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l’attivarsi di un processo attenzionale osservativo, diretto e causale, a seconda del modo in cui l'analista organizza i fenomeni inconsci che sono emersi. La ritrascrizione storica è uno di questi modi, ma un altro potrebbe essere la restituzione delle scissioni proiettate, mentre un altro ancora può comportare la reintegrazione di stati dissociati del sé, oppure il dare nome a (e quindi simbolizzare) stati prima non rappresentati. Molte di queste differenziazioni avvengono retrospettivamente - "Nachträglich" (Cassorla 2005, 2012) - poiché l'oscillazione tra le diverse impostazioni attenzionali avviene naturalmente all'interno del processo clinico. L’impostazione attenzionale diffusa mira principalmente a cercare di integrare i fenomeni dissociativi, eloquentemente descritti da Stern (1997) come esperienze non formulate , per cogliere i quali occorre una qualità attenzionale maggiormente diffusa. Le scissioni dissociate possono essere costituite da affetti scissi, il senso di un qualcosa non ancora strutturato e non simbolizzato, o stati del sé non rappresentati. L'esperienza non formulata non si limita al registro verbale, ed è un'esperienza che non esiste ancora se non come potenziale. È ciò che può diventare esperienza (Stern, 1997, 2015). Questi stati del sé precedentemente non formulati emergono poi nell’esperienza di transfert/controtransfert. Una distinzione simile tra le due impostazioni, anche se non c'è una corrispondenza esatta, si può fare tra il transfert ‘in pieno’ ( transfert en plein ) e il transfert ‘in cavo’ ( transfert en creux ) di Laplanche (1999), che possono essere identificati e interpretati in linea con le altre forme di analisi delle difese. Il primo comporta la ripetizione di immagini e scenari dell'infanzia, mentre il secondo rappresenta l'emergere della relazione originaria dell'analizzando con l’altro/ madre [(m)other] enigmatico. Il transfert ‘in pieno’ si interpreta attraverso i legami associativi diretti con le le figure della narrazione storica dell'analizzando e con i suoi ricordi, per fare spazio allo ‘spazio vuoto’ del setting analitico (cfr. anche Scarfone, 2015). Questa seconda forma di transfert richiede all'analista di non sapere, di non riempire lo spazio , e di avere invece un’impostazione attenzionale ricettiva e diffusa pronta a ricevere le emanazioni inconsce.
IV. CONCLUSIONE/RIASSUNTO
In America Latina l'idea del campo analitico, uno spazio-tempo in cui nulla accade a uno dei membri della diade analitica che non risuoni nell’altro, ha fatto parte della cultura psicoanalitica molto prima che il concetto venisse pienamente articolato e teorizzato dai Baranger. Grandemente influenzati dalle teorie e dalle idee sulla complessità , gli analisti contemporanei latinoamericani arricchiscono ed espandono le concettualizzazioni del campo in molte direzioni. Attraverso la lente della complessità, il flusso emotivo del campo - che insieme si manifesta e si nasconde in parole, azioni e processi evacuativi - viene messo in risalto e rivela configurazioni transitorie, imprevedibili e in costante trasformazione. Nel
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