Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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Sé, ha collegato la Psicologia del Sé alla concezione della soggettività propria dell’approccio intersoggettivo. La seconda revisione di ampia portata è stata quella di Robert Storolow (1997), intersoggettività intesa come intrinseca a ogni relazione umana, insieme all’ introduzione del campo intersoggettivo. Nella concezione allargata di Stolorow (Stolorow 1997) il campo intersoggettivo , che si trova all'intersezione delle soggettività individuali, è al centro dell'intera struttura psicoanalitica, nonché di tutte le relazioni e lo sviluppo umano. Gli individui si fondono come precipitati del campo. Il campo nel presente, in tempo reale. La ripetizione, in senso stretto, non si verifica. (Katz 2013, p. 291). Per Stolorow il campo intersoggettivo stesso, e non gli individui che lo compongono, è il terreno fondamentale e indivisibile dell’esperienza. Questo campo è l'insieme funzionale ed è l'oggetto del processo psicoanalitico (Stolorow e Atwood, 1989). Nel processo psicoanalitico: “Il campo psicologico formato dall'interazione tra il transfert del paziente e il transfert dell'analista è un esempio di quello che noi chiamiamo sistema intersoggettivo " (Stolorow 2013, p. 383, corsivo originale, citazione tradotta per questa edizione, N.d.T.) Alle prese con la questione del contestualismo e della fenomenologia contro la metafisica e la metapsicologia, Stolorow e Atwood (2013) hanno fatto un’affermazione significativa): “Le nostre idee si sono evolute nel corso dei decenni (Atwood & Stolorow, 1984, 1993; Orange, Atwood & Stolorow, 1997; Stolorow & Atwood, 1992; Stolorow, Atwood, & Orange, 2002; Stolorow, Brandchaft, & Atwood, 1987), tuttavia ci è parso evidente che anche noi non siamo sfuggiti all'impulso metafisico. Il concetto di campo intersoggettivo, centrale nella nostra teorizzazione per molti anni, mostra la tendenza a diventare oggettivo e universalizzato. Di conseguenza, abbiamo cercato di riflettere su quanto questa idea fosse radicata nei nostri contesti personali e in quello della nostra collaborazione di lavoro (Atwood & Stolorow, 2012) e quindi di trascendere la sua influenza potenzialmente limitante sugli sforzi per comprendere ambiti ancora inesplorati dell'esperienza umana. La metafisica, nata come risposta alla tragica finitudine della nostra esistenza, non può essere trascesa in modo permanente e, di conseguenza, non esisterà mai una teoria psicoanalitica che sia completamente priva di metapsicologia. La risposta al dilemma che questo pone per la nostra disciplina, tuttavia, risiede in un impegno condiviso a riflettere sui contesti costitutivi di tutte le nostre idee teoriche, compresa la stessa idea di contesto..." (Stolorow e Atwood 2013, pp. 418-419; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T.) Nella terapia analitica, il campo intersoggettivo dell'interazione tra la soggettività dell'analista e quella dell’analizzando sposta l'enfasi tradizionale sul transfert e sul controtransfert in direzione di una più ampia espressione dell’esperienza soggettiva dell'analista. Questa ridefinizione del ruolo dell'analista nella relazione diadica crea una “maggiore intimità reciproca tra soggetto e soggetto (tuttavia ancora asimmetrica)”. (Lichtenberg, Lachmann, & Fosshage, 2016, pp.86-87). La soggettività, nell’approccio intersoggettivo, si riferisce alla consapevolezza individuale di affetti, intenzioni, obiettivi, riflessioni su di sé. Inoltre, come sottolineato dalla Psicologia del Se e della Teoria dell’Attaccamento, l'intimità tra soggetto e soggetto si basa necessariamente - per ciascuno - sul percepire lo stato d'animo, le prospettive e le aspirazioni dell'altro (empatia [Kohut, 1971] e mentalizzazione [Fonagy, Gergely, Jurist, & Target 2002]). Oltre a contribuire a spiegare la

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