Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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implicare la riconciliazione fra la persona che uno è diventato e la persona che la società si aspetta che egli diventi. Questo senso emergente di sé implica il processo di forgiare le passate esperienze con le aspettative riguardo al futuro. Edith Jacobson (1964), seguendo sia Freud che Hartmann e attingendo dalla propria esperienza clinica con pazienti psicotici, ha chiarificato ulteriormente la differenziazione fra la rappresentazione del sé e quella dell’oggetto delle introiezioni primarie, e lo sviluppo di queste strutture. Essa ha cercato di riconciliare l’enfasi di Freud sui processi interni legati alle pulsioni con l’importanza dell’esperienza reale, proponendo un modello evolutivo che spiega la loro costante interazione ed influenza reciproca. Ha sottolineato che l’Io e il Super-io si sviluppano in tandem insieme alle rappresentazioni del sé e dell’oggetto, e ha enfatizzato il ruolo centrale dell’affetto in questo processo. Ha introdotto la concettualizzazione delle “immagini”, specificando la genesi delle rappresentazioni del sé e dell’altro come aspetti determinanti del funzionamento mentale (Fonagy, 2001). Jacobson ha sottolineato che prima della formazione dei confini tra il sé e l’altro, la percezione che il bambino ha dell’altro dà forma direttamente all’esperienza del sé. Perciò, l’importante interazione fra l’esperienza reale e la pulsione (libido e aggressività) risulta nella tonalità emotiva delle esperienze primarie, e pone le basi delle immagini del sé e dell’oggetto che possono determinare ciò che in definitiva possiamo sentire riguardo a noi stessi e agli altri. Per esempio, esperienze sconvolgenti possono condurre all’interiorizzazione di immagini di un oggetto ostacolante e rifiutante e di un sé arrabbiato e frustrato, mentre la preponderanza di interazioni soddisfacenti può condurre all’interiorizzazione di immagini positive di sé e dell’oggetto. Nella sua concettualizzazione della separazione-individuazione, Jacobson ha attinto alla descrizione freudiana (Freud, 1938) della libido e dell’aggressività in termini di forze che formano e distruggono connessioni. Ha considerato la libido come l’elemento essenziale che permette al bambino di integrare le immagini opposte degli oggetti buoni e cattivi e del sé buono e cattivo, e ha considerato una misura appropriata di aggressività come elemento evolutivo per promuovere la separatezza e la differenziazione fra le immagini del sé e quelle dell’altro, anche se un eccesso di aggressività può far deragliare tale processo. Jacobson ha osservato che l’integrazione delle immagini buone e cattive (cioè la madre ‘buona’ e quella ‘frustrante’) facilita la capacità di tollerare gli stati affettivi conflittuali, il che a sua volta promuove la capacità di avere una complessa esperienza emotiva ed interpersonale. Nel suo importante lavoro “Il Sé e il mondo oggettuale” (1964), Jacobson ha integrato la teoria metapsicologica classica con la fenomenologia dell’esperienza umana, affermando che le pulsioni istintuali non sono ‘dati’ ma ‘potenziali innati’, che prendono forma sulla base sia dei processi maturativi interni sia dei fattori ambientali. Perciò, il ‘mondo rappresentazionale’ del bambino (Sandler e Rosenblatt 1962) viene costruendosi sulla base della sua esperienza di sé stesso nell’ambiente, oltre a quella del suo substrato psicobiologico innato.

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