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LINGUE CLASSICHE, FUTURO PATRIMONIO DELL’UMANITÀ?

di Emanuele Dettori*

Da soli non si va da nessuna parte. Il possesso delle lingue classiche e delle relative culture non ha senso, se non connesso ai contenuti di tutte le discipline note come umanistiche. La familiarità con questa rete è, in termini generali, la precondizione di ogni pensare sociale e specialistico e, in particolare, di ogni pensare innovativo. Sarà chiaro a questo punto l’incipit : senza le altre discipline umanistiche lo studio delle lingue classiche è operazione gratuita. Come è gratuito, a sua volta, il contenuto formativo- culturale delle Humanities se non al servizio di una prospettiva interdisciplinare e di incidenza sulla realtà. Lo studio delle lingue classiche in Italia ha peculiarità esclusive per il fatto che esistono scuole superiori che prevedono l’obbligo dell’apprendimento del latino e una anche del greco antico. Dunque, il problema del suo futuro si pone ai due livelli della scuola superiore e dell’istruzione universitaria.

* Professore ordinario di Lingua e letteratura greca emanuele.dettori@uniroma2.it

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