Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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sviluppo che contribuiscono a formarlo, sia per le sue implicazioni per la tecnica psicoanalitica. Loewald, uno psicologo dell'Io che scrive negli anni '70 e '80, ha colmato questa frattura – ossia la contrapposizione tra relazione, transfert del paziente, e transfert sia del paziente che dell’analista - proponendo un amalgama in qualche modo diverso tra Teoria Pulsionale e Teoria delle Relazioni Oggettuali. Per Loewald la teoria istintuale era intrinsecamente “psicologica” piuttosto che “biologica”. Loewald, il cui background filosofico includeva Heidegger come maestro, vide “... l'inestricabile interrelazione tra ciò che chiamiamo soggetto e oggetto” (1970, p. 55; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T.). In questo era in sintonia con la decostruzione filosofica postmoderna dell'oggettività della scienza, una tendenza intellettuale che alla fine ha influenzato l'intero campo della psicoanalisi, in particolare la scuola relazionale (vedi sotto). Dal punto di vista dello sviluppo, la visione di Loewald era che “le relazioni oggettuali...[sono] non solo fattori regolativi, ma essenziali fattori costitutivi nella formazione della struttura psichica... Il processo psicoanalitico e ... i primi processi evolutivi rivelano l'origine e la natura interazionale della realtà psichica ...” (1970, p. 67; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T.). Scrivendo su “la nevrosi di transfert”,e tenendo conto dell'importanza della centralità della situazione edipica, egli ha ampliato il senso del processo analitico come scena co-creata da “transfert e controtransfert” (Loewald, 1971). Loewald si riferì dunque al “transfert”- spesso inteso come riferito ad una singola figura - per indicare anche le molte figure transferalmente influenti che lasciano un’impronta nell'educazione del bambino e quindi nella sua mente in crescita, inclusa la percezione del bambino delle figure di riferimento e delle loro reciproche relazioni emotive - tutti elementi interiorizzati da riesternalizzare, verbalmente o meno, ancora una volta nell'analisi. Egli ha paragonato la situazione analitica, e i transfert e i controtransfert emergenti, ad un drammaturgia teatrale creata dal paziente, in cui l'analista co-crea la sceneggiatura che viene scritta dal paziente e dove, in crescente autonomia, l'analizzando si riappropria gradualmente dell’interpretazione di quella sceneggiatura. (Loewald, 1975). VI. B. L’influenza di Heinrich Racker sull’ulteriore ampliamento del concetto in Nord America Mentre la Psicologia dell'Io dominava gran parte della psicoanalisi nordamericana, i lavori seminali dell’argentino Heinrich Racker sul controtransfert trovarono un'accoglienza favorevole all'interno della Scuola Interpersonale nordamericana di Harry Stack Sullivan. I primi contributi pubblicati da Racker (1953, 1957, 1958b) sottolineavano non solo l'ubiquità del controtransfert e la sua natura persistente, ma forse più significativamente i suoi aspetti interpersonali o relazionali. Egli vi aggiunse anche la fondamentale dimensione evolutiva e genetica (nel senso di individuale-storica). Per Racker, i transfert e i controtransfert nella situazione analitica erano necessariamente diadici, e implicavano interpenetrazioni di sentimenti, di fantasie, di impulsi e di ricordi sia del paziente che dell'analista e il loro reciproco impatto sulle interazioni dell’uno con l’altro. Racker ha inquadrato il transfert-controtransfert in termini di relazioni oggettuali, specialmente come ripetizione di quelle iniziali, e ha

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