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Newsletter di Ateneo n°6 #limite

UNINEWS TORVERGATA

Aprile 2025 n°7

#futuro

SOMMARIO

#futuro

In apertura di Alessandro Mechelli Lingue classiche, futuro patrimonio dell’umanità? di Emanuele Dettori La Ricerca in pediatria per predire il futuro di Donato Amodio, Nicola Cotugno, Annalisa Deodati La chimica del futuro è pensiero sistemico di Mariano Venanzi Verso un futuro quantistico di Andrea Bonomi Savignon, Lorenzo Costumato, Luigina Paglieri, Fabiana Scalabrini Educazione finanziaria per un futuro di parità di Rosanna Magliano Esoscheletri, robotica di servizio nel futuro di Marco Ceccarelli, Matteo Russo A Villa Mondragone la storia sfida il futuro di Marcella Pisani

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Direttrice responsabile Lucia Ceci

Progetto grafico Francesco Cirulli

UNINEWS TORVERGATA Contatti: uninews@uniroma2.it Web: https://n9.cl/uninewstv

Photo editor Riccardo Pierluigi

Web Scilla Gentili

Redazione Pierpaolo Basso, Thomas M. Brown, Maria Novella Campagnoli, Marilena Carbone, Francesco Cirulli, Tommaso Continisio, Maria Rosaria D’Ascenzo, Adriana Escobar Rios, Francesco Fabbro, Scilla Gentili, Emanuela Liburdi, Federica Lorini, Florinda Magliulo, Michela Rustici, Andrea Sansone, Sabina Simeone, Marco Tirone, Chiara Tranquilli

Chiuso in redazione: 14 Aprile 2025

di Alessandro Mechelli* In apertura

Futuro. La parola evoca scenari diversi, spesso contraddittori, talvolta spaventosi, altre volte ricchi di attesa e di speranza. Se la paura degli ostacoli che ci attendono può rendere anche solo l’idea di futuro sovrastante, il desiderio di realizzare i propri sogni ci spinge a rivolgere uno sguardo ottimista verso l’avvenire. Ed è proprio quest’ultimo anelito di attesa e di speranza che l’università deve coltivare, giacché, come disse Kant, «Il futuro dell’umanità è nelle mani dell’educazione». Il futuro appartiene ai giovani e l’università è il luogo privilegiato dove questi lasciano i lidi sicuri e conosciuti delle scuole per iniziare un viaggio denso di aspettative che segnerà il loro percorso di vita. È all’interno dell’Ateneo che i ragazzi hanno modo di confrontarsi con persone diverse con le quali condivideranno un pezzo di strada insieme. Ma l’università è futuro anche per altri motivi. L’università è, infatti, luogo per eccellenza della ricerca, e una ricerca che non sappia guardare al futuro è una ricerca sterile, fine a sé stessa e poco utile al contesto in cui si sviluppa.

Al contrario, i suoi obiettivi devono essere orientati a costruire un futuro più equo e sostenibile, diventando così motore per un continuo rinnovamento e capace di essere al servizio della comunità chiamata costantemente a cogliere le opportunità e ad affrontare le sfide che il domani presenterà. Come questo numero di Uninews Tor Vergata dimostra con la sua varietà di temi, questa tensione al futuro riguarda settori tra loro assolutamente differenti, ognuno dei quali è chiamato in maniera diversa ma allo stesso tempo unica a dare il suo contributo per la realizzazione di un domani più equo e sostenibile. In questo l’università, per sua stessa natura, divisa in dipartimenti ma unita da un comune sentire, rappresenta l’illuminante esempio di questa collaborazione produttiva ed efficace.

*Prorettore delegato al Bilancio e al Controllo di gestione di Ateneo alessandro.mechelli@uniroma2.it

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Di che quotidianamente ciascuno di noi è chiamato ad affrontare, si potrebbe correre il rischio trasformare il giusto anelito ad un futuro migliore, in una forma di alienazione dal presente. Ciò non sarebbe molto diverso dal rifugiarsi in un passato idealizzato, chiudendo le porte alle sfide attuali. Il futuro che viene costruito fronte ai problemi nell’università è invece improntato nell’agire nel e sul presente, facendo tesoro dell’eredità che ci viene dal passato senza però mitizzarlo, consapevoli che il domani si costruisce partendo dall’oggi. Come infatti diceva Sant’Agostino, «Il futuro non esiste ancora, il passato non è più: solo il presente è il tempo dell’azione». Il futuro che questa rivista presenta è quindi il futuro di chi vive intensamente il presente, senza rimpiangere il passato e senza che il timore del futuro lo limiti nelle sue attività di ogni giorno, perché al futuro si guarda vivendo ogni attimo. Concludo quindi con una frase di Aristotele, che a mio avviso riassume perfettamente questo concetto: «Il futuro appartiene a coloro che preparano il presente».

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LINGUE CLASSICHE, FUTURO PATRIMONIO DELL’UMANITÀ?

di Emanuele Dettori*

Da soli non si va da nessuna parte. Il possesso delle lingue classiche e delle relative culture non ha senso, se non connesso ai contenuti di tutte le discipline note come umanistiche. La familiarità con questa rete è, in termini generali, la precondizione di ogni pensare sociale e specialistico e, in particolare, di ogni pensare innovativo. Sarà chiaro a questo punto l’incipit : senza le altre discipline umanistiche lo studio delle lingue classiche è operazione gratuita. Come è gratuito, a sua volta, il contenuto formativo- culturale delle Humanities se non al servizio di una prospettiva interdisciplinare e di incidenza sulla realtà. Lo studio delle lingue classiche in Italia ha peculiarità esclusive per il fatto che esistono scuole superiori che prevedono l’obbligo dell’apprendimento del latino e una anche del greco antico. Dunque, il problema del suo futuro si pone ai due livelli della scuola superiore e dell’istruzione universitaria.

