Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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e l’Io (‘Ich’) sono indissolubilmente legati. In questo modello, il sé è concepito come investito di derivati pulsionali sia libidici che aggressivi, integrati nel contesto delle loro rappresentazioni costitutive del sé. Riesaminando l’uso che Freud fa dei termini ‘Trieb’ (pulsione) e ‘Instinkt’ (istinto), egli osserva che “Freud preferiva Trieb la cui migliore traduzione è “pulsione” (drive), proprio perché concepiva le pulsioni come sistemi motivazionali psichici relativamente continui al limite fra l’organico e lo psichico, in antitesi con gli istinti, che considerava disposizioni comportamentali innate, discontinue, rigide” (Kernberg 1982, p. 909, corsivo nel testo; trad. it. p. 269). Comunque, nella Standard Edition di Strachey, “Trieb” è perlopiù tradotto con “instinct”, istinto. Affrontando lo sviluppo primario delle rappresentazioni del sé e dell’oggetto, rilevante per lo sviluppo del sé, Kernberg integra le scoperte della neurobiologia contemporanea e della ricerca sullo sviluppo infantile con la sua formulazione riveduta della teoria dualistica delle pulsioni, alla luce della relazione fra affetti e pulsioni. In tale prospettiva, numerosi affetti costituiscono il sistema motivazionale primario, legando le rappresentazioni del sé e dell’oggetto gradualmente differenziate ed integrate con gli affetti che si consolidano gradualmente in pulsioni libidiche o aggressive. In questo modello, gli affetti sono considerati i mattoni o gli elementi costitutivi delle pulsioni. Kernberg ha poi continuato questo suo lavoro di integrazione per i successivi 30 anni, aggiornandolo e perfezionandolo. Kernberg (2015) sottolinea la complessità dinamica delle prime settimane e mesi di vita. Afferma che già durante la ‘fase simbiotica’ senza confini (Mahler, Pine e Bergman 1975), in cui il bambino e la madre sono un’‘unità operativa’, emergono le prime spinte verso la differenziazione del sé ed i rudimenti dell’empatia, come prerequisiti per il formarsi di una “teoria della mente” (Gergely & Unoka, 2008; Kernberg 2015). Nella versione di Kernberg della teoria psicoanalitica delle relazioni oggettuali (1982, 2004, 2015), i livelli di sviluppo della struttura psichica sono correlati con l’organizzazione della personalità e con la psicopatologia. Egli riconosce due livelli basilari di organizzazione della personalità (borderline e nevrotico), implicanti due livelli basilari di sviluppo, che hanno luogo dopo il livello iniziale costituito da una mancanza di differenziazione e dal carattere sfocato dei confini fra il sé e l’oggetto (psicosi). Estendendo il pensiero di Jacobson e Mahler, e integrando selettivamente alcuni aspetti del pensiero kleiniano, Kernberg considera la costruzione infantile preverbale una struttura psichica duale, sotto la dominanza di stati affettivi apicali. Rappresentazioni del sé idealizzate in relazione con un oggetto idealizzato, dominate da affetti positivi, sono opposte a rappresentazioni negative di sé e dell’oggetto, in cui dominano affetti aggressivi e frustranti. In queste condizioni non esiste una visione integrata del sé o dell’oggetto. Piuttosto, il sé e l’oggetto sono scissi o dissociati nella rappresentazione idealizzata e/o persecutoria dell’oggetto parziale. Se le interazioni madre-bambino sono dominate da affetti aggressivi, viene ostacolata l’integrazione richiesta per l’identità dell’Io, il che sfocia nel disturbo borderline di personalità. In particolare, per quanto riguarda il narcisismo, l’investimento è su una ‘struttura patologica del sé’ (‘sé grandioso’), contenente rappresentazioni del ‘sé reale’, del sé ideale e dell’oggetto ideale.

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