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infantile quali Beebe (Beebe e Lachmann, 2005), oltre che dal lavoro del Boston Change Process Group (Stern et. al. 1998).
V. Ab. Mahler Dopo Hartmann l’ampliamento più rilevante del modello pulsionale tale da includere nuove dimensioni dello sviluppo proviene da Margaret Mahler. L'originario interesse di Mahler per le prime relazioni oggettuali del bambino derivava dai suoi studi sulla patologia grave infantile – l’autismo e la psicosi simbiotica – in cui rilevava una profonda incapacità a formare relazioni significative con i caregivers (Mahler, Ross e DeFries, 1949; Mahler, 1952; Mahler e Gosliner, 1955). Ciò portò all’elaborazione di una teoria dello sviluppo infantile normale in cui le relazioni oggettuali e il sé venivano considerati conseguenze di accadimenti istintuali. Così come aveva fatto Hartmann, "Il problema ‘dell'adattamento’ nel suo lavoro è specificamente interpretato come un venire a patti con l'ambiente umano" (Greenberg e Mitchell, 1983, p.272; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T.) Per Mahler, il segno di un soddisfacente sviluppo non sta nell’instaurarsi del primato genitale a seguito di una riuscita risoluzione edipica, ma sta piuttosto nel movimento evolutivo che va dall’ inglobamento dentro una relazione simbiotica madre-bambino al raggiungimento di una stabile identità personale, in un contesto popolato da soggetti altri percepiti in modo prevedibile e realistico. Questo processo è stato definito di "Separazione-Individuazione" o di "Nascita psicologica" del bambino. Separazione e Individuazione sono processi di sviluppo complementari ma ben distinti. La Separazione è definita come l'emergere del bambino dalla fusione simbiotica con la madre; l'Individuazione è conseguenza di quelle conquiste che portano il bambino all’assunzione delle proprie caratteristiche individuali (Mahler et al., 1975, p.4) Nonostante i principi organizzativi del pensiero teorico di Mahler fossero basati sulle relazioni tra sé e gli oggetti, con un'enfasi sull’intreccio tra crescita e sviluppo psicologico, essi derivavano dalla teoria classica delle pulsioni. Il bambino, secondo Mahler, non è solo un soggetto in lotta con le richieste pulsionali conflittuali ma è soprattutto un soggetto che deve continuamente conciliare il desiderio di un'esistenza indipendente e autonoma con l’impulso sempre potente a tornare a quella fusione simbiotica dalla quale è emerso. In quest’ottica, lo sviluppo procede in una progressione temporale scandita da tempistiche e caratteristiche di sottofasi specifiche. Inizialmente la teoria di Mahler ipotizzava che il bambino passasse da un ‘autismo normale’ a un periodo di simbiosi per poi arrivare alle quattro successive sottofasi del processo di Separazione-Individuazione (Mahler, Pine e Bergman, 1975). Successivamente Mahler ha rinunciato all’idea di una Fase Autistica Normale per i primi due mesi di vita del neonato, che riteneva basata sul narcisismo primario e sulla barriera agli stimoli, capendo che i bambini fin dalla nascita mostrano continuamente segni di consapevolezza del loro ambiente e degli oggetti in esso contenuti, e che la barriera agli stimoli
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