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Secondo il modello, l'analista mentre osserva cerca di porsi in uno stato privo di T(K), cioè ad abbandonare il più possibile la memoria, il desiderio, la spiegazione e il pensiero. Descrivere direttamente questo stato mentale è impossibile, perché la descrizione è una funzione di T(K). In “Attention and interpretation”, Bion ha tentato di evocare le qualità di questo stato di osservazione descrivendolo variamente come “diventare O.. diventarlo lui stesso... reale... essere tutt'uno con... diventare tutt'uno con... ...esperienza di essere all’unisono... realtà e verità ultima... infinito senza forma... esperienza ineffabile... un atto di fede ” (Bion 1970, pp.242- 254). Il testo di Bion diventa più ambiguo quando cerca di descrivere i rapporti che l'allucinosi e le trasformazioni in allucinosi hanno con la situazione clinica complessiva. Va ricordato che Bion non scriveva di tecnica, ma di modelli di osservazione. La differenza è cruciale: se letto come tecnica, si può ritenere che Bion suggerisca cosa fare nella situazione clinica, e come farlo, mentre se letto come modello di osservazione, Bion tenta di descrivere ciò che non può essere descritto, cioè lo stato mentale e l'essere dell'analista quando fa del suo meglio per essere il più aperto possibile all'osservazione senza l’imposizione di T(K), cioè senza memoria e desiderio. Di seguito sono riportati tre passaggi grammaticalmente ambigui che dimostrano il problema dell'interpretazione del testo di Bion: I. “La recettività ottenuta per mezzo della spoliazione dalla memoria e dal desiderio (che è essenziale all'operazione degli "atti di fede") è essenziale all'operazione della psicoanalisi e agli altri procedimenti scientifici. Essa è essenziale per sperimentare l'allucinazione o lo stato di allucinosi. Io non considero quest'ultimo stato come l'esagerazione di una condizione patologica o naturale; lo considero piuttosto come uno stato sempre presente, ma coperto da altri fenomeni che lo schermano.” (Bion 1970,VI, p.250,corsivo aggiunto) II, “per apprezzare l'allucinazione l'analista deve partecipare allo stato di allucinosi” (ibidem; corsivo aggiunto) III. “Evitando i ricordi, i desideri e le operazioni della memoria, [l’analista] può approssimarsi al campo dell'allucinosi e degli ‘atti di fede’, per mezzo dei quali soltanto può essere all’unisono con le allucinazioni dei propri pazienti e, di conseguenza, effettuare trasformazioni O ➔ K". (ibidem; corsivo aggiunto) Il primo e il secondo passaggio possono essere letti in modo ambiguo rispetto all'oggetto grammaticale dei verbi “sperimentare” e “partecipare”. L'analista sperimenta e partecipa all’ allucinosi di per se ? Questa lettura apparentemente più diretta contestualizza i verbi come aspetti della tecnica, di ciò che l'analista fa in seduta. È come se Bion consigliasse all'analista di avere allucinazioni e/o di partecipare attivamente all'allucinosi. Un'altra lettura prende la situazione analitica totale stessa come oggetto del verbo, vale a dire che l'analista può sperimentare e partecipare all'analisi adempiendo alla propria parte, o ruolo, o funzione analitica, mentre lavora con lo stato di allucinosi del paziente. Ciò contestualizza il testo
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