caratteristiche di prodotti e servizi, brand e compagnie, che non v’è spettacolarizzazione comunicativa, che non sussiste l’incantamento dei serpenti mediatici. L’autenticità dei brand, come oggi richiesta dalle giovani e dai giovani al momento della costruzione della loro esperienza di scelta, consumo o adesione, significa rispetto di ciò che si è, e si era nel passato, e di tutto ciò che è diverso da sé, difforme dal codice della presunta “massa” che tradizionalmente è stata l’obiettivo primario del marketing e della comunicazione.
esprimersi come vero, personale, distintivo.
Si sono elevate le aspettative delle persone verso un’autenticità richiesta a tutti gli attori della società e del mercato, verso una promessa che non solo le aziende, ma tutte le organizzazioni debbono onorare comunicando e concretizzando azioni nei loro contesti competitivi. Abbiamo cominciato a sentire la pressione di questa nuova responsabilità, che riguarda tutte le generazioni, non solo la “generazione Greta”, che ha pur fatto da traino. L’agenda sostenibile deve oggi essere in grado di farci arrivare a un bilanciamento intelligente fra le tre “p”, persone-pianeta-profitto, se la nostra forma di capitalismo evoluto vuole continuare a esistere.
Ciò implica, di converso, per le aziende, agire per la costruzione oltre che di un fatturato e di una posizione quantitativa sul mercato, di una posizione qualitativa, fatta di credibilità e di fiducia da conquistare giorno dopo giorno e non attribuita una volta e per sempre senza verifica costante.
Ne è derivata – e la pandemia ha velocizzato questo megatrend , non lo ha inventato! – una nuova cultura manageriale tipica di questa fase storica che è stata definita “stadio funzionale dell’autenticità” in cui l’autenticità diviene un vero e proprio fattore produttivo e in cui il management è chiamato a
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