Torna all’indice
nostre più recenti esperienze relazionali), all’area delle radici identitarie; l’idem è il complesso di esperienze sedimentate della storia di ciascun essere umano, dalla nascita al momento presente, il mondo delle tradizioni, l’insieme delle esperienze relazionali, affettive. L’idem è “la mia tradizione e la mia cultura”, e in quanto tale anche “un modo pregiudiziale di conoscenza”. 2) L’ IPSE (latino: egli stesso, in persona), nella mappa bipolare, coincide con la formazione del Sé ed indica la dimensione riflessiva, l’autocoscienza che emerge dall’Idem. L’Ipse coincide con il Sé conscio, e si sviluppa sulla base dei codici linguistici, gestuali ed etici, interiorizzati per identificazione dall’ambiente originario. 3) l’AUTOS (greco: egli) è il terzo luogo della mappa bipolare. Si tratta di un dispositivo auto-riorganizzativo che si manifesta nella produzione di simboli, in quella capacità simbolopoietica che rappresenta la fonte di tutte le complesse vicende che connettono l’individuo con le proprie matrici originarie da un lato, e il proprio divenire dall’altro. L’Autos mantiene il Sé in una condizione di equilibrio permanentemente instabile tra la dimensione conservativa e la dimensione trasformativa, passando così dall’eteronomia (l’obbedienza alla legge dell’altro) all’autonomia (la costruzione del simbolo intorno a cui articolare una legge propria). Stefano Bolognini (1991) ha sviluppato una teoria del Sé focalizzandosi sulla diade paziente-analista al lavoro. Bolognini sottolinea le differenze fra i termini “Io” e “Sé”. L’Io, in accordo con Laplanche e Pontalis (1967), è definito come: 1) nucleo della coscienza e fascio delle funzioni mentali attive; 2) organizzatore delle difese; 3) istanza che media tra la realtà esterna, l’Es e il Super-io. Il “Sé” è l’insieme delle rappresentazioni che riguardano la persona stessa quando essa è oggetto (potenziale o effettivo) della propria esperienza soggettiva. Diversamente dall’Io, dall’Es e dal Super-io, che sono componenti dinamiche dell’apparato psichico, il Sé è un contenuto dell’apparato, nello stesso modo in cui lo sono le rappresentazioni oggettuali. Essendo un’entità con continuità nel tempo, il Sé è configurato come una struttura interna della psiche, nella quale ha comunque una collocazione complessa: varie rappresentazioni del Sé, spesso in conflitto fra loro, sono distribuite nell’Io, nell’Es e nel Super- io (Kohut 1971), e di conseguenza il Sé risulta essere in parte conscio e in parte inconscio. Bolognini propone un modello di interazione dell’Io e del Sé nella diade paziente/analista, in cui vengono esplorate quattro combinazioni: 1) Il contatto fra l’Io dell’analista e quello del paziente, dove porzioni della vita psichica del paziente sono comunicate a un livello conscio. Lo scopo della relazione è di fornire l’equivalente di una mappa geografica per consentire gli insight del paziente e suoi nuovi punti di vista su sé stesso. La coppia non entra nel mondo interno: viene esplorato lo spazio di superficie, e questa può essere una modalità informativa ed esplicativa di lavorare in analisi. 2) Il contatto fra l’Io dell’analista e il Sé del paziente: in questo caso l’analista è capace di organizzare sé stesso in una condizione discretamente stabilizzata di ricettività preconscia, pur mantenendo il suo centro di gravità esperienziale nell’Io cosciente, in situazioni in cui il paziente è invece disponibile a uno scambio più profondo e completo. L’analista è anche capace di notare le intrusioni proiettive del paziente, che egli riconosce come elementi di non-Sé da restituire - formulando ipotesi dinamiche - ai processi interni del paziente, ivi inclusi i vasti scenari della vita onirica del paziente. 3) Il contatto Io/Sé dell’analista con l’Io del paziente. In questo caso, l’analista usa la risonanza del suo Sé per identificare, comparativamente, le aree poco
606
Made with FlippingBook - professional solution for displaying marketing and sales documents online