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COSTITUZIONI PER GENERAZIONI FUTURE

di Marco Fioravanti*

Sarà la Rivoluzione americana che per prima azionerà il rapporto tra generazioni future e potere costituente, considerato quest’ultimo il vero elemento discriminante tra l’antico regime e l’età dei diritti. Il ricorso al potere costituente comporterà un’istanza di emancipazione e una richiesta di partecipazione dal basso. Thomas Jefferson – il redattore della Dichiarazione di indipendenza del 4 luglio 1776 – concettualizzerà prima di altri il rapporto tra quella forma di sovranità allo stato puro che è il potere costituente con il

rispetto dei diritti delle generazioni future e l’idea che nessuna generazione può frenare la libertà, l’iniziativa, la fantasia di quelle successive con regole troppo rigide e immodificabili. Il popolo è il primo e ultimo momento di fondamento del potere, così come della sua critica e contestazione. Ed è proprio tramite l’incontro di Jefferson, ambasciatore a Parigi dal 1784 al 1789, con il marchese di Condorcet, che le idee rivoluzionarie e costituenti americane giungono in Francia contribuendo a innescare la miccia rivoluzionaria.

Le Rivoluzioni atlantiche del Settecento – che

tradizionalmente si riducevano a quella americana e quella francese, ma che negli ultimi anni vengono affiancate a quella haitiana condotta da Toussaint Louverture per la liberazione degli schiavi – sentono l’esigenza non solo di ripensare il rapporto “con” e “tra” le generazioni, ma di modificare proprio la relazione con il tempo e con il suo computo.

*Professore associato in Storia del diritto medievale e moderno - marco.fioravanti@uniroma2.it

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