Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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sviluppo dei processi di mentalizzazione- sono integrate all’interno del contesto della Teoria delle Relazioni Oggettuali di stampo psicoanalitico. Riunendo gli studi neurobiologici e quelli psicoanalitici sullo sviluppo, Kernberg (2015) mette in luce la complessità dinamica delle prime settimane e dei primi mesi di vita. Già durante la ‘fase simbiotica’ della fusione ‘somatopsichica allucinatoria’ (Mahler et al. 1975, p.45) - caratterizzata da un’assenza di confini tra sé e l’altro (Fonagy, 2001), quando il bambino e la madre costituiscono una ‘unità operativa’, affiorano non solo gli affetti primari, ma anche gli iniziali sforzi per la differenziazione tra sé e l’altro, prerequisito per una teoria della mente e per lo sviluppo dei primi rudimenti dell’empatia. Tra le 6 e le 8 settimane di vita (Gergely & Unoka, 2011; Roth, 2009), l’infante mostra reazioni diverse a volti animati o a sagome inanimate; è in grado di differenziare la voce della madre dalle altre; risponde con il sorriso a esperienze di interazione con persone ‘non me’, e mostra una capacità di elaborazione multimodale, riuscendo ad identificare visivamente un oggetto specifico -precedentemente trattenuto all’interno della propria bocca- a partire dalla percezione della sua forma. Questi primi segni della facoltà di differenziare le esperienze originarie che hanno origine dentro di sé da quelle esterne,8i si susseguono in maniera crescente durante i primi mesi della fase ‘simbiotica’. Ugualmente, la capacità di provare empatia per gli altri emerge durante le primissime settimane di vita. È già in tale periodo infatti che si può osservare un ‘contagio emotivo’ tra infanti, che potrebbe indicare un antico sistema filogenetico corticale, mediato neurobiologicamente da diverse funzioni cerebrali. È stato inoltre ipotizzato il ruolo della ‘funzione cancello’, mediante la quale sentimenti affiliativi correlati all’attaccamento, giochi- legame e stimolazioni erotiche, sembrano alimentare una spiccata attenzione verso l’altro. Infine l’empatia, che è fortemente influenzata dal sistema dei neuroni specchio, contribuisce a un generale ‘sistema di riconoscimento cognitivo-emozionale’ (Bråten, 2011; Richter, 2012; Roth e Dicke, 2006; Zikles, 2006; Kernberg, 2015. Ciò avviene in una prima fase attraverso il sistema corticale primordiale, e in seguito mediante le funzioni specchio largamente distribuite che coinvolgono l’insula e la corteccia parietale e temporale. Inizialmente vengono dunque interessate le strutture che si attivano mediante le emozioni, come nel caso del tronco encefalico e delle regioni subcorticali del circuito limbico; gradualmente tuttavia partecipano in maniera cospicua le strutture ad attivazione cognitiva, come la corteccia orbito-frontale. Sembrerebbe che queste recenti scoperte neurologiche supportino l’ipotesi di una dialettica non-lineare di spinte simultanee sia verso l’unione simbiotica (duale) , sia verso la differenziazione tra il Sé e l’altro , entrambe emergenti durante le prime fasi dello sviluppo. Ciò inoltre conferma le precedenti ipotesi (Stern, 1985; Blum, 2004b) circa una differenziazione ancora antecedente a quella supposta da Mahler. Quanto tutto ciò possa essere teorizzato come base esplicativa neurologica per i movimenti contrastanti che si osservano nella clinica degli adulti –da un lato la spinta a riunirsi e fondersi con gli oggetti, dall’altro la spinta a separarsene– , potrebbe rivelarsi un’area affascinante e controversa, e comunque ricca di stimoli, per futuri studi multidisciplinari. Il modello teorico di Kernberg tiene conto di due organizzazioni fondamentali della personalità (quella borderline e quella nevrotica), implicanti due livelli diversi di sviluppo:

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