* Professore ordinario di Lingua e letteratura greca emanuele.dettori@uniroma2.it

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Per quanto riguarda la prima fattispecie, è bene cercare di prefigurarsi oggettivamente cosa potrebbe succedere, per quanto possibile. Lo studio delle lingue classiche nei licei europei fuori d’Italia ha perso molto terreno, fino ad avere una posizione residuale, come il latino, o ad essere sostanzialmente scomparso, nel caso del greco. La resistenza in Italia si deve a molteplici ragioni, quali la tradizione, una percezione del prestigio di determinate scuole, la vischiosità dello status quo . Difficilmente una situazione del genere resisterà a lungo. Quello che ci si può attendere, forse l’opzione migliore in un riassetto dell’istruzione liceale, è il liceo unico, con un nucleo invariabile e discipline opzionali. Il latino potrebbe essere nel nucleo, o rimanervi per un certo tempo, anche se non è certo: si veda l’incombente fortuna del Liceo scientifico – Opzione scienze applicate, privo del latino. Il greco in una tale configurazione non potrà essere che materia opzionale. All’inizio e per un po’ di tempo potrà contare sulla tenacia della tradizione e delle abitudini, poi arretrerà, lentamente ma con continuità. A questo declino potrebbe collaborare un dato demografico. Il numero di italiani con background culturale/familiare formatosi fuori dall’Italia e soprattutto dall’Europa continuerà ad aumentare: è prevedibile

che lo studio della civiltà latina e ancor più di quella greca sarà per questi molto meno ovvio che per la popolazione precedente. Da questa situazione ci si potrebbe immaginare conseguenze pesanti sullo studio universitario delle lingue (in particolare) e delle letterature antiche. Ma c’è motivo di pensare che non andrà necessariamente così. Si è rilevato sopra come in tutti i paesi europei (e anche gli Stati Uniti) lo studio delle lingue classiche nelle scuole superiori sia fortemente depotenziato, quando non di fatto annullato. Nonostante ciò, in questi paesi lo studio universitario permane, sia pure non con lo stesso prestigio e gli stessi numeri del passato. Al decadere dello studio liceale del greco e del latino non corrisponde un altrettanto drastico ridimensionamento dell’insegnamento universitario. Tutti i paesi europei e le Americhe mantengono in diverse loro università il complesso delle discipline classiche come elemento sostanziale di costruzione di identità formativa e di ricerca. Se le Università italiane vorranno e potranno mantenere la medesima politica culturale verso queste discipline, il contraccolpo del depauperamento a livello di scuola superiore non sarà fatale a livello universitario. Non necessariamente il latino e il greco saranno ridotte e discipline di nicchia. Ma certo questa è una prospettiva di sopravvivenza. Io riesco a vedere una sola maniera per rivitalizzare lo studio dell’antichità classica in un mondo globale: depotenziare le pretese di una sua valenza identitaria per propagandare invece i suoi contenuti (e le sue lingue) come parte del patrimonio dell’umanità. Da soli non si va da nessuna parte.

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LA RICERCA IN PEDIATRIA PER PREDIRE IL FUTURO

di Donato Amodio, Nicola Cotugno, Annalisa Deodati*

Nella pediatria moderna, la ricerca scientifica si prefigge di identificare tramite delle tecnologie altamente sofisticate, delle “firme” molecolari attraverso l’analisi di campioni biologici raccolti nel corso degli studi clinici. L’ipotesi è infatti che le modifiche che avvengono già dalla vita intrauterina oltre che nei primi giorni e mesi di vita, tra cui esposizione a virus, alimenti, inquinanti ambientali abbiano un impatto fondamentale sul nostro sistema immunitario e in generale sui “sistemi” operanti nel nostro organismo influenzando dunque lo stato di salute per la nostra vita futura. In questo contesto, uno studio intitolato Immune DEvelopment in EArly Life, IDEAL, finanziato dai National Institutes of Health Americano, è attualmente in corso presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù (P.I. Prof. Paolo Palma), in seno alla Scuola di Pediatria dell’Università di Roma Tor Vergata e in collaborazione con l’Università di Harvard. Identificare dei modelli di malattia, riuscire a predire la risposta ad una terapia e caratterizzare i profili di allergie o intolleranze ha l’obiettivo ultimo di migliorare la salute dei pazienti e garantire per il futuro migliori strumenti terapeutici e diagnostici.

*Ricercatori in Pediatria generale e specialistica donato.amodio@opbg.net - cotugno@med.uniroma2.it - annalisa.deodati@uniroma2.it

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Su campioni biologici prelevati dai due mesi di vita fino ai 5 anni di età verranno effettuate analisi ad altissimo potenziale tecnologico del profilo molecolare di diverse matrici biologiche, unitamente identificate nel termine di “biologia dei sistemi”. L’enorme mole di dati generati e la loro dinamica nel corso del tempo sarà associata e avrà quindi il fine ultimo di predire tre condizioni cliniche insorgenti in una parte dei pazienti arruolati quali: asma, infezioni ricorrenti e la scarsa risposta alle vaccinazioni previste nell’infanzia. Le informazioni derivanti da queste analisi forniranno delle conoscenze biologiche relative alle strutture molecolari operanti in un organismo in crescita rappresentando un unicum nella ricerca globale in pediatria. L’ipotesi è quindi che l’analisi molecolare di multipli sistemi biologici fornisca degli obiettivi terapeutici,

che, una volta trattati, siano in grado invertire le “traiettorie” di malattia delle tre condizioni in studio. Questa ricerca, come molte altre nel contesto pediatrico, focalizza quindi l’attenzione su come i sistemi complessi operanti nel nostro organismo siano dinamici e, di conseguenza, influenzati dalla moltitudine di organismi (batteri, virus, funghi, etc.), alimenti e materiali presenti nell’ambiente in cui ci troviamo e a cui ci esponiamo sin dalla vita intrauterina. Basti pensare a quanto siano cambiati i giocattoli (tablet, giochi elettronici, etc.) o l’alimentazione dei bambini negli ultimi due decenni, esponendoli a materiali prima non presenti nell’ambiente circostante. In questo contesto ci sono crescenti evidenze che documentano la relazione tra l’esposizione ad alcuni di questi materiali, anche definiti come Endocrine Disruptors

