Prima di tutto, il second- hand è particolarmente soggetto a influenze sociali. I prodotti che possediamo – e in particolare quelli che indossiamo – contribuiscono fortemente alla creazione della nostra immagine e della nostra identità. L’utilizzo di prodotti usati, generalmente percepiti come di minor valore rispetto ai nuovi, potrebbe esporre l’individuo a stigma sociale e ledere l’immagine di sé. Questo chiaramente contrasta con la tendenza delle persone a mantenere una parvenza positiva e un’identità sociale che non sia soggetta a pregiudizio e svalutazione. Alcuni bias comportamentali, invece, sono specifici per la categoria di prodotto in considerazione . Ad esempio, le persone possono essere riluttanti a indossare vestiti di seconda mano per motivazioni igieniche, in quanto temono di essere in qualche modo “contagiati”. Tuttavia – e qui appare evidente la deviazione da un giudizio razionale – non c’è ragione di credere che un capo
usato possa porre più rischi rispetto a uno nuovo: le comuni procedure di igienizzazione li riducono nella stessa misura per capi nuovi e usati. Lo stesso vale per l’acquisto di smartphone e dispositivi elettronici ricondizionati. Rispetto a questa pratica, le persone riportano generalmente preoccupazioni circa i rischi di malfunzionamento. Anche queste hanno una base cognitiva ed emotiva: cognitiva, in quanto si tende a sovrastimare la probabilità di incorrere in un evento avverso e la severità del relativo danno. Fenomeni rispettivamente noti come la cosiddetta
distorsione pessimistica delle probabilità e avversione per la perdita; emotiva, in quanto la tendenza è di evitare disappunto e rimpianto per non aver scelto un bene nuovo qualora il bene usato dia problemi. I bias comportamentali
sono chiaramente molteplici e la loro
individuazione è ancora una questione aperta. Mappare la relazione tra bias e comportamento sostenibile consente di progettare interventi volti a limitarne gli effetti avversi e favorire così l’economia circolare. Soprattutto in una fase di inflazione elevata.
Fonti
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