Uninews TorVergata #Zero

QUEL GRAN MISTERO DEL TEMPO ZERO

di Amedeo Balbi*

diventa più grave quando si allontana da noi, così la luce delle galassie diventava rossa perché le galassie si stavano allontanando tutte dalla nostra posizione. Nel 1929, gli astronomi Edwin Hubble e Milton Humason notarono che c’era una precisa relazione di proporzionalità tra la velocità di allontanamento delle galassie e la loro distanza da noi. In altre parole, se la distanza di una galassia era doppia di un’altra, anche la sua velocità era due volte più grande. Alcuni anni prima, nel 1927, il fisico belga Georges Lemaître aveva usato le equazioni della teoria della relatività generale di Albert Einstein per sviluppare un modello che potesse spiegare la

struttura geometrica e il comportamento dell’intero universo. Secondo la nuova e rivoluzionaria visione einsteiniana, la materia curva lo spazio e il tempo, e la gravità è la manifestazione concreta di questa curvatura. Il modello cosmologico di Lemaître partiva da questa visione e la elaborava traendone una conseguenza sconcertante: l’universo non era in media statico e immutabile, come si era sempre pensato prima di allora, ma cambiava nel tempo. La distanza tra due punti qualunque dello spazio diventava gradualmente più grande: ogni galassia, dunque, si allontanava da qualunque altra galassia, con una velocità proporzionale alla distanza che le separava.

Nei primi due decenni del XX secolo, gli astronomi si accorsero di un fatto piuttosto sorprendente. La luce delle galassie distanti era sistematicamente arrossata, ovvero spostata verso le lunghezze d’onda più grandi dello spettro visibile.

Una possibile spiegazione del fenomeno era che esso fosse dovuto al cosiddetto “effetto Doppler”: proprio come il tono della sirena di un’ambulanza

*Professore associato in Astronomia e Astrofisica - amedeo.balbi@roma2.infn.it

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