Team Ideal presso Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Scuola di Pediatria, Università di Roma Tor Vergata

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(EDs) e i potenziali effetti di questi sulla salute e sull’ambiente. L’esposizione agli EDs, contenuti anche in prodotti di cosmesi o in materiali di imballaggio o cottura degli alimenti, può indurre nei bambini e negli adolescenti delle alterazioni a carico del sistema endocrino e non solo, provocando effetti a lungo termine quali obesità, anticipo dello sviluppo puberale, patologie autoimmuni etc. È fondamentale, pertanto, condurre studi di biomonitoraggio su scala internazionale anche nella popolazione pediatrica per comprendere i livelli minimi tollerabili e i

meccanismi base dell’azione di queste sostanze. Questo tipo di informazioni ha il fine ultimo di identificare materiali e sostanze contenute nei prodotti in commercio possibilmente nocivi, informare le agenzie regolatorie per aggiornare la regolamentazione produttiva e di conseguenza garantire un futuro migliore per la salute di tutti noi. molecolari alla

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DEL FUTURO È PENSIERO SISTEMICO LA CHIMICA

È evidente come questi obbiettivi siano fortemente interconnessi. La produzione agricola ha un impatto ecologico e ambientale che investe direttamente la disponibilità di risorse idriche di qualità, determinando il livello di benessere delle popolazioni. D’altra parte, l’utilizzo responsabile delle risorse energetiche necessarie alla produzione industriale è legato all’innovazione tecnologica attraverso lo sviluppo di nuovi materiali e la revisione dei processi produttivi secondo i canoni dell’economia circolare e della chimica sostenibile. Gli stessi obiettivi di salvaguardia dei sistemi naturali ( life below water, life on land ) non sono indipendenti dal raggiungimento degli obbiettivi prettamente “chimici” sopra ricordati. Per dare una risposta a questi bisogni, la Chimica ha visto la nascita di un nuovo paradigma ( Systems Chemistry ) che promuove un approccio olistico alla risoluzione dei problemi. Prendo come esempio il processo Haber- Bosch per la sintesi dell’ammoniaca a partire dai suoi elementi, una reazione catalizzata che avviene ad alte temperature e pressioni, messa a punto da Fritz Haber

di Mariano Venanzi*

Analizzando questi obbiettivi, è chiaro come la Chimica giochi un ruolo diretto in almeno 7 di essi: riduzione del deficit alimentare ( zero hunger ); sanità e benessere ( good-health and well-being ); accesso a risorse idriche e igiene ( clean water and sanitation ); accesso a fonti di energia rinnovabili ( affordable and clean energy ); innovazione industriale e tecnologica ( industry innovation and infrastructure ); produzione e consumo responsabile ( responsible consumption and production ); cambiamenti climatici ( climate action ). L’Agenda ONU 2030 delinea 17 obbiettivi fondamentali per assicurare uno sviluppo sostenibile al nostro pianeta.

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*Professore ordinario di Chimica fisica - venanzi@uniroma2.it

(premio Nobel nel 1918) nel 1908. Subito dopo, Carl Bosch (premio Nobel nel 1931) scala a livello industriale questa reazione per la produzione di fertilizzanti e sostanze azotate. È stato stimato che non sarebbe possibile alimentare più del 40% della popolazione umana attuale senza i fertilizzanti azotati prodotti dal processo Haber-Bosch. Purtroppo, l’impatto ecologico di questo processo è elevato in termini di eutrofizzazione delle acque, acidificazione dei suoli, formazione di particolati in atmosfera, rilascio di molecole gassose responsabili dell’effetto serra. Si consideri che la quantità di sostanze azotate totali, di natura industriale e biologica, ecologicamente sostenibile è stimato intorno ai 62 Tg/anno, contro i 150 Tg/anno attualmente prodotti. È necessario quindi rivedere questo processo alla luce di un approccio sistemico che ne analizzi tutti gli aspetti, in termini di consumi energetici, disponibilità dei materiali, condizione di reazione, efficienza, produzione di materiali di scarto, utilizzo, impatto ambientale e sociale.

Figura 1.Mappa sistemica del processo Haber-Bosch (copyright American Chemical Society, 2019)

La Figura 1 riporta una mappa dettagliata in cui gli aspetti “chimici” di questa reazione sono inseriti in una connessione di sottosistemi che ne mettono in luce i risvolti ecologici e sociali. È cronaca dell’oggi quanto la pura disponibilità dei materiali stia diventando il

problema principale dell’agenda politica, con immediati riflessi sociali, economici e ambientali. Il futuro del nostro pianeta o sarà sostenibile o, semplicemente, non sarà. La Chimica saprà dare il suo contributo?

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QUANTISTICO VERSO UN FUTURO

Il calcolo quantistico rappresenta una frontiera tecnologica che potrebbe rivoluzionare il modo in cui affrontiamo problemi complessi, grazie alla sua capacità di elaborare informazioni in modi che i computer tradizionali non possono fare. Mentre i computer classici si basano su bit binari (zeri e uno) per memorizzare ed elaborare i dati, i computer quantistici possono codificare una quantità esponenzialmente maggiore di dati utilizzando i bit quantistici, o qubit, in sovrapposizione. Un qubit può comportarsi come un bit e memorizzare uno zero o un uno, ma può anche essere una combinazione pesata di zero e uno allo stesso tempo. di Andrea Bonomi Savignon, Lorenzo Costumato, Luigina Paglieri, Fabiana Scalabrini*

I computer quantistici hanno la capacità di essere probabilistici, trovando la soluzione più probabile, mentre i computer tradizionali sono deterministici, richiedono calcoli laboriosi per determinare un risultato specifico da qualsiasi input. Laddove i computer tradizionali forniscono comunemente risposte singole, le macchine quantistiche probabilistiche tendono a fornire intervalli di risposte possibili. Questi intervalli potrebbero far sembrare il calcolo quantistico meno preciso rispetto al calcolo tradizionale; ma per i tipi di problemi incredibilmente complessi che i computer quantistici potrebbero risolvere in un giorno, questo modo di calcolare potrebbe potenzialmente risparmiare centinaia di migliaia di anni di calcoli tradizionali.

*Professore associato di Economia Aziendale – bonomi.savignon@economia.uniroma2.it Assegnista di ricerca in Economia Aziendale – lorenzo.costumato@uniroma2.it Dottoranda di ricerca in Economia Aziendale – luigina.paglieri@uniroma2.it Assegnista di ricerca in Economia Aziendale – fabiana.scalabrini@uniroma2.it

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Non è tutto: la tecnologia quantistica è già in grado di superare gli attuali sistemi di crittografia, mettendo a rischio la sicurezza dei dati. Per questo, governi e istituzioni stanno già lavorando per adottare metodi di crittografia “post-quantistica”, in grado di resistere a questi nuovi strumenti di calcolo. Un esempio concreto delle potenzialità del quantum è stato già dimostrato da Google nel 2019: un loro computer quantistico, Sycamore, ha risolto in 200 secondi un problema specifico che avrebbe richiesto 10.000 anni a un supercomputer tradizionale. Questo risultato, noto come “supremazia quantistica”, ha mostrato per la prima volta che i computer quantistici possono superare i limiti dei computer classici in compiti specifici. Ad oggi, big tech come Google e IBM hanno pubblicato traiettorie di sviluppo che, seppur con diverse strategie, ipotizzano il prossimo 2030 come data di disponibilità e commercializzazione del quantum computing. L’importanza di queste tecnologie è stata riconosciuta dalle Nazioni Unite, che hanno proclamato il 2025 come “Anno Internazionale della Scienza e della Tecnologia Quantistica (IYQ)”. Il panorama economico del calcolo quantistico ha mostrato segni di crescita significativa nell’ultimo anno. Un recente report McKinsey ha evidenziato cambiamenti nelle dimensioni delle aziende del settore, con un aumento di quelle con meno di sei dipendenti all’11%, rispetto allo 0% precedente, mentre quelle con più di 100 dipendenti sono aumentate

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drasticamente, passando dal 9% al 39%. Il quantum è una possibile risposta alla crescente pressione al risolvere problemi “esponenziali” (ad es. scoperta di nuovi materiali, gestione di rischi finanziari complessi, reingegnerizzazione delle catene del valore). In questo contesto, mentre alcune nazioni stanno investendo ingenti risorse in programmi di ricerca e sviluppo, altre faticano a tenere il passo, aderendo solo a iniziative di cooperazione internazionale. Si rischia così di creare un “gap quantistico” globale, con conseguenze significative in settori cruciali come la cybersecurity, la difesa e la salute. Le implicazioni geopolitiche potrebbero essere enormi, con alcuni Paesi che si troveranno in una posizione di vantaggio strategico rispetto ad altri. Il futuro quantistico è alle porte. Per non restare indietro, i governi devono adottare strategie proattive, investire in competenze specializzate e promuovere collaborazioni tra pubblico e privato. La ricerca in management deve adeguarsi, esplorando modelli innovativi per gestire le implicazioni sociali, economiche e politiche di questa nuova era.

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EDUCAZIONE FINANZIARIA PER UN FUTURO DI PARITÀ

di Rosanna Magliano*

L’OECD, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico , definisce l’educazione finanziaria «Il processo attraverso cui i consumatori/investitori migliorano la loro comprensione riguardo a prodotti, concetti, rischi finanziari e, attraverso l’informazione, istruzione e/o consigli oggettivi, sviluppano competenze e fiducia per diventare più consapevoli di rischi e opportunità finanziari, per fare scelte informate, sapere dove andare a ricevere aiuto, e per effettuare altre azioni efficaci che migliorino il loro benessere finanziario». Tale definizione ci consente di individuare una nuova sensibilità verso una cittadinanza attenta al risparmio, peraltro nel nostro ordinamento tutelato dall’art. 47 della Costituzione, e contemporaneamente all’investimento, all’educazione anche assicurativa e previdenziale, alle nuove forme di economia e finanza sostenibile nonché ad una nuova cultura d’impresa.

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*Ricercatrice confermata in Diritto commerciale - rosanna.magliano@uniroma2.it

In tale direzione un passo decisivo verso una società più consapevole e inclusiva è stato segnato dall’approvazione della l. 5 marzo 2024, n.21, c.d. L. Capitali, che all’art. 25 ha introdotto nel nostro ordinamento l’educazione finanziaria come materia obbligatoria all’interno dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica (modificando gli artt. 1 e 3 della l. 20 agosto 2019, n. 92). Le iniziative nel nostro Paese sono state numerose ed in particolare la l. 17 febbraio 2017, n.15 ha previsto misure intese a sviluppare l’educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale riconoscendone il fondamentale ruolo come strumento per la tutela del consumatore e per un utilizzo più consapevole degli strumenti e dei servizi finanziari offerti dal mercato. Su tale provvedimento una riflessione appare opportuna, tenuto conto che gli obiettivi dichiarati sono, da un lato, formare cittadini più consapevoli e responsabili nella gestione delle risorse economiche, e dall’altro, colmare il divario di alfabetizzazione finanziaria che l’Italia detiene in rapporto ai Paesi OCSE. In realtà tutto ciò appare rilevante non solo in riferimento ad uno specifico profilo di innovazione della didattica ma quale strumento concreto ed efficace di crescita e consapevolezza per il raggiungimento dell’autonomia economica; in tal senso uno degli elementi chiave per affrancare i giovani, e soprattutto le donne, da situazioni di dipendenza e vulnerabilità finanziaria che possono raggiungere la c.d. “violenza economica”.

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Così intesa l’educazione finanziaria non si afferma esclusivamente come strumento inerente alla gestione del denaro, ma implica la capacità di compiere scelte consapevoli e strategiche per il proprio futuro : scelte, tutelate dai principi del diritto commerciale e finanziario, per rendere consumatori, investitori e risparmiatori, da un lato, affrancati dalle conseguenze delle asimmetrie informative proprie di tali settori e, dall’altro, protetti dagli opposti fenomeni di overconfidence . Trasparenza, tutela informativa ed educazione dovrebbero essere complementari. In tal senso appare opportuno implementare l’educazione finanziaria affinché aumenti la consapevolezza di giovani e adulti in merito all’utilizzo di servizi finanziari digitali e li metta al riparo dai rischi sempre più presenti. La conoscenza dei diritti economici e degli strumenti di investimento consente di costruire un percorso di emancipazione solido che garantisca pari opportunità e che, insieme all’educazione digitale, coadiuvi la formazione del cittadino moderno che realizza sé stesso utilizzando responsabilmente i molteplici strumenti a disposizione per eseguire operazioni finanziarie. Un futuro di parità deve costruirsi attraverso la conoscenza: l’educazione finanziaria, riconosciuta quale strumento di autodeterminazione, si qualifica come mezzo essenziale per realizzare una società più equa, e oggi siamo in grado di comprendere che, nel momento in cui la conoscenza si traduce in opportunità, si sta realizzando un cambiamento epocale.

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NEL FUTURO ROBOTICA DI SERVIZIO ESOSCHELETRI,

Gli esoscheletri sono dispositivi indossabili che assistono o potenziano le capacità fisiche di una persona tramite sistemi meccanici ed elettronici (“meccatronici”). Gli esoscheletri del passato sono ingombranti e pesanti “armature” rigide che amplificano la forza ma spesso vincolando la libertà di movimento. Grazie ai rapidi sviluppi nella robotica e nella tecnologia, questi sistemi stanno lentamente lasciando il passo a nuovi dispositivi leggeri ed indossabili, supportati da muscoli robotici fatti di cavi e attuatori pneumatici. I loro campi d’applicazione spaziano dalla riabilitazione post-trauma ed assistenza per persone con disabilità motorie al supporto per persone che lavorano con posture errate o con carichi elevati o ripetuti nel tempo.

di Marco Ceccarelli, Matteo Russo*

Figura1 - Esoscheletro indossabile sul dito indice per esercizi di riabilitazione ed assistenza motoria

Quando si parla di robotica immaginiamo umanoidi, quadrupedi, droni, rover o manipolatori industriali, tutte strutture rigide ed autonome. Tuttavia, nuove

generazioni

di

sistemi

robotici e flessibili sono in via di sviluppo e potrebbero diventare presto presenze costanti nelle nostre vite. indossabili

*Professore ordinario di Meccanica applicata alle macchine - marco.ceccarelli@uniroma2.it Ricercatore di Meccanica applicata alle macchine - matteo.russo@uniroma2.eu

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questi dispositivi senza comprometterne la resistenza e la durata in applicazioni professionali, sportive e militari. Grazie alla loro leggerezza, adattabilità e compattezza, questi nuovi esoscheletri stimolano e assistono il movimento in modo naturale, aumentando il comfort dell’utilizzatore e riducendo il rischio di un uso scorretto o dannoso. L’integrazione di questi dispositivi nella vita quotidiana potrebbe rivoluzionare un aspetto sempre più critico nel mondo e in Italia in particolare: l’invecchiamento della popolazione. Una nuova generazione di esoscheletri accessibili e alla portata di tutti aiuterebbe i milioni di persone che soffrono di difficoltà motorie a camminare o svolgere le loro attività quotidiane senza necessità di assistenza continua e riducendo la dipendenza da sedie a rotelle o altri dispositivi, aumentano notevolmente autonomia e qualità della vita per gli anziani. Presso il laboratorio LARM2 di Robotica Meccatronica dell'Università di Roma Tor Vergata

(https://larm2.ing.uniroma2. it) vengono svolte attività con studenti e tramite progetti di ricerca multidisciplinare, in collaborazione con gruppi anche del Policlinico Tor Vergata. Recente è lo sviluppo di sistemi di assistenza motoria per persone della terza età anche nell'ambito del progetto ASSIST 2023-25 del PRIN 2022 PNRR. In figura 1 e 2 esempi di sistemi sviluppati presso il laboratorio LARM2.

Soprattutto applicazioni

nelle

mediche riabilitative, l’utilizzo degli esoscheletri risulterà fondamentale per garantire un trattamento prolungato di pazienti con danni neurologici, traumatici, o con paralisi, permettendo di proseguire gli esercizi fisioterapici più a lungo, anche da casa con supervisione remota, senza gravare in maniera eccessiva sul paziente e sul sistema sanitario, sia da un punto di vista temporale che economico. degli esoscheletri è stata resa possibile da recenti sviluppi di diverse tecnologie. La disponibilità di motori Quest’evoluzione sempre più piccoli, la stampa 3D e lo sviluppo di elettronica multifunzionale a basso costo (per esempio, Arduino e Raspberry) hanno reso gli esoscheletri non solo più economici ma anche personalizzabili. Le batterie, sempre più leggere e ricaricabili, ne rendono l’utilizzo possibile anche per tempi prolungati e in ambienti domestici. Nuovi materiali come leghe di titanio, fibra di carbonio e polimeri ad alte prestazioni possono ridurre significativamente il peso di

Fonti

Figura2 - Schema di nuovo sistema a cavi per esercizi di assistiti del braccio e del gomito prodotto nell'ambito del progetto ASSIST 2023-25 (AP e AP sono punti di ancoraggio dei cavi, - verde per flessione e rosso per estensione, Gf e Ge tubi-guida per i cavi) f e

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A VILLA MONDRAGONE LA STORIA SFIDA IL FUTURO

I progetti intrapresi mirano a generare un impatto significativo nella gestione, nello studio, nella conservazione e nella divulgazione di questo immenso patrimonio, testimonianza viva di un’eredità quanto mai ricca e preziosa. La gestione di beni culturali costituisce un argomento complesso e irriducibile a sintesi. A Villa Mondragone, bene di notevole interesse culturale e pubblico (1909), oggetto di vincolo archeologico, storico-artistico e paesistico (1939), House of life (2015), Dimora Storica (2023) e Historic Site of the European Physical Society (2024), conciliare prospettive diverse, quali tutela e valorizzazione, richiede un’ottica aperta, in equilibrio tra esigenze e potenzialità, tra conservazione e innovazione, tra passato e futuro.

di Marcella Pisani*

A pochi chilometri dall’Università, nel cui skyline la sua mole non passa inosservata, Villa Mondragone, dimora aristocratica e papale, scuola di eccellenza, teatro di importanti avvenimenti storici e culturali e dal 1981 Centro Congressi e Rappresentanza dell’Ateneo, si è aperta di recente ad una nuova stagione di progetti, ricerche e azioni caratterizzata da sinergie proficue tra varie anime dell’Ateneo e con soggetti pubblici e privati, secondo modelli virtuosi, sempre più partecipati e aperti alle comunità del territorio.

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*Professoressa associata di Archeologia Classica - marcella.pisani@uniroma2.it

La sfida si è svolta su più fronti: miglioramento dei processi gestionali, transizione digitale, riqualificazione degli spazi e delle aree verdi, valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale, promozione e fund raising . In continuità con un glorioso passato che ha reso per diversi secoli Villa Mondragone una continua fucina di idee in cui si esprimeva il talento di architetti, ingegneri, scultori, pittori e scienziati, oggi l’impegno istituzionale è teso a mettere sempre più in risalto non solo il patrimonio conservato, ma il ruolo che Villa Mondragone acquista di agorà della cultura accogliendo forme d’arte e approfondimenti scientifici diversi e trasversali. In questo clima trova luogo anche l’adozione di nuove tecnologie applicate alla conoscenza scientifica, alla conservazione e alla divulgazione del patrimonio culturale della Villa. In anni recenti si è, infatti, intensificato l’approccio proattivo nella gestione e conservazione

della Villa che prevede l’integrazione di pratiche di monitoraggio, manutenzione preventiva e pianificazione a lungo termine, per garantirne una conservazione sostenibile nel tempo. Così, dopo la Fontana dei Draghi, un nuovo progetto co- finanziato dalla Regione Lazio consentirà il restauro della Sala Verde e della Sala delle Cariatidi, mentre altre preziose testimonianze, come il Teatro delle Acque,

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dopo una messa in sicurezza dei mosaici pavimentali e analisi archeometriche delle tessere a cura del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche, si preparano a nuova vita. I progetti di restauro sono sostenuti e accompagnati da un piano di studio scientifico e tecnico-diagnostico finalizzato all’indirizzamento delle scelte operative. È il caso della villa romana, conservata nei Bassi di Villa Mondragone, oggetto di un recente rilievo con laser scanner 3D, che per la prima volta ha permesso di confermarne l’estensione, maggiore dell’edificio attuale, ma anche di avere una pianta dettagliata degli ambienti, della facciata e del complesso sistema idraulico, comprendente l’ampia cisterna,

in asse con essa. L’interazione tra differenti branche del sapere (Storia, Cinema, Musica, Fisica, Ingegneria etc.) e la rete con Istituzioni, Università ed Enti di ricerca sono, insomma, il fil rouge di ogni iniziativa che, grazie all’operato congiunto del personale amministrativo, del corpo docente e studentesco - tirocinanti e part time afferenti a tutte le Macroaree dell’Ateneo e perciò capaci di creare un ambiente improntato al dialogo multidisciplinare - si rivolge ad un pubblico sempre più allargato.

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Speech Contest TVx Students’

di Federica Lorini, Emanuela Liburdi*

Venerdì 9 maggio a partire dalle ore 9.00 nell’auditorium Ennio Morricone della Macroarea di Lettere e Filosofia andranno in scena le presentazioni dei e delle finalisti/e di TVx, lo students’ speech contest targato Tor Vergata, giunto alla sua quarta edizione. Il tema del futuro delle nuove generazioni è il filo conduttore dell’evento, declinato in discorsi che raccontano i timori, le ansie, le aspettative e le speranza dei e delle giovani, viste direttamente dalla loro prospettiva. «Siamo orgogliosi di essere stati il primo Ateneo a lanciare questo tipo di iniziativa. Oltre alle importanti – e spesso, purtroppo, amare – riflessioni che emergono ascoltando i discorsi dei e delle partecipanti, il TVx ha una grande valenza simbolica, perché pone l’accento sulla necessità di ascoltare l’opinione delle nuove generazioni». Queste le parole del prof. Max Schiraldi, Delegato ai Grandi Eventi, ideatore e conduttore del contest lanciato nel 2022 in occasione dei festeggiamenti di TV40, quarantennale della nostra università. Considerato il grandissimo successo, l’Ateneo ha poi deciso di renderlo un appuntamento permanente con ricorrenza annuale.

*Ufficio Comunicazione di Ateneo - federica.lorini@uniroma2.it , emanuela.liburdi@uniroma2.it

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Alle selezioni del TVx hanno partecipato studenti e studentesse dell’Università di Roma Tor Vergata e del III, IV e V anno delle scuole secondarie superiori nazionali che hanno seguito il PCTO (percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento) dal titolo “Public Speaking” che è consistito in due sessioni di 4 ore di formazione volte ad aumentare l’efficacia della propria capacità comunicativa, raffinare le proprie abilità di public speaking in pubblico e a superare ostacoli e timori di ogni tipo. Successivamente alle due sessioni di formazione, i/le partecipanti sono stati/e invitati/e a preparare un discorso sul tema “Il futuro della mia generazione” che una giuria interna all’Ateneo ha visto e sulla base dei quali ha selezionato i/le finalisti/e che si esibiranno di fronte a un vasto pubblico e trasmessi, anche, in diretta streaming. I/le partecipanti selezionati/e per la fase finale avranno a disposizione due ulteriori sessioni di formazione guidata in stile

“prove generali” in cui raffinare il proprio discorso e prepararsi per parlare “live” sul magnifico palcoscenico dell’Auditorium dell’Ateneo. Una giuria qualificata composta da giornalisti/e ed esperti/e di comunicazione premierà gli speech più convincenti. Riguarda le performance dei finalisti e delle finaliste delle scorse edizioni sul canale YouTube di Ateneo.

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Le api ed il monitoraggio vegetale della biodiversità

di Gabriele Di Marco*

Il laboratorio di Botanica del dipartimento di Biologia è da tempo coinvolto in progetti per la valorizzazione e tutela della biodiversità di parchi e riserve naturali nazionali e regionali italiani. Particolare attenzione si è direzionata all’uso di prodotti apistici, quali miele e polline, come matrici per la valutazione della biodiversità vegetale di un territorio, permettendo di evidenziare perdite di specie e introduzioni di piante “alloctone” a seguito di cambiamenti climatici. Le api, infatti, sono tra gli insetti impollinatori più efficienti, in quanto favoriscono la riproduzione di più dell’80%

delle Angiosperme, ovvero le piante a fiore. Per recuperare il polline ed il nettare le api visitano fino a 5 milioni di fiori l’anno e contemporaneamente ispezionano un ampio territorio intorno l’alveare, coprendo distanze superiori a 3-5 Km, essendo in questo modo delle vere e proprie sentinelle della qualità ambientale. Il miele e gli agglomerati pollinici sono entrambi ricchi di granuli di polline, si pensi che in 10 grammi di miele ne possiamo trovare anche 200 mila. Lo studio al microscopio ottico della morfologia del granulo pollinico, come la forma, la

*Ricercatore di tipo A (Fondi PON FSE REACT EU – Contratto di ricerca su tematica Green) in Botanica generale – gabriele.di.marco@uniroma2.it

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dimensione e le aperture, ci permette di risalire univocamente alla specie vegetale che lo ha prodotto. In questo modo, grazie alla collaborazione con gli apicoltori, riusciamo a stilare il censimento della biodiversità vegetale del territorio ispezionato dalle api. Questo dato risulta essere molto importante, soprattutto in questo momento, dove i cambiamenti climatici stanno alterando le comunità e gli ecosistemi. Gli studi di letteratura hanno dimostrato come ci sia in atto un vero e proprio disallineamento tra le fioriture e il loro utilizzo da parte degli impollinatori, un fenomeno che sta determinando una riduzione della fitness sia delle specie animali che vegetali coinvolte. Pertanto, attraverso questi studi vogliamo monitorare la biodiversità di aree naturali e urbanizzate, al fine di valutarne lo stato attuale e le variazioni osservate rispetto alle conoscenze pregresse e storiche sugli stessi siti. Ciò permetterà di identificare gli hot spots in cui sono presenti cambiamenti di biodiversità su cui focalizzare l’attenzione, in termini di conservazione

dell’ecosistema e di promozione della flora autoctona. Poiché la biodiversità è un fattore direttamente proporzionale alle caratteristiche nutraceutiche dei prodotti agro-alimentari, ulteriore obiettivo dello studio è stato quello di rilevare e quantizzare i livelli di polifenoli con effetto nutraceutico nelle matrici apistiche, con lo scopo di dimostrare l’importanza della diversità vegetale e il suo impatto sull’ambiente e sull’uomo. Infatti, è noto che ad una maggiore biodiversità vegetale corrisponda una migliore resilienza delle comunità e degli ecosistemi, nonché un maggior quantitativo di polifenoli, molecole antiossidanti e benefiche per la salute umana in grado di ridurre i radicali liberi e lo stress ossidativo.

Fonti

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Global Skills & Local Impact for staff members

di Marcela Mirabela Salavastru*

Since its first application Call in 2023, the Erasmus+ Staff Training Mobility Call has been a key part of Tor Vergata University of Rome’s internationalization strategy. As the University continues to expand its global reach, this program helps staff develop new skills and foster cross- cultural competence. In this context, the Erasmus+ initiative provides staff members with valuable opportunities to gain international experience, take part in cultural exchanges, and develop their skills to work in today’s globalized academic landscape. A core objective of this initiative is to develop intercultural competencies. In a world where collaboration with international partners is essential to academic progress, these competencies are indispensable. The Erasmus+ Staff Training Mobility Call helps staff members improve their ability to interact effectively across cultures, understand the nuances of different educational systems, and communicate effectively with colleagues from diverse backgrounds.

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*Ufficio mobilità Erasmus+ - mirabela.salavastru@uniroma2.it

The Erasmus+ Staff Training Mobility Call at Tor Vergata University gives staff the opportunity to attend workshops, seminars, and training programs at partner institutions across Europe. The program promotes cultural exchange, deepening participant’s understanding of diverse educational systems and perspectives. Overall, it strengthens Tor Vergata’s global presence and improves its competitiveness by enhancing faculty skills and fostering international partnerships. The Staff Training Mobility can take the form of either Job shadowing or participation in training events organized by European universities on topics related to the applicant’s work activities. The primary goal of this training is to facilitate skill transfer, the acquisition of practical expertise, and the adoption of best practices. Job shadowing, for instance, involves on-the-job training through direct collaboration with staff at another European university, offering participants the opportunity to acquire new skills, techniques, and methods that can be directly applied in their work.

Staff Mobility Weeks, on the other hand, are structured training events typically focused on specific themes. These weeks provide valuable opportunities for learning and networking with peers from various institutions across Europe. This year, Tor Vergata University has scheduled two application periods for the Staff Training Mobility experience. The first round was highly successful, with over 70 candidates from different Departments and Schools taking part.

Building on this success, the second application period will be open from April 7, 2025, to June 16, 2025. For further details and to apply, please refer to the official Call for Applications

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Robot autonomi: tra laboratorio e ricerca

di Simone Mattogno*

La mia esperienza di dottorato in Ingegneria dell’Automazione è stata una sfida continua, un percorso in cui tecnologia e ricerca si sono intrecciate in un crescendo di emozioni, sperimentazioni e risultati concreti. Decidere di intraprendere il dottorato non è stato semplice. Prima di conoscere quelli che sarebbero diventati i miei colleghi di ricerca, l’idea non mi aveva mai sfiorato. Ci siamo incontrati alla fine della magistrale, accomunati dalla curiosità e dalla voglia di esplorare il mondo della robotica. Nel nostro laboratorio, tra sessioni di codice, simulazioni e discussioni accese su come progettare al meglio gli algoritmi, si è creato un ambiente dinamico e stimolante, dove ogni difficoltà è diventata un’opportunità di crescita. Il cuore della mia ricerca si concentra sugli algoritmi di localizzazione per robot autonomi. Affinché un robot possa muoversi autonomamente, deve percepire l’ambiente circostante e conoscere con precisione la propria posizione e orientamento rispetto al punto di partenza. In condizioni normali, questa sfida è risolta tramite il GPS, ma cosa succede se il robot deve operare in ambienti privi di segnale, come una caverna o la superficie di un altro pianeta? In questi contesti, è necessario sviluppare soluzioni alternative e, dopo averne esplorate molte, la più promettente si è rivelata essere quella alla quale la natura è arrivata molto prima di noi: la visione stereoscopica.

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*Dottorando in Ingegneria dell’Automazione - simonemattogno72@gmail.com

Osservando il mondo con due occhi, proprio come noi, i robot possono stimare la distanza degli oggetti e navigare con maggiore sicurezza. Un’esperienza fondamentale del mio percorso è stata la partecipazione al Leonardo Drone Contest, una competizione annuale tra le migliori università italiane: partecipano infatti i politecnici di Milano, Torino e Bari, la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, l'Alma Mater di Bologna e la Federico II di Napoli. In questa competizione squadre di ricercatori e studenti sviluppano soluzioni innovative per la navigazione autonoma dei droni. Nell’ultima edizione 2024 il nostro team operativo, composto da un drone interamente progettato da noi e da un cane robotico opportunamente modificato, ha affrontato con successo le

sfide imposte: riconoscimento ambientale, individuazione e localizzazione di oggetti e navigazione autonoma in un ambiente sconosciuto, facendoci vincere la competizione. Guardando indietro, il dottorato non è stato solo un percorso accademico, ma un’avventura che ha cambiato il mio modo di vedere la ricerca e l’innovazione. Ho imparato a collaborare, a confrontarmi con problemi complessi e a trovare soluzioni creative. Il laboratorio è diventato la mia seconda casa e i miei colleghi sono passati da essere fedeli compagni di avventure a soci in affari, avendo aperto insieme una società. Questa esperienza mi ha reso più consapevole delle mie capacità e ha rafforzato la mia passione per la robotica e la ricerca, un campo in cui voglio continuare a crescere e innovare.

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Semi di Futuro

di Roberto Braglia*

I semi non sono solo il principio di una nuova pianta, ma veri e propri custodi di un'eredità genetica costruita nel tempo. In essi è racchiuso il patrimonio della biodiversità, essenziale per la vita sulla Terra. Ogni piccolo seme porta con sé il potenziale per dare origine a foreste rigogliose, campi fertili e prati fioriti, contribuendo alla regolazione del clima, alla purificazione dell’aria, dell’acqua e al sostentamento di milioni di esseri viventi, umanità inclusa. La biodiversità vegetale è il pilastro della sicurezza alimentare, della medicina e dell’equilibrio ecologico. Tuttavia, mai come oggi, questa ricchezza è minacciata da deforestazione, cambiamenti climatici e agricoltura intensiva. La perdita di specie vegetali non è solo un danno per l’ambiente, ma una minaccia concreta per il nostro futuro. Per contrastare questa erosione, esistono le banche del germoplasma, veri e propri scrigni della vita in cui i semi vengono raccolti, conservati e studiati per garantirne la sopravvivenza.

*Coordinatore dell’Orto Botanico dell’Università di Roma Tor Vergata - roberto.braglia@uniroma2.it

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Due tra i più importanti progetti internazionali dedicati a questa missione sono la Millennium Seed Bank, nel Regno Unito, e la Svalbard Global Seed Vault, nelle remote isole Svalbard, in Norvegia. Queste strutture custodiscono milioni di semi provenienti da ogni angolo del pianeta, proteggendoli da catastrofi ambientali, guerre e altre minacce che potrebbero portare all’estinzione di preziose varietà vegetali. Anche il nostro Ateneo partecipa attivamente a questa rete globale di conservazione. La banca del germoplasma dell'Orto Botanico dell'Università degli Studi di Roma Tor Vergata contribuisce alla salvaguardia della biodiversità vegetale, raccogliendo e conservando specie autoctone e rare del nostro territorio e non solo. Il lavoro del personale della Banca del germoplasma dell’Orto Botanico, documentato nelle immagini di queste pagine, testimonia l’impegno quotidiano nella conservazione e nella verifica della vitalità dei semi, attraverso semine in terra e in vitro. Proteggere i semi significa proteggere il futuro. Ogni specie vegetale che salviamo oggi rappresenta una speranza in più per l’umanità e per il pianeta, un tassello prezioso di quel fragile mosaico che è la vita sulla Terra.

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UNLOCK YOUR

CREATIVITY Contest Fotografico

Lascia il segno contribuisci* con le tue creazioni alla

REALIZZAZIONE DELLA COPERTINA della newsletter del tuo ateneo

*entro il 18 maggio

CAOS è il focus tematico del prossimo numero. Se desideri contribuire con una foto o un approfondimento dedicato al tema, invia la tua proposta (titolo e abstract di massimo 150 parole) a uninews@uniroma2.it entro il 3 maggio . La tua partecipazione è importante per noi!

"Хаос - не отсутствие порядка, а другой порядок."

"Il caos non è assenza di ordine, ma un ordine diverso."

Michail Bulgakov

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