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VI. Db. Mahler e Stern: integrazione di ricerca e teoria
Margaret Mahler Emigrata dalla nativa Vienna a New York, dove ha vissuto e lavorato per la maggior parte della sua vita adulta, Margaret Mahler ha esercitato una forte influenza sia in Nord America che in Europa. La sua teoria della Separazione e Individuazione si è sviluppata a partire da un intenso lavoro di pratica e ricerca su bambini affetti da patologie gravi, quali autismo e ‘psicosi simbiotica’. Direttamente rilevante per il lavoro analitico con i bambini è la sua idea dell’origine simbiotica dell’esistenza umana, con l’emergere del Sé attraverso i processi complementari di separazione e di individuazione che strutturano le rappresentazioni interiorizzate del Sé, distinte dalle rappresentazioni interne degli oggetti. Le fasi e le sottofasi del processo di Separazione-Individuazione includono l’autismo e la simbiosi pre-separazione, e la Separazione-Individuazione propriamente detta con le sottofasi della Differenziazione/’schiusura’, della Sperimentazione, del Riavvicinamento, e del percorso verso la Costanza dell’Oggetto. (Per una specificazione, vedi sopra il capitolo IV.B di questa voce). Daniel N. Stern Stern, analista formatosi negli Stati Uniti e attivo sia in Nordamerica che in Europa, ha elaborato (Stern, 1985) un modello di sviluppo del Sé integrando la teoria psicoanalitica con gli approfondimenti dell’infant research. Alla nascita, il bambino sperimenta il mondo come un fuoco di fila di stimoli sensoriali apparentemente scollegati, che egli impara gradualmente ad ‘disciplinare’ usando indicazioni come il “tono edonico” (qualità emotiva) e gli schemi temporali e di intensità che accomunano gli stimoli. Questo processo di integrazione ed organizzazione dell’esperienza, chiamato senso del Sé emergente, continua fino ai due mesi, e serve come base per la capacità del bambino di apprendere e creare. Intorno ai due mesi, nel bambino l’organizzazione dell’esperienza sensoriale raggiunge un punto in cui egli è in grado di organizzare sufficientemente l’esperienza in modo da formare memorie episodiche integrate. Questo lo rende capace di un più alto livello di sofisticazione nell’organizzare future esperienze, in quanto egli è in grado di distinguere oggetti distinti che non mutano, invarianti, dagli stimoli sensoriali intermodali, e di usarli per arrivare a generalizzazioni riguardo a quanto può aspettarsi nel futuro dal suo ambiente. In questo processo, il bambino diventa anche consapevole delle proprie caratteristiche (“invarianti del Sé”), che gli danno il senso del proprio Sé nucleare in quanto entità distinta dagli oggetti del suo ambiente. Il bambino in questa fase sviluppa anche rappresentazioni generalizzate delle interazioni col suo caregiver primario – questo è un concetto collegato alla teoria
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