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Per quanto riguarda la prima fattispecie, è bene cercare di prefigurarsi oggettivamente cosa potrebbe succedere, per quanto possibile. Lo studio delle lingue classiche nei licei europei fuori d’Italia ha perso molto terreno, fino ad avere una posizione residuale, come il latino, o ad essere sostanzialmente scomparso, nel caso del greco. La resistenza in Italia si deve a molteplici ragioni, quali la tradizione, una percezione del prestigio di determinate scuole, la vischiosità dello status quo . Difficilmente una situazione del genere resisterà a lungo. Quello che ci si può attendere, forse l’opzione migliore in un riassetto dell’istruzione liceale, è il liceo unico, con un nucleo invariabile e discipline opzionali. Il latino potrebbe essere nel nucleo, o rimanervi per un certo tempo, anche se non è certo: si veda l’incombente fortuna del Liceo scientifico – Opzione scienze applicate, privo del latino. Il greco in una tale configurazione non potrà essere che materia opzionale. All’inizio e per un po’ di tempo potrà contare sulla tenacia della tradizione e delle abitudini, poi arretrerà, lentamente ma con continuità. A questo declino potrebbe collaborare un dato demografico. Il numero di italiani con background culturale/familiare formatosi fuori dall’Italia e soprattutto dall’Europa continuerà ad aumentare: è prevedibile

che lo studio della civiltà latina e ancor più di quella greca sarà per questi molto meno ovvio che per la popolazione precedente. Da questa situazione ci si potrebbe immaginare conseguenze pesanti sullo studio universitario delle lingue (in particolare) e delle letterature antiche. Ma c’è motivo di pensare che non andrà necessariamente così. Si è rilevato sopra come in tutti i paesi europei (e anche gli Stati Uniti) lo studio delle lingue classiche nelle scuole superiori sia fortemente depotenziato, quando non di fatto annullato. Nonostante ciò, in questi paesi lo studio universitario permane, sia pure non con lo stesso prestigio e gli stessi numeri del passato. Al decadere dello studio liceale del greco e del latino non corrisponde un altrettanto drastico ridimensionamento dell’insegnamento universitario. Tutti i paesi europei e le Americhe mantengono in diverse loro università il complesso delle discipline classiche come elemento sostanziale di costruzione di identità formativa e di ricerca. Se le Università italiane vorranno e potranno mantenere la medesima politica culturale verso queste discipline, il contraccolpo del depauperamento a livello di scuola superiore non sarà fatale a livello universitario. Non necessariamente il latino e il greco saranno ridotte e discipline di nicchia. Ma certo questa è una prospettiva di sopravvivenza. Io riesco a vedere una sola maniera per rivitalizzare lo studio dell’antichità classica in un mondo globale: depotenziare le pretese di una sua valenza identitaria per propagandare invece i suoi contenuti (e le sue lingue) come parte del patrimonio dell’umanità. Da soli non si va da nessuna parte.

Fonti

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