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rappresentazionali e della ‘rappresentabilità’ degli enactment ancora non rappresentati (vedi la voce: ENACTMENT). Hans Loewald è stato uno fra i revisionisti freudiani degli anni 60, 70 e 80, che hanno creato una connessione fra la Psicologia dell’Io freudiana e la Teoria delle Relazioni Oggettuali, nel tentativo di creare un modello psicoanalitico che riflettesse meglio l’esperienza reale di una persona nel mondo. In tale percorso egli ha esaminato criticamente gli assunti fondamentali dell’edificio teorico psicoanalitico, rivolgendosi agli assunti basilari riguardanti la natura della mente, della realtà e del processo analitico. Loewald (1960) ha sostenuto che Freud abbia postulato due diverse concettualizzazioni delle pulsioni. Prima del 1920, Freud considerava le pulsioni in termini di ricerca della scarica. Con l’introduzione del concetto di Eros in “Al di là del principio di piacere” (1920), Freud ha introdotto l’idea della pulsione che cerca di stabilire legami, “che si serve degli oggetti non per ottenere gratificazione ma per costruire un’esperienza psichica più complessa e per ricreare la perduta unità originaria tra il sé e l’altro” (Mitchell e Black, 1995, p. 190; trad. it. p. 217). La successiva revisione della teoria pulsionale freudiana da parte di Loewald(1971, 1972, 1976, 1978, 1988) ha richiesto una radicale riformulazione dei tradizionali concetti psicoanalitici freudiani. Mentre per Freud l’Es è una forza biologica che si scontra con la realtà sociale, per Loewald esso è un prodotto interazionale dell’adattamento. Loewald considera la mente come interattiva per sua stessa natura, e non soltanto secondariamente in funzione del bisogno che si ha degli altri per ottenere gratificazione. Loewald ha teorizzato che all’inizio non vi sia distinzione fra il sé e l’altro, fra l’Io e la realtà esterna, o fra istinti e oggetti; piuttosto vi è un insieme unitario originario, composto dal bambino e dal caregiver. Egli ha ipotizzato che “le pulsioni, intese come forze psichiche e motivazionali, si organizzano come tali attraverso interazioni nel campo psichico, che originariamente consiste nell’unità psichica diadica madre-figlio” (Loewald, 1971, p. 118; trad. it. p. 108). Nel considerare gli istinti/pulsioni come il prodotto dell’interazione, Loewald estende la tesi di Jacobson secondo la quale gli istinti costituiscono un legame fra il sé del bambino e i suoi oggetti. Andando oltre, Loewald identifica l’interazione come l’aspetto critico nell’interiorizzazione della rappresentazione soggettiva del sé e dell’altro, evidenziando l’interazione come componente di base della mente. L’opera di Loewald ha trasformato la metapsicologia psicoanalitica e ha consentito nuovi approcci nella concettualizzazione del materiale clinico. La sua influenza, diretta e indiretta, può essere rintracciata negli sviluppi di svariate scuole psicoanalitiche di pensiero (per esempio Relazioni Oggettuali, Relazionali/Intersoggettive, Psicologia del Sé), e in quanto tale può essere considerata un ponte fra le cosiddette prospettive ‘monopersonali’ e quelle ‘bipersonali’ del processo clinico psicoanalitico. In senso lato, proprio come era accaduto per Winnicott in Gran Bretagna, Loewald e Jacobson negli Stati Uniti possono essere considerati i precursori del movimento intersoggettivo. Negli anni Ottanta, il pensiero freudiano sempre più complesso e inclusivo è esemplificato dalle rassegne esaustive e dalle estensioni delle concettualizzazioni del sé nei
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