La storia dei sistemi d’istruzione è segnata da un’evidente forza d’inerzia che, nel tempo, ha oscillato
tra consapevole difesa della tradizione e colpevole ignavia.
In Italia come all’estero, anche oggi, nello sfaccettato orizzonte dell’educazione formale vi sono questioni che, nonostante siano cruciali per determinare la propria visione di scuola e università, sono affrontate con noncuranza per l’ostinato perdurare di abitudini inveterate. Quando maturano propizie condizioni sociali, culturali e politiche, però, alcune di tali questioni, di solito guardate ma non viste, balzano prepotentemente alla ribalta e diventano oggetto di aspro dibattito, ingenerando tensioni che, invece di essere sciolte grazie ad acquisizioni condivise in seno alla comunità accademica, si radicano in istanze identitarie foriere di contrapposizioni senza sbocco e ostili a qualsivoglia tentativo di mediazione. Tale dinamica è rintracciabile anche nelle recenti discussioni attorno alla questione del “voto in condotta” che, per altro, s’inserisce in un momento di convulsi cambiamenti: dalla formazione iniziale degli insegnanti al profilo degli istituti tecnici, dalla valutazione nelle scuole primarie all’orientamento, molte coordinate che definivano la nostra istruzione sembrano in
cerca di inediti posizionamenti. D’altronde, anche senza evocare la lezione di John Dewey, è ben noto quanto scuola e società siano legate a doppio filo e, quindi, non stupisce che gli attuali sommovimenti che scuotono le fondamenta dell’Europa tutta si riverberino in quelle istituzioni che dovrebbero formare cittadine e cittadini di domani. Rivolgendosi alla nostra comunità accademica, questo breve contributo ha l’intento, attraverso l’approfondimento di una questione minuta, di ribadire l’importanza di far sentire voce di studiose e studiosi nel dibattito pubblico, sia attraverso i canali propri delle discipline sia grazie alla promozione di una divulgazione alta che, senza la pretesa di avere l’ultima parola, possa instradare il confronto in seno alla società civile, evitando così tediosi ritornelli e vicoli ciechi.
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