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sugli studi di osservazione madre-neonato, su altri dati relativi allo sviluppo, e sulla teoria dei sistemi non-lineari. I risultati indicano che nell’operare un cambiamento terapeutico gli elementi procedurali non verbali del processo clinico diadico possono svolgere un ruolo più importante dell’interpretazione. II. Ebd. Dimensione di campo nella Teoria freudiana Contemporaneo, nella Teoria moderna del Conflitto e nella Psicologia dell’Io Intersoggettiva II. Ebda. Concetto in transizione: dalla ‘Situazione psicoanalitica’ al ‘Campo psichico’ ed Enactment La tesi centrale di Hans Loewald sulla revisione della teoria pulsionale di Freud ha offerto un altro concetto legato al campo. Egli afferma che gli istinti, intesi come forze psichiche e motivazionali, si organizzano come tali attraverso le interazioni all'interno del campo psichico costituito originariamente dall'unità (psichica) madre-bambino (Loewald, 1971, p. 118). Stephen Mitchell, uno dei fondatori della Teoria Relazionale, ha datto atto a Loewald di aver "spostato il luogo dell'esperienza, il suo punto di origine, dall'individuo al campo all'interno del quale l'individuo prende coscienza di sé. In principio, afferma Loewald più e più volte,”...in principio è il campo in cui tutti gli individui sono inseriti" (2000, p. 35). In precedenza, Leo Stone aveva sviluppato una rudimentale metapsicologia della situazione psicoanalitica legata al campo (1961, 1967, 1975), e una personale prospettiva di campo sull’inizio della vita psichica, attraverso "... la reciprocità dell'organizzazione, nel senso di organizzarsi a vicenda, il che costituisce l'inestricabile interrelazione tra ‘mondo interno ed esterno’..." (1960, p. 23). Loewald ampliò il pensiero di Stone e scrisse: "La psicoanalisi come arte e il carattere fantastico della situazione psicoanalitica" (Psychoanalysis as an Art and the Fantasy Character of the Psychoanalytic Situation, 1975), dove paziente e analista sono visti come coinvolti l'uno con l'altro, co-creando l’illusione all'interno della nevrosi di transfert, entrambi co-autori di ri-enactment che mettono in scena la storia del paziente (pp. 278-279). C'è una linea diretta tra il concetto di Loewald di ri-enactment “messi in scena” da parte del paziente e dell'analista all’interno dell’illusione creata dalla nevrosi di transfert, e il lavoro pionieristico di Theodore Jacobs (1986, 1991), che vede l'enactment come derivato dal controtransfert. Nel suo scritto fondamentale, Jacobs (1986) introduce il termine ‘enactment di controtransfert’ quando si riferisce a impercettibili acting-out da parte dell’analista, la cui origine può essere ricercata nell'impatto dei transfert del paziente sulla mente dell'analista. Il punto di partenza è che l'enactment è definito a partire dall'esperienza dell'analista, all'interno del campo relazionale che stabilisce con il paziente. James McLaughlin si spinge oltre, verso una concezione interpersonale. Per lui, gli enactment sono co-costituiti come conseguenza della regressione condivisa nella situazione psicoanalitica. Si tratta di "eventi che si verificano nella diade analitica e che entrambe le parti sperimentano come conseguenza del comportamento dell'altro...un attento esame dei comportamenti interpersonali che hanno preso forma nella coppia fornirà indizi e indicazioni
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