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Klein ha sottolineato la necessità di una scissione precoce per passare da angosce diffuse ad angosce schizo-paranoidee (persecutorie), che hanno lo scopo di proteggere il sé. Ha anche rimarcato come tali angosce primarie colorino la percezione dell'oggetto, prima ancora che esse possano essere integrate in ciò che lei chiama l’angoscia depressiva, cioè quella che si costruisce attorno alla preoccupazione per l'oggetto. Questo focus consente di capire meglio come l'oggetto venga ‘conosciuto’ attraverso una costante interazione di amore e odio. Scopo di questa comprensione è che l'Io, indebolito dagli impulsi distruttivi, riconquisti la fiducia nella la bontà dell'oggetto e conseguentemente si riappropri della sua forza e speranza. Mitrani (2007), pur rilevando quanto nel lavoro di Klein non sempre sia evidente il ruolo dell’influenza ambientale primaria, cita il suo articolo "L'importanza della formazione dei simboli nello sviluppo dell'Io” (1930) nel quale Klein riportò i risultati dell'analisi con un bambino autistico di quattro anni di nome Dick, e introdusse il concetto di "sviluppo prematuro dell'Io " (p. 258) per riassumere il dilemma di Dick. Ella ha descritto la precocità di questo bambino in termini di "empatia prematura" (p.258) e di "identificazione prematura ed esagerata" con la madre, e ha avanzando l’ipotesi che la sofferenza di Dick fosse dovuta ad un esordio troppo precoce della posizione depressiva. In altre parole, nel transfert, Klein rilevò e dedusse una prematura attenzione di Dick, quando era molto piccolo, a questioni collegate alla sopravvivenza della madre. Nel lavoro di Klein vi sono numerosi riferimenti alla proiezione di aspetti libidici del sé del bambino nella madre, allo scopo di rimpiazzare ciò che manca e di riparare la madre stessa (in una posizione depressiva sia prematura sia non prematura), ma spesso vi si ritrova anche un’enfasi data alla necessità che gli oggetti buoni del bambino risiedano nel nucleo del proprio Io. L'intreccio tra oggetti buoni e cattivi emerge in modo particolarmente chiaro nell’articolo di Klein "Sul senso della solitudine". Lei afferma: "L'Io è presente e attivo fin dalla nascita. Da principio manca assai di coerenza ed è dominato da meccanismi di scissione. Il pericolo di venir distrutti dall'istinto di morte diretto contro il sé contribuisce alla scissione degli impulsi in buoni e cattivi; in seguito alla proiezione di questi impulsi sull'oggetto primitivo, anch’esso è scisso in una parte buona e una cattiva. Di conseguenza, nei primissimi stadi, la parte buona dell'Io e l'oggetto buono sono in una certa misura protetti, dal momento che l'aggressività non è rivolta contro di loro. Sono questi i particolari processi di scissione che ho descritto come la base di una relativa sicurezza nel bambino di prima infanzia, nella misura in cui la sicurezza si può raggiungere in questo stadio; invece altri processi di scissione, come quelli che portano alla frammentazione, sono nocivi per l'Io e per la sua forza. "(Klein, 1963, p.140). La spinta all'integrazione "cresce col crescere dell'Io. Alla base di questo processo di integrazione sta l’introiezione dell'oggetto buono, che è dapprima un oggetto parziale -il seno
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