(premio Nobel nel 1918) nel 1908. Subito dopo, Carl Bosch (premio Nobel nel 1931) scala a livello industriale questa reazione per la produzione di fertilizzanti e sostanze azotate. È stato stimato che non sarebbe possibile alimentare più del 40% della popolazione umana attuale senza i fertilizzanti azotati prodotti dal processo Haber-Bosch. Purtroppo, l’impatto ecologico di questo processo è elevato in termini di eutrofizzazione delle acque, acidificazione dei suoli, formazione di particolati in atmosfera, rilascio di molecole gassose responsabili dell’effetto serra. Si consideri che la quantità di sostanze azotate totali, di natura industriale e biologica, ecologicamente sostenibile è stimato intorno ai 62 Tg/anno, contro i 150 Tg/anno attualmente prodotti. È necessario quindi rivedere questo processo alla luce di un approccio sistemico che ne analizzi tutti gli aspetti, in termini di consumi energetici, disponibilità dei materiali, condizione di reazione, efficienza, produzione di materiali di scarto, utilizzo, impatto ambientale e sociale.
Figura 1.Mappa sistemica del processo Haber-Bosch (copyright American Chemical Society, 2019)
La Figura 1 riporta una mappa dettagliata in cui gli aspetti “chimici” di questa reazione sono inseriti in una connessione di sottosistemi che ne mettono in luce i risvolti ecologici e sociali. È cronaca dell’oggi quanto la pura disponibilità dei materiali stia diventando il
problema principale dell’agenda politica, con immediati riflessi sociali, economici e ambientali. Il futuro del nostro pianeta o sarà sostenibile o, semplicemente, non sarà. La Chimica saprà dare il suo contributo?
Fonti
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