Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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Coloro che ampliano la comprensione di Bion attraverso la lente della complessità, dell’incertezza e dell’infinito (Schuster 2014, 2018; Bergstein 2018), rilevano notano l’importanza del suo passaggio dalla geometria euclidea a quella non euclidea verso il calcolo algebrico come movimento verso la matematica del cambiamento, approssimazione e trasformazione di processi infiniti. Avner Bergstein (2018) lo sottolinea esplicitamente: “In questi giorni [Bion] potrebbe parlare di teorie della complessità in matematica” Bergstein 2018, p. 197). II. B. RADICI PSICOANALITICHE Le influenze psicoanalitiche più importanti furono, come riconosciuto in “Transformations”, Freud e Klein. Dato che “La teoria della trasformazione e il suo sviluppo non si riferiscono al corpo principale della teoria psicoanalitica, ma alla pratica dell’osservazione psicoanalitica” (Bion 1965*, p. 34), Bion fornisce una nuova formulazione (non una nuova teoria) della precedente formulazione da parte di Freud dell'obiettivo della psicoanalisi. Secondo Freud lo scopo della psicoanalisi era quello di rendere conscio l'inconscio (1900, 1915b), oppure: "Dove era l'Es, ci sarà l'Io" (1933, p. 80). Per Bion l’obiettivo è quello di “aiutare il paziente a trasformare quella parte dell’esperienza emotiva inconscia in un’esperienza emotiva di cui è cosciente” (Bion 1965* p. 32), mentre l’enfasi è posta sulla “natura della trasformazione nella seduta psicoanalitica” (Bion 1965*, p. 34). Più specificamente, secondo Sandler, Bion riprende ed estende ulteriormente sia il carattere illusorio/allucinatorio del transfert in Freud (Freud 1912) che molti altri contributi di Freud, quali la resistenza, la libera associazione (1912), l'interazione tra contenuti manifesti e latenti nelle attività del sogno ad occhi aperti, l'ambito inconscio e la comunicazione inconscia (1915b), le libere associazioni, il controtransfert e il ‘fattore costituzionale’ di Freud (1909, 1933, 1938) e le loro estensioni in Sándor Ferenczi (1909,1928) e Theodor Reik (1948); inoltre il concetto di costruzione (Freud 1938), rappresentazione, interpretazione, e l’osservazione della genesi e delle vicissitudini dei processi di pensiero (Freud 1911). L'influenza di Klein si fa sentire principalmente nell'impiego dell'identificazione proiettiva (Klein 1930, 1945, 1946), inclusa l’estensione che fece del suo utilizzo come modalità di comunicazione, nell’uso dei concetti di oggetti interni e parziali e nella simbolizzazione primitiva, legata alle azioni e al pensiero psicotici. La loro utilità diretta, in particolare per quanto riguarda la Trasformazione a moto rigido (Freud) e la Trasformazione proiettiva (Klein), è messa in luce notata in varie esposizioni del lavoro di Bion riportate di seguito. II. C. USO DI SIMBOLI QUASI - MATEMATICI PER ESEMPLIFICARE IL CICLO DI TRASFORMAZIONI DI BION: PAULO CESAR SANDLER La presentazione riassuntiva che Sandler (2005, p. 801) fa di un ciclo di trasformazione espone i simboli/segni del concetto e le loro definizioni secondo Bion (1965).

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