In realtà il numero delle Società interessate sarà molto maggiore, in tale processo saranno coinvolte anche le PMI non quotate, le quali pur non avendo l’obbligo, se appartenenti a filiere produttive riconducibili a soggetti obbligati si dovranno attrezzare per monitorare, e dunque comunicare con precisione, la sostenibilità dei propri processi produttivi al proprio fornitore e soprattutto al proprio cliente, che solo così sarà propenso a continuare e consolidare la collaborazione. La nuova direttiva offre strumenti utili per tutte le imprese, anche per quelle non soggette ad obbligo, che vorranno rendicontare volontariamente le proprie performance di sostenibilità. Il cambiamento climatico rappresenta ormai una sfida di natura strategica ed un ruolo fondamentale lo riveste il “board” il quale deve mettere in atto un cambiamento culturale all’interno dell’impresa. Pertanto, la volontarietà a redigere il Bilancio di sostenibilità deve essere vista come una grande opportunità e non come un aggravio di costi e di incombenze. I fattori ambientali sono ormai parte integrante dei piani strategici in quanto permettono di guadagnare autorevolezza e di posizionarsi meglio rispetto ai competitors. “Sostenibilità” non vuol dire prendersi cura solamente dell’ambiente o delle persone, ma anche dell’impresa stessa, investendo nel futuro della propria attività imprenditoriale e nella comunità in cui opera. La rendicontazione può diventare uno strumento per valutare, ovvero per “dare valore”, alla propria idea d’impresa e di sviluppo, impegnandosi in un percorso di miglioramento continuo verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile. La rendicontazione è un percorso di conoscenza in cui è fondamentale la condivisione dei processi con i ruoli decisionali e gestionali (proprietà, board, management) e con il coinvolgimento dei lavoratori e degli stakeholder. Il primo passo è la misurazione e rilevazione di dati, mentre diventa fondamentale
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