Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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più difficoltosa, e si ritrova in tutte le patologie psicologiche e psicosomatiche della sessualità femminile. Marta Nieto (1960) ha scritto sulla relazione tra difese ossessive e difese ipocondriache. Nel suo elaborato sistema di assunti, tesi e conclusioni, ha tracciato una concezione dell’ipocondria che abbraccia una varietà di fenomeni aventi in comune l’espressione, mediante le esperienze corporee, della relazione con gli oggetti interni situati nel corpo. I suoi studi hanno contribuito a una miglior comprensione delle nevrosi ossessive e si sono fondati, in primo luogo, su un concetto analitico più ampio che include le relazioni fantasmatiche di espulsione-ritenzione di ogni oggetto mediante l’intervento di ogni zona, non solo l’ano (“bocca sporca, “sguardo sporco”, ecc.); in secondo luogo, Nieto ha preso in considerazione le basi ipocondriache di diversi quadri clinici ossessivi, poiché l’ipocondria implica la perdita della facoltà di discriminare le fantasie, gli impulsi e le zone. Ipotizzò che la presenza di meccanismi ossessivi indichi sempre che l’oggetto a cui applicano sia depositario di proiezioni di esperienze corporee connesse alla fantasia di relazioni oggettuali corporalizzate. Nieto formulò inoltre un'ipotesi sull’esistenza di una relazione specifica tra difesa ossessiva e difesa ipocondriaca, caratterizzata da: a) il tentativo dell’Io di rinforzare la scissione ipocondriaca mediante un controllo ossessivo; b) un intensificarsi degli aspetti ossessivi quando le difese ipocondriache vengono meno; c) una modalità concreta, corporea, delle difese ossessive quando controllano il corpo e i suoi contenuti. Tra gli esempi, vi è nell’ipocondria un’esplorazione ossessiva dell’oggetto attraverso il suo odore, come la tecnica utilizzata dal paziente “renifleur” (ospressiofilia) nel tentativo di controllare la confusione. Nieto ha scritto anche delle implicazioni per la tecnica psicoanalitica: poiché i meccanismi ossessivi si formano in due stadi, occorre operare per entrambi in direzione di una regressione. Infatti nel primo lo spostamento è dall’oggetto al corpo (o alle sue parti), nel secondo va dal corpo al pensiero o alle sensazioni. Se l’interpretazione trascura la corporeità e tenta di collegare direttamente i fenomeni mentali con gli oggetti interni, non ha efficacia, poiché lascia intatta la difesa fondamentale. VI. Al. Brasile: estensioni della Teoria delle Relazioni Oggettuali: Ruggero Levy e Raul Hartke - La dimensione intersoggettiva del trauma. Ruggiero Levy (2014) ha studiato l’evoluzione del concetto di oggetto da Freud fino a Klein, Bion, Winnicott e Meltzer. È giunto così alla conclusione che i mutamenti nei concetti di oggetto e relazioni oggettuali si siano verificati in ragione delle continue espansioni della metapsicologia oltre la propria cornice classica (Meltzer, 1984). Inizialmente, in Klein, l’estensione della metapsicologia incluse la dimensione geografica degli spazi mentali. La rilevanza e la profondità con cui indagò i processi proiettivi e introiettivi che costituiscono il mondo interno del bambino, rese possibile apprezzare il ruolo fondamentale dell’oggetto nell’edificazione della soggettività del soggetto. In seguito, grazie ai contributi degli autori bioniani, venne aggiunta un’ulteriore dimensione epistemologica alla metapsicologia psicoanalitica (Meltzer, 1984). Per comprendere il funzionamento di una

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