Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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identificazione proiettiva ed introiettiva). Queste ultime due funzioni si costituirono come il precursore evolutivo di tutti i successivi meccanismi di difesa e segnarono i limiti del modello di psicoanalisi unipersonale, che sosteneva che la struttura intrapsichica era costituita soltanto dalle rappresentazioni del soggetto. Con il modello Contenitore/Contenuto Bion sviluppò una epistemologia esclusiva della comunicazione di base tra madre e bambino, in cui il pensiero allo stato nascente comincia con l’identificazione proiettiva dei “pensieri (emozioni) senza pensatore del bambino stesso” (Bion, 1973c, 143) all’interno della madre-contenitore, la cui reverie e la cui funzione alfa li ritrasformano in pensieri, sentimenti, sogni e ricordi pensabili. Attraverso un tale tipo di comunicazione, la funzione alfa del bambino matura, dato che” comincia pensare da sé grazie alle proiezioni operate all’interno del suo proprio oggetto/contenitore interno dotato di una sua propria funzione alfa” (Grotstein, 2005, 1056; citazione tradotta per la presente edizione N.d.T.). Sul piano dello sviluppo e su quello clinico, la funzione Contenitore/Contenuto si scambia tra i due elementi in modo dialogico. Secondo Grotstein (2005) il gruppo bambino/madre che proietta e contiene presenta un irriducibile modello bipersonale, a partire dal quale i precedenti modelli unipersonali basati sulla proiezione, l’introiezione e/o l’identificazione proiettiva possono costituirsi come una conseguenza fallimentare, in base a un contenimento non riuscito. Nel suo analogo clinico, il modello bipersonale Contenitore/Contenuto comprende in sé la presenza e l’attività dell’analista, sebbene rimanga centrato sull’analizzando. Una volta che la scena psicoanalitica interattiva è sviluppata verso un orizzonte bipersonale, tridimensionale, allora si può esplorare anche la prospettiva intersoggettiva (“Vertice”). Il “Contenere” potrebbe allora essere visto come quella dimensione che dà origine a molti se non a tutti i fenomeni transferali/controtransferali, divenendo un legame latente (“hidden order”, ordine nascosto) tra i due soggetti della coppia (Grotstein, 2011b). In alcune delle sue intense elaborazioni teoriche, Bion (1973b, 1973c, 1996) collega il concetto di Contenimento alle Forme Ideali platoniche e alla Cosa in Sé kantiana. Il soggetto che proietta attiva gli specifici elementi analoghi che corrispondono al Contenitore/Contenuto, insieme con l’intera gamma di L, H, K, e che sono latenti nella loro condizione preesistente ed universale, corrispondente alle forme ideali e alle cose in sé.

IV . SVILUPPI POST BIONIANI

Dopo Bion, gli psicoanalisti hanno ulteriormente discusso, elaborato e sviluppato diverse dimensioni del modello Contenitore-Contenuto. Alcuni esempi di tali elaborazioni e di ulteriori sviluppi, e che abbracciano diverse Regioni psicoanalitiche, sono esplicitati di seguito. In Inghilterra Ronald Britton (2006,37 e segg. [1998]) ha sottolineato come le parole siano capaci di fornire un contenitore per l’esperienza emotiva, creando un confine semantico

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