Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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Le proposte di Racker si possono differenziare da quanto allora veniva definita ‘psicoanalisi classica’ - che enfatizzava la nozione di ‘analista specchio’ e di ‘analista chirurgo’ al fine di raggiungere una ideale asetticità - poiché egli adottò una tecnica più attiva nell’affrontare la produzione clinica dell’analizzando, in un modo che potrebbe essere attribuito all’influenza della Klein e, in particolare, di Paula Heimann. Nel prendere consapevolezza dei processi di identificazione con il paziente che implicano empatia e un’attenzione accurata alle sue associazioni, Racker colse un aspetto attivo delle affermazioni freudiane. Egli propose un approccio sia microscopico che macroscopico all’attività del paziente, nell’intenso calore ( Siedehitze ) del transfert. Tale calore è ottenuto, secondo Racker, soltanto se l’analista contribuisce abbastanza calorosamente (tramite un controtransfert positivo mentre porta avanti questo compito) alla situazione analitica. Una certa asetticità, egli sottolineò, non dovrebbe vietarci di mostrare interesse e affetto nei riguardi dell’analizzando, perché soltanto Eros può creare Eros. Alcune difese dell’analista contro aspetti del proprio inconscio ostacolano il suo lavoro quando affronta l’inconscio dell’analizzando. Queste difese si manifestano sotto forma di distacco, inflessibilità, freddezza e comportamento inibito in presenza dell’analizzando. Seguendo Freud, Racker riteneva che il transfert andasse interpretato quando veniva usato come forza di resistenza. Comunque, marcava una differenza da Freud quando indicava che le ‘resistenze transferali’, così come le angosce transferali, comparivano fin dalla fase iniziale dell’analisi e dovevano quindi essere affrontate precocemente. Racker sosteneva che il transfert è una forma di resistenza ma anche ciò a cui si resiste. Egli chiarì la sua posizione basandosi su una idea freudiana tratta da Al di là del principio del piacere (1920), riguardante la posizione dell’analista che si allea con l’Es e la sua tendenza alla ripetizione contro le resistenze dell’Io che si oppongono alla ripetizione. Egli sottolinea che ciò che resiste è presente nella ripetizione. Secondo Racker, la terapia analitica è centrata nell’analisi della nevrosi di transfert. Il transfert costituisce una resistenza così come ciò che sta resistendo; vale a dire che l’analizzando ripete le difese infantili (che costituiscono le resistenze transferali) per non rendere coscienti certe situazioni infantili di angoscia che egli sta ri-sperimentando all’interno della situazione transferale. Inoltre, egli spiegò che certe resistenze a rendere cosciente un’esperienza hanno a che fare con qualcosa che non è mai divenuto passato, e dunque è ri-esperito nel presente. Qui Racker sembra riferirsi a ciò che non è stato inscritto, e dunque vive in un costante presente. Egli sostiene che “ogni ricordo rappresenta contemporaneamente una certa relazione transferale, e ogni rifiuto a ricordare rappresenta il rigetto di una relazione transferale” (Racker, 1958, 63; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T.). Per indicare l’esistenza della resistenza originata nel contro-transfert, Racker assume come punto di partenza l’asserzione freudiana che l’analista desidera che il paziente ricordi gli eventi come appartenenti al passato, piuttosto che ripetere il rimosso come qualcosa di presente, nel transfert.

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