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Newsletter di Ateneo n°8 #caos

UNINEWS TORVERGATA

Giugno 2025 n°8

#caos

SOMMARIO

#Caos

In apertura - Caos ed entropia di Antonella Canini Il Caos in Chimica: Quando l’Ordine Non Basta di Marilena Carbone Fuga dal sistema: per un problema, una legge di Carla Solinas Il caos e noi di Laura Menini Interpretare il caos nei mercati finanziari di Katia Colaneri Ordinare il reale /disordinare lo spazio di Luca Mazzei

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Direttrice responsabile Lucia Ceci

Progetto grafico Francesco Cirulli

UNINEWS TORVERGATA Contatti: uninews@uniroma2.it Web: https://n9.cl/uninewstv

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Web Scilla Gentili

Redazione Pierpaolo Basso, Thomas M. Brown, Maria Novella Campagnoli, Marilena Carbone, Francesco Cirulli, Claudia Roberta Combei, Tommaso Continisio, Maria Rosaria D’Ascenzo, Adriana Escobar Rios, Francesco Fabbro, Scilla Gentili, Francesca Grandi, Emanuela Liburdi, Federica Lorini, Florinda Magliulo, Michela Rustici, Andrea Sansone, Sabina Simeone, Marco Tirone, Chiara Tranquilli

Chiuso in redazione: 27 Giugno 2025

di Antonella Canini * In apertura - Caos ed entropia

Nell’intricato arazzo dell’universo, un singolo filo si intreccia tra i complessi schemi dell’esistenza, legando il cosmo, la vita e il tessuto stesso della realtà in un insieme coerente. Questo filo, noto a scienziati e filosofi, è l’entropia. Spesso fraintesa e avvolta nel mistero, l’entropia è la chiave per svelare i segreti del caos dell’universo. Attraverso la lente dell’entropia, intraprendiamo un viaggio esplorativo per decifrare i messaggi criptici che la natura sussurra fin dall’alba dei tempi. Al centro della comprensione dell’entropia si trovano le leggi fondamentali della termodinamica. Queste leggi, che governano il comportamento dell’energia nel nostro universo, preparano il terreno per la danza cosmica di ordine e disordine. La Prima Legge, un’affermazione di conservazione dell’energia, afferma che l’energia non può essere né creata né distrutta. È il contabile universale che garantisce che ogni piccola quantità di energia venga contabilizzata. Poi arriva la Seconda Legge, la star del nostro spettacolo dell’entropia. Afferma che in qualsiasi sistema chiuso, l’entropia, o il disordine, aumenteranno o rimarranno invariati. È la naturale tendenza delle cose a passare da uno stato di ordine a uno di caos, da mazzi di carte ordinatamente impilati a composizioni sparse sul pavimento.

Il concetto di entropia non è limitato al regno della fisica. Si estende, influenzando e plasmando diverse altre discipline. In chimica, l’entropia spiega perché alcune reazioni avvengono spontaneamente mentre altre no. È la mano invisibile che guida le molecole nella loro incessante ricerca del disordine. Anche la biologia è sotto l’incantesimo dell’entropia. La vita, nella sua essenza, è una battaglia contro l’entropia, una lotta per mantenere l’ordine in un mondo incline al caos. Persino nel regno astratto della teoria dell’informazione, l’entropia misura l’incertezza di un sistema, quantificando l’informazione come antidoto al caos. Quantificare il caos non è un compito semplice. Misurare l’entropia è come ascoltare i sussurri dei segreti più profondi della natura. Gli scienziati impiegano una vasta gamma di strumenti e metodi, dalle semplici equazioni termodinamiche ai complessi modelli statistici, per misurare il livello di disordine in un sistema. Tuttavia, queste misurazioni presentano sfide e limiti, in particolare quando si tratta di sistemi complessi e dinamici in cui il caos regna sovrano. Nonostante queste sfide, la ricerca per comprendere l’entropