Torna all’indice
sostituendo la teoria duale delle pulsioni con una teoria radicale delle relazioni oggettuali, affermava che "gli impulsi devono essere considerati come...rappresentanti dell'aspetto dinamico della struttura dell'Io...e comportano necessariamente delle relazioni oggettuali ..." (Fairbairn 1951, p.16; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T), lasciando aperto il problema del fallimento fondamentale da parte dell'ambiente, e quindi i costrutti da lui proposti, ossia ‘l’oggetto eccitante-Io Libidico’; ‘l'oggetto rifiutante-Io anti-libidico’; e ‘l’oggetto ideale- Io centrale’, diventavano le principali strutture psichiche, successivamente criticate per eccesso di semplificazione. D'altra parte i suoi lavori clinici, che dimostrano come la patologia dello sviluppo sessuale sia intimamente legata agli schemi evolutivi dello sviluppo intrapsichico e interpersonale, sono stati ampiamente apprezzati e rimangono un contributo fondamentale. III. D. Ferenczi e Balint: amore oggettuale primitivo e Teoria della Tecnica La tradizione di pensiero sulle relazioni oggettuali della scuola di Budapest, e in particolare il lavoro di Ferenczi, fa il suo ingresso nella scuola psicoanalitica Britannica attraverso il contributo di Michael Balint. Inizialmente pulsioni e relazioni erano considerate parimenti significative ma successivamente, anche se Balint non si discosta dalla teoria classica della pulsione come invece fecero Fairbairn e altri della corrente degli Indipendenti, egli propose una serie di affermazioni importanti riguardo alle relazioni. In particolare, egli propose che: (i) “il rapporto con l'ambiente esiste, sia pure in forma molto primitiva, fin dall'inizio” (1968, p.187), ed esso rappresenta una condizione necessaria per lo sviluppo emotivo; (ii) la relazione oggettuale primitiva è diretta verso oggetti ed è altresì una relazione oggettuale passiva (1937, p. 87, cfr Ferenczi, 1924), ma è caratterizzata anche da “una ricerca attiva di contatto con l'ambiente” (1968, p.264); (iii) l'esperienza di “amore primario” (1937, 1968, cap.12) è il fondamento della relazione d’oggetto. 1. La base del pensiero psicoanalitico di Balint è costituita dalla teoria sull'amore primario e dal concomitante uso della regressione come agente terapeutico. Per Balint : “ residui e vestigia di questa fase primitiva [amore-oggetto primario] si possono cogliere in tutte le successive [fasi della vita mentale]” . L'esperienza dell'amore primario si può descrivere come il tentativo del bambino di ricreare la situazione libidica della vita fetale, caratterizzata da un intenso investimento dell'ambiente. Quest'ultimo, secondo Balint, “è probabilmente indifferenziato: da una parte non contiene ancora alcun oggetto, e dall’altra è quasi privo di strutture, in particolare non ha ancora confini definiti; l'ambiente e l'individuo si compenetrano a vicenda e coesistono in un’armoniosa mescolanza” (1968, p.191). Balint sostiene che la nascita interrompe lo stato di ‘equilibrio’ e perciò accellera, o porta avanti, la separazione dell'essere umano dal suo ambiente. In stretta risonanza con l’idea di Rank (1924), il trauma della nascita è all’origine delle relazioni oggettuali: "Dalla mescolanza di sostanze e dalla rottura dell'armonia degli spazi illimitati cominciano a delinearsi gli oggetti, incluso l'Io." ( 1968, p. 192). La fase precoce della vita extrauterina non è considerata come narcisistica, ma è già orientata verso gli oggetti sulla base dell'esperienza
705
Made with FlippingBook - professional solution for displaying marketing and sales documents online