Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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profonda connessione con l’inconscio e col sognare. In uno dei capitoli di “Gioco e realtà”, Winnicott si riferisce al “sognare profondo che è alla base della personalità” (1971, p. 109; trad. it. p. 172): cioè a dire che il vero sé è primario, e che “il concetto di una realtà [individuale interna] degli oggetti è valido per uno stadio posteriore rispetto a quello cui si applica il concetto del vero Sé” (1960b, p. 149; trad. it. p. 188). Nel ricco e complesso lavoro “Comunicare e non comunicare: studi su alcuni opposti” (1963), Winnicott approfondisce le sue riflessioni riguardo al vero sé e gli dà una qualità più enigmatica. Egli suggerisce che “nella persona sana c’è un nucleo della personalità che corrisponde al vero Sé della personalità scissa; questo nucleo non comunica mai col mondo degli oggetti percepiti e il singolo individuo sa che esso non deve mai essere in comunicazione con la realtà esterna o influenzato da questa… Al centro di ogni persona c’è un elemento incomunicato, inviolabile, che è sacro e che va preservato” (1963, p. 187; trad. it. p. 241). Questo centro interno è “immune per sempre dal principio di realtà, e silenzioso per sempre” (ibid., p. 192; trad. it. 248). E’ silenzioso nel senso che non c’è comunicazione col mondo esterno, e anche nel senso che vi è una comunicazione silente, interna, sognante [dreamlike] con oggetti soggettivi e fenomeni, che “veicola tutto il senso del reale” (ibid., p. 184; trad. it. p. 237 [modificata dal traduttore]): reale, in quanto implica una connessione con l’elemento centrale profondo, personale, dell’individuo. L’accesso a questo centro non comunicante è inerente alla capacità di essere solo dell’individuo sano, in quanto è a partire da qui che scaturisce lo spontaneo protendersi verso gli altri. Winnicott chiama “diretta” la comunicazione centrale silente, e “indiretta” la comunicazione con gli oggetti esterni. Quest’ultima è indiretta, nel senso che ha una connessione soltanto derivata col centro della personalità, e al tempo stesso rende viva la comunicazione con gli altri. Il pensiero di Winnicott ha influenzato in una varietà di modi, in modo diretto o indiretto, molti successivi sviluppi delle teorie del Sé in tutti e tre le regioni psicoanalitiche, incluse le teorizzazioni di Mahler, Bollas, Modell, Gaddini, Gammelgaard, Badaracco, Bleichmar, e molti altri. IV. B. Il Sé nella Psicologia dell’Io e nella Teoria Strutturale Postfreudiana Allargando il loro interesse alle complesse vicende del funzionamento dell’Io, dell’adattamento e dello sviluppo primario, gli psicologi dell’Io (per esempio Hartmann 1939, 1964; Freud A. 1936; Spitz 1950) hanno tentato di integrare le loro nuove scoperte cliniche con la metapsicologia di Freud. Le loro teorie psicologiche/strutturali dell’Io hanno sottolineato i legami fra il funzionamento dell’Io e lo sviluppo delle relazioni oggettuali e del sé. Nel tentativo di ridurre le ambiguità inerenti all’Ich freudiano, e alla sua controversa traduzione con Ego da parte di Strachey, Heinz Hartmann (1939, 1950) ha differenziato il sé inteso come l’intera persona - la personalità o organizzazione, inclusi psiche e soma - dall’ego inteso come sistema o struttura psichica:

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