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sviluppato una vera e propria teoria relazionale, anche perchè non ha mai adottato il concetto di Sé, nella mia monografia del 1968, Oggetto Amore e Realtà, ho notato che in effetti esiste una potenziale teoria Freudiana delle relazioni oggettuali" (Modell, 1995; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T). In più di un'occasione Freud (1915-17) ha evocato infatti il concetto di ‘serie complementari’ riguardo all’eziologia, intendendo una complementarietà tra fattori interni ed esterni che varia a seconda della circostanza. Nella sua Psicologia delle Masse e Analisi dell'Io, Freud mette in guardia il lettore verso la dicotomia tra fattori interni ed esterni: " La psicologia individuale verte sul singolo uomo e mira a scoprire attraverso quali modalità egli prosegua il soddisfacimento dei propri moti pulsionali; eppure solo raramente, in determinate condizioni eccezionali, la psicologia individuale riesce a prescindere dalle relazioni di tale singolo con altri individui" (Freud, 1921, p.261). II.B. Radici in Freud - Il problema delle relazioni d’oggetto: le relazioni oggettuali come secondarie alle pulsioni La problematica delle relazioni d’oggetto è evidente in tutti gli scritti di Freud. Ad esempio già nei Tre saggi sulla teoria della sessualità ciò emerge quando Freud scrive: "Non senza ragione il lattante attaccato al petto della madre è diventato il modello di ogni rapporto amoroso. Il rinvenimento dell’oggetto è propriamente una riscoperta"(1905, p.527). L'oggetto libidico, tuttavia, è visto da Freud - all'interno della struttura metapsicologica generale della fonte, della meta e dell’oggetto dell’istinto- in termini di scelta d’oggetto e soddisfazione/frustrazione della pulsione. Nella teoria classica, il piacere mostra la via per la scelta d’oggetto (Freud 1909). Mettendo l’accento prevalentemente su ciò che soddisfa o frustra la pulsione, Freud ha privilegiato in tal modo la prospettiva biologica rispetto a quella della relazione d’oggetto, dando priorità alla dimensione energetica ed economica dell'esperienza umana. L'enfasi data da Freud alla radice istintuale della relazione d’oggetto porta a vedere l'oggetto come una conseguenza dell'organizzazione genitale costituita da componenti istintuali e zone erogene. Le relazioni d’oggetto per Freud restano una funzione della pulsione, pertanto l’eccitazione è spiegabile senza alcun riferimento al contesto delle relazioni d’oggetto. Confrontiamo la seguente affermazione al precedente passaggio dei Tre Saggi: "quando per esempio, in una persona sessualmente non eccitata, una zona erogena, come la pelle del petto di una donna, è stimolata dal contatto; questo contatto provoca già un senso di piacere, ma è in pari tempo appropriato come nessun altro a risvegliare l’eccitamento sessuale che desidera un dipiù di piacere " (1905, p.517). Qui, come altrove, l'eccitazione è spiegata da Freud senza riferimento al contesto interpersonale. La concezione dell’oggetto, se non proprio la relazione d’oggetto, subisce alcuni cambiamenti all’interno nella seconda topica o del modello strutturale. Per Freud le pulsioni endogene, biologicamente determinate, rimangono il principio motivazionale di fondo, anche se allo stesso tempo si da maggior enfasi alle relazioni primarie proprio perché è al loro interno che le molteplici richieste della pulsione si organizzano e si realizzano. Il problema delle
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