Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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Qui risulta implicito il passaggio dal transfert come resistenza all’interpretazione di transfert come elemento centrale della tecnica. Ciò divenne esplicito con il concetto di ‘nevrosi di transfert’, la cui elaborazione tecnica apparve in Ricordare, ripetere e rielaborare (Freud, 1914). Quest’ultimo lavoro è anche importante in quanto non solo fa cenno al ‘ripetere invece di ricordare’ come potenziale risorsa per accedere alla storia infantile, ma anche perché menziona per la prima volta la ‘coazione a ripetere’ transferale, che sarebbe stata ulteriormente sviluppata in Al di là del principio di piacere (Freud, 1920), uno scritto di passaggio tra la Prima e Seconda Teoria Topografica e la Teoria Strutturale. Osservazioni sull’amore di traslazione (Freud, 1914 [1915]) presenta un’ulteriore riflessione sulle difficoltà tecniche poste dal transfert positivo. Soltanto verso la fine della sua vita Freud trattò di nuovo l’argomento in Analisi terminabile e interminabile (Freud, 1937). Se la psicoanalisi fin dai suoi albori individua il fenomeno e gli dà il nome di transfert, non è però lei a crearlo; lo utilizza allo scopo di interpretare la configurazione dell’apparato libidico, che si ripropone ‘in carne ed ossa’ nel contesto della relazione analitica. Nel 1917 Freud era giunto alla conclusione che il transfert, oltre a manifestarsi come “resistenza” nella situazione analitica, costituiva l’aspetto “più importante” della terapia. Infatti, riprendendo quanto accennato precedentemente in Introduzione al narcisismo (Freud, 1914), la capacità di sviluppare il transfert divenne la condizione per un potenziale esito positivo del trattamento analitico (Freud, 1917, p. 596), come Freud sostenne nelle conclusioni della lezione su La traslazione (ibid., pp. 581- 596) nel volume Introduzione alla psicoanalisi , riassumendo esaurientemente tutti gli sviluppi nella concettualizzazione del transfert fino al 1917. Per tutto questo periodo, Freud mette in rilievo il paradosso per cui il transfert rappresenta allo stesso tempo una croce da portare e lo strumento migliore da utilizzare, poiché esso veicola la dimensione più lontana dalla coscienza. Pur avendo questa funzione facilitante, il transfert può diventare il maggior ostacolo nel processo di recupero alla memoria del materiale rimosso; l’impulso pulsionale inconscio cerca di ottenere gratificazione impedendo l’accesso a qualsiasi consapevolezza o ricordo nel corso del trattamento, e il transfert si allea alla resistenza. Da qui, secondo Freud, il paradosso dell’amore di transfert: senza di esso, la terapia non va da nessuna parte, eppure l’amore di transfert è anche fonte della più pervicace forma di resistenza. “Così l’amore di transfert diventa il campo di battaglia nel quale sono destinate a incontrarsi tutte le forze in lotta tra loro” (Freud, 1917, p. 603). Freud non esita ad attingere ad un vocabolario bellico per dare nome ad un conflitto in cui le forze in campo si combattono tra loro per ogni centimetro di territorio. L’evoluzione concettuale del Transfert è strettamente correlata all’evoluzione della formulazione del conflitto psichico, ed entrambi i concetti sono strettamente correlati con la complessiva evoluzione della teoria psicoanalitica nella sua crescente complessità. In primo luogo, nello scritto di passaggio Al di là del principio di piacere (1920), Freud affianca alla pulsione sessuale (Eros) quella aggressiva di distruzione e di morte (Thanatos), riformulando in termini di conflitto tra pulsioni e difese ciò che nella (Prima) Teoria Topografica era stato precedentemente indicato come conflitto tra pulsione/istinto sessuale e difesa/rimozione/istinti di autoconservazione (istinti dell’Io). La coazione a ripetere è una manifestazione clinica

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