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vengono depositate in oggetti esterni. In questo senso il concetto di 'oggetto interno' è usato per riferirsi ad una primitiva credenza in un oggetto presente fisicamente (Money-Kyrle 1968), o nell'esperienza di oggetti concretamente reali. Le figure reali, compresi i genitori, acquistano un ruolo o un'identità in rapporto allo scenario di questo mondo interno immaginato concretamente, in cui le relazioni oggettuali sono formate da imago universali aprioristiche. In particolare il Super-Io del bambino, secondo Klein, "non coincide con le figure dei genitori reali ma è il derivato di imago dei genitori, di loro configurazioni di fantasia, da lui introiettate" (1933, p. 283). Klein arrivò presto a una visione delle origini intrapsichiche degli oggetti introiettati e interni; nel raccontare l’analisi condotta dal 1923 con Rita, scrive che il divieto al desiderio infantile che deriva da un oggetto persecutorio interno non proviene "più dalla madre reale ma da una madre introiettata" (1926, p.154). Nonostante ciò, Klein non evita i riferimenti al mondo reale esterno, e considera l'introiezione-proiezione un continuo processo d’interazione o di "mutua influenza” tra fattori ambientali e intrapsichici (1936: 292) "Dal suo inizio l’analisi ha sempre sottolineato l'importanza delle prime esperienze del bambino, ma a me sembra che solo da quando capiamo di più la natura e i contenuti delle ansie primarie, e la continua interazione tra esperienze reali e vita fantasmatica, possiamo pienamente comprendere il perché dell’importanza del fattore esterno" (Klein 1935, p.285; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T). Klein afferma che: "fin dall'inizio dello sviluppo psichico, tra gli oggetti reali e quelli collocati nell’Io esiste una correlazione costante" (1935, p.302). Da questo punto di vista le imago oggettuali sono intese come dei “duplicati” delle situazioni reali (1940). La nozione di “duplicato” presuppone una teoria dell’attività psichica (oggetti interni, rappresentazioni e simboli) basata sull'idea di corrispondenza (piuttosto che di verosimiglianza), una visione cioè che si costituisce sulla base del fatto che le imago interne sono: "imago fantastiche, configurazioni distorte degli oggetti reali che ne sono il fondamento" (1935, p.297). Il processo di proiezione-introiezione è visto più come una normale modalità di scambio, e più in generale un modo di rapportarsi al mondo esterno, che come un meccanismo di difesa. A questo proposito, l' imago oggettuale interna si forma intorno a un nucleo di esperienza percettiva reale; pertanto il mondo interno del bambino è popolato da oggetti derivati dal suo ambiente reale e dalla sua storia interpersonale. Secondo Klein a 4-6 mesi, mentre i cicli di proiezione e introiezione vanno avanti, il bambino inizia a rendersi conto che l'oggetto odiato, espulso e ferocemente attaccato in fantasia è lo stesso oggetto amato e nutritivo che egli desidera amorevolmente incorporare. Il bambino ha così una nascente consapevolezza dei suoi attacchi contro l'oggetto amato. E’ solo quando l’infante può sopportare la coesistenza di figure amate e odiate che dall'ansia persecutoria e di sopravvivenza della cosiddetta ‘posizione schizo-paranoide’ precoce - dove regnano ‘oggetti parziali’ fantasmatizzati - si passa all'ansia per il benessere e per la sopravvivenza dell'altro percepito maggiormente nella sua realtà e complessità di ‘oggetto totale’. A poco a poco la persecutorietà genera sensi di colpa e acuta tristezza, collegati all’intensificarsi dell’amore. Insieme al dolore per ciò che l’odio ha danneggiato o fatto perdere, matura il desiderio di
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