg 2012, p. 232; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T.). Klein (1940) ha considerato la posizione depressiva come dominata da angosce per l’oggetto, mentre la precedente posizione schizoparanoide è dominata da angosce rispetto al sé. Per Klein, la formazione di uno stabile e resiliente senso di sé dipende dall’abilità di regolare l’affetto attraverso l’acquisizione della posizione depressiva (Klein, 1946). Perciò la posizione depressiva sottende la ‘capacità di scegliere’, che sembrerebbe una caratteristica essenziale della maturazione del ‘sé’. Complessivamente, Klein fa un ampio uso di tale termine, usandolo in modo intercambiabile col termine Io. Comunque, una sottile distinzione fra Io e sé che può essere colta riguarda il fatto che spesso il termine ‘Io’ designa un ruolo attivo nello sviluppo del bambino, come illustrato in “Il nostro mondo adulto”: “Alla luce del mio lavoro analitico con bambini sono arrivata alla conclusione che la introiezione e la proiezione funzionano fin dall’inizio della vita post-natale fra le prime attività dell’Io il quale, secondo la mia opinione, entra in attività al momento della nascita” (Klein, 1959, p. 250, trad. it. p. 12). Il termine ‘Sé’, d’altra parte, è usato più frequentemente nel descrivere le relazioni oggettuali, per esempio nella descrizione delle posizioni schizoparanoide e depressiva e più generalmente quando Klein si riferisce al ruolo delle relazioni primarie nello sviluppo della psiche infantile. Inoltre, il Sé guadagna un posto nella sua teoria dell’identificazione proiettiva durante la posizione schizoparanoide, dominata da angosce riguardo al sé. In “Invidia e gratitudine”,
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