Torna all’indice
p.213). E per ‘analisi classica’ intende: "comunicare col paziente dalla posizione in cui mi pone la nevrosi (o psicosi) di transfert" (1962b, p.214). In questa posizione o situazione, l'analista è contemporaneamente un oggetto soggettivo per il paziente e un setting interno affidabile basato sull’esame di realtà. Parlando di ‘analisi modificata’, il punto centrale è che l'analista si trovi a "lavorare come psicoanalista, invece che condurre un’analisi classica" (1962b, p.216). Afferma Winnicott: "In questo senso conduco una psicoanalisi quando la diagnosi indica che l’individuo, nel suo ambiente, richiede una psicoanalisi. Posso anche cercare di avviare una comunicazione inconscia, quando manca il desiderio cosciente di fare un’analisi...Quando mi trovo di fronte a un caso di tipo diverso, mi trasformo in uno psicoanalista che risponde ai bisogni, o cerca di rispondere ai bisogni, di quel particolare caso"(1962b, pp.216-217). Inoltre Winnicott sostiene che un analista addestrato nella tecnica psicoanalitica classica è nella situazione migliore per svolgere un tipo di lavoro non analitico. Winnicott (1962b, p.217) ha tenuto a mostrarci quanto basasse il suo lavoro analitico sulla diagnosi, e come i criteri diagnostici gli abbiano permesso di differenziare clinicamente tra pazienti che regrediscono nel corso del trattamento come effetto della relazione di transfert, e pazienti regrediti (borderline o schizoidi) che necessitano dell’ambiente contenitivo del setting analitico. In questi ultimi casi la ‘gestione’ potrebbe diventare ‘il tutto’: "Nella persona molto malata non vi è che una fievole speranza che possa verificarsi questa nuova opportunità. Nel caso estremo, bisognerebbe che l'analista andasse dal malato ad offrirgli attivamente una buona serie di cure materne, un'esperienza che il paziente non avrebbe potuto sperare"(1954, p.336). Laddove i fallimenti ambientali primari non sono stati del tutto disastrosi, Winnicott tratta la regressione come una credenza inconscia che può diventare la speranza cosciente "che alcuni aspetti dell'ambiente che in origine fallirono possano essere rivissuti e che questa volta l’ambiente riesca, invece di fallire, nella sua funzione di favorire la tendenza naturale dell'individuo a svilupparsi e a maturare "(1959, p.162). Tuttavia la fiducia in un’esperienza rinnovata, per essere realizzata, deve essere sinceramente soddisfatta, il che significa che deve essere all’interno di un setting che “offre un adattamento adeguato” (1954, p.336). In ogni modo, quello che l'analista fa e come si comporta non è meno importante della comunicazione con il paziente tramite l'interpretazione dall’interno del transfert. La regressione clinica indica un tipo di regressione organizzata , nella quale l'analista risponde ai bisogni del paziente di un setting interno oltre che esterno. Ciò comporta la creazione di uno spazio vivo o potenziale, in cui i pazienti possono trovare nuovi modi per riappropriarsi di se stessi; da qui deriva l’espressione "regressione alla ricerca del vero sé" (1954, p.334). In generale si può dire che Winnicott (1954, 1960), insieme a Guntrip (1961, 1968), è ricordato per aver sottolineato l'importanza essenziale del fallimento dell'oggetto materno ("carenza ambientale") nell'eziologia precoce dello sviluppo patologico, cosa che può poi portare alla strutturazione del falso sé: un sé superficiale, orientato all’esterno e fondamentalmente inautentico, in opposizione al vero sé che al contrario implica l'integrazione del mondo interno conscio e inconscio dell'individuo. Inoltre gli scritti di Winnicott sul valore
709
Made with FlippingBook - professional solution for displaying marketing and sales documents online