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questa edizione, N.d.T). Il fatto di dipendere da qualcuno privo di risorse lascia il soggetto senza protezione, a causa della sua mancanza di difese di fronte a qualsiasi situazione traumatica. García Badaracco ha sostenuto che all’interno dell’apparato psichico di una persona con un grave disturbo mentale possa formarsi una simbiosi patologica del tipo servo/padrone, in cui i ruoli sono interscambiabili e tuttavia reciprocamente necessari l’uno all’altro. È per via della fissazione permanente all’‘oggetto che fa impazzire’ che nessun membro della relazione simbiotica può raggiungere una vera individuazione o un’autonomia. Il paziente mentalmente sofferente è bloccato in una relazione a due. Questa trama che fa ammalare e impazzire può essere decostruita solo dall’intervento di una terza persona, che apporti una funzione strutturante per l’Io inerme e immaturo. Essere guardati e visti come si fosse pazzi è teoricamente in grado di far ammalare. Eppure, vi è sempre un potenziale di sanità all’interno di una persona, qualunque sia la gravità del disturbo di cui soffre. Solo quando il Vero Sé viene soccorso dagli altri, e finché non vi siano le condizioni necessarie, il Sé è in grado di disidentificarsi gradualmente dalle ‘presenze che fanno impazzire’, nella misura in cui si sente “visto” come sano e non come malato (al contrario di come si sentiva “ visto ” dai genitori). È solo a quel punto che si può fare affidamento su un’altra persona e rinunciare all’onnipotenza con la quale i sintomi vengono mantenuti nella loro funzione di difesa, per evitare di stabilire una relazione sana e interdipendente. È in questa funzione di parte terza che il terapeuta può percepire il potenziale di salute non sviluppato , al di là delle identificazioni patogene e patologiche. Un potenziale trattenuto e mascherato dalle identificazioni e dai personaggi che lo tengono nascosto, nella maniera in cui Winnicott descrive il falso Sé. “Un’organizzazione difensiva in cui vi è un prematuro farsi carico delle funzioni di cura della madre, così che il bambino o l’infante si adatta all’ambiente mentre allo stesso tempo protegge e cela il proprio vero Sé, o la fonte degli impulsi” (Winnicott 1989, pp.47; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T.) Tale potenziale nascosto corrisponde virtualmente ad aspetti dell’Io dissociati, che avevano subito un arresto evolutivo. Un personaggio è costruito per mantenere ‘vivo’ il Vero Sé nascosto. Questa presenza che conforta e dà struttura, e che favorisce lo sviluppo delle risorse dell’Io per proteggersi dalle azioni psicopatiche imposte dagli altri, segue il modello delle alterazioni dell’Io descritto da Freud nel suo Analisi Terminabile e Interminabile (Freud, 1937). Emerge allora ciò che Balint ha chiamato il ‘Nuovo inizio’: “… (a) il ritorno a un qualcosa di ‘primitivo’, a un punto che precede quello in cui hanno avuto inizio le lacune nello sviluppo, ciò che noi potremmo definire una regressione; e (b), allo stesso tempo, la scoperta di modalità nuove, più adatte, che equivalgono a un’evoluzione” (Balint, 1968, pp.159; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T.). Considerandolo dal punto di vista di García Badaracco, questo momento è correlato con un processo di disidentificazione da quelle presenze, patologiche ma indispensabili, che sono state distrutte lungo il processo terapeutico del nuovo sviluppo psico-emotivo. “Esiste una fase, nel processo di disidentificazione dagli
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