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la Klein ha mantenuto la visione freudiana della pulsione come principio motivazionale alla base della vita umana, ridefinendo al tempo stesso il concetto di ‘pulsione’. Klein stessa ha riconosciuto che la propria concezione dell’origine interna dell'esperienza umana è in continuità con la teoria freudiana classica; lei considerò essenzialmente la propria elaborazione come un ampliamento del lavoro di Freud, e nello specifico cercò di articolare una descrizione del mondo interno nei termini della teoria freudiana (1923) della struttura della personalità (cfr. Caper, 1988). Il Super-io, ad esempio, è visto come un insieme di "diverse identificazioni assunte ai vari stadi di sviluppo dei quali esse portano l’impronta" (1929, p.233). Inoltre, al contrario di Freud, Klein concepisce le pulsioni come irriducibilmente psicologiche o soggettive e accessibili in modo esperienziale - inestricabilmente legate quindi alle emozioni e ansie del bambino. L'uso che Klein fa del termine ‘relazioni oggettuali’ si basa sulla sua: "ferma opinione che il bambino abbia sin dall’inizio della vita postnatale una relazione con la madre (sebbene incentrata soprattutto sul seno) impregnata di tutte le componenti fondamentali di una relazione oggettuale, quali l’amore, l’odio, le fantasie, le angosce e le difese" (1952a, p. 527) Le pulsioni sono concepite dal punto di vista della relazionalità primaria. Per Klein: "non esiste spinta pulsionale, situazione d’angoscia o processo psichico che non coinvolga oggetti, esterni e interni; che, insomma, le relazioni oggettuali sono al centro della vita psichica"(1952a, p.531). Per Klein gli oggetti interni forniscono il contenuto della fantasia inconscia e la fantasia viene vista come la componente primaria delle pulsioni stesse. Questa posizione teorica si rende evidente soprattutto dal modo in cui Klein ha considerato la relazione tra oggetti e corpo. Mentre il corpo ha un ruolo centrale nella fenomenologia del mondo interno, Klein ha continuato a considerare l'espressione corporale delle pulsioni, piuttosto che la tensione corporea stessa, come fonte dell’energia istintuale. Ciò ha creato un'alternativa ai principi cardine della teoria classica delle pulsioni. Il termine e il concetto di ‘interno’ può riferirsi sia a ‘mentale’, sia ad ‘immaginario’, sia a ‘dentro’ (Strachey 1941). I kleiniani hanno continuato a dibattere su questo argomento. Karin Stephen, in un iniziale tentativo di chiarire la natura degli oggetti interni, osserva che. "la credenza in questi oggetti interni fantasmatici prende origine da concrete esperienze corporee della prima infanzia, collegate a violente scariche di tensione emotiva spesso incontrollabili "(1934, p.321; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T). Paula Heimann a sua volta, pur essendo fedele al gruppo kleiniano, sottolinea l'assunto fondamentale secondo cui le pulsioni sono in- cerca -dell’oggetto dal punto di vista del corpo: "Sotto l'influsso della fame e dei desideri orali, il lattante, in un certo senso, evoca l'oggetto che potrebbe soddisfare questi impulsi. Quando questo oggetto, il seno materno, gli viene offerto nella realtà, egli lo accetta e nella fantasia lo incorpora"(1949, p.86). Più recentemente, Robert Hinshelwood ha attirato l'attenzione sul fatto che l'esperienza primitiva degli oggetti interni: ‘crea un mondo animistico in cui tutto [animato e inanimato] sente e possiede intenzioni ’ (1989, p.75; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T)
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