FERRUCCIO LAMBORGHINI E LA RICERCA DELLA MASSIMA QUALITÀ
Bisogna aggiungere che l’atten- zione alla qualità è da sempre stata una dei punti di forza della Lamborghini Trattori. Luciano Cevolani, storico dipendente e collaboratore di Ferruccio, ha raccontato di quanto fosse all’avanguardia l’azienda anche in termini di strumentazioni e uten- sili: l’azienda aveva un banco di prova di ultima generazione, di gran lunga più preciso e accurato rispetto a quelli della motorizzazi- one civile, ed era dotata anche di quella che veniva chiamata la “stanza del freddo”, dove si testavano i motori ed i trattori in condizioni climatiche proibitive per assicurarsi che potessero avviarsi e lavorare in qualsiasi area del mondo. Lamborghini, inoltre, non era un “uomo da ufficio”, in quanto
preferiva stare in officina per controllare il lavoro svolto ed eventualmente insegnare ai dipendenti come migliorare. Come si legge nel libro “Una carioca per tutti”, di cui sono autore, basato su un’intervista a Cevolani, «Il padrone non se ne sta chiuso nel suo ufficio, bensì spesso veste la tuta da lavoro e sta in mezzo ai suoi dipendenti ad insegnare loro come si fa una cosa o a suggerire modifiche e migliorie, sporcandosi per primo le mani con l’olio motore». «Raccontano i dipendenti Lambo- rghini – prosegue il testo – che la scrivania di Ferruccio era sempre vuota e lui la occupava solo di rado. A lavorare sono ragazzi giovanissimi – Cevolani comincia a quattordici anni – o coetanei
dei padroni, gente sui trenta o quaranta che ha fatto la guerra e non si tira indietro quando c’è del lavoro extra o si deve fare qualcosa di nuovo. Nonostante l’azienda sia sempre più grande e si assuma sempre più perso- nale, c’è ancora quel legame di famigliarità in officina, in cui il proprietario conosce tutti i suoi dipendenti, spesso compaesani, e con i quali gioca a carte la sera al bar. Se perde offre da bere a tutti, se vince devolve i soldi in beneficenza all’orfanotrofio».
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COME ERAVAMO
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