Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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“Il pittore in virtù della sua capacità artistica è in grado di trasformare un paesaggio (la realizzazione) in un dipinto (la rappresentazione). Lo fa in virtù di invarianti che rendono comprensibile questa rappresentazione” (Bion * 1965, p.5). La questione principale è la capacità del pittore di creare un'interpretazione della realtà utilizzando invarianti e variabili. Da dove origina questa capacità? Bion chiamò questa origine con il segno “O” (Bion* 1965, p. 15). In questo contesto, Chuster concepisce il significato iniziale di “O” come “ontos”, come nell'ontologia (cioè natura dell'esistenza, dell’essere). Il concetto di "O" è un'espansione del precedente e basilare concetto di pre-concezione (1962a) che cerca una realizzazione per dare vita ad una concezione. La proposta principale di tale modello è quella di cambiare, almeno per alcuni momenti, il nostro modo di pensare ai concetti psicoanalitici classici come quelli di inconscio, resistenza, ripetizione, pulsioni e così via. Pertanto, Chuster teorizza che “O” è anche “Opus”, un work in progress (Chuster, 2018) in ogni direzione: analista, analizzando, teoria, pratica, logica ed epistemologia. Bion ha riassunto quelle idee con la frase seguente: “Considerando l'esperienza psicoanalitica alla luce […] di una teoria delle trasformazioni è possibile vedere il problema del pensare da una nuova prospettiva.” (Bion 1965, p.38) Bion, ad esempio, propone di pensare i fenomeni di resistenza attraverso un altro vertice, che chiama l’inaccessibilità di O. Esso è inaccessibile da entrambi i lati del legame analitico. Tuttavia, in ogni caso, tale proposizione sposterà l’obiettivo generale del testo verso la comprensione del transfert come una serie di trasformazioni. È un nuovo modo di pensare. È la complessità portata in psicoanalisi (Chuster, 2018). In sintesi, quando è possibile introdurre il vertice della Complessità per comprendere le idee di Bion, risulta più facile comprendere che egli propone di pensare in modo diverso ad ogni passo e per ogni concetto che si utilizza nel proprio lavoro. Pertanto, il transfert è veicolato da sentimenti di sorpresa; è l'elemento nuovo e sconosciuto del campo. II. Eb. Genesi di 'O' e rilevanza della Teoria Spazio-Temporale L'idea di “O” può essere considerata come la controparte dell’aforisma kantiano dei pensieri vuoti e delle intuizioni cieche che cercano di completarsi a vicenda. Chuster (1999, 2002, 2014 e 2018) sostiene che Bion approfondì tale concetto utilizzando la “Proposizione Indecidibile” che si riferisce al “Secondo teorema di incompletezza” di Gödel (1931), che si può applicare nell'osservazione di sistemi formali sufficientemente complessi ed è la stessa di cui si è avvalso Heisenberg nel suo Principio di Indeterminazione. Il modello generale implica che in ogni connessione c’è un punto di osservazione nel quale non si può veramente definire cosa appartiene a una o all'altra parte. Per esempio, c'è un punto in cui non si è in grado di capire che cosa appartiene al paziente o all'analista. Lo stesso vale per molte altre connessioni: famiglia-paziente, società-famiglia, madre-bambino, bocca-seno, feto-utero, e così via. Questo punto indecidibile è “O”. Le decisioni che si prendono in virtù delle interpretazioni sono dovute al lavoro in corso che può nascere da questo punto di incertezza. Tuttavia, le interpretazioni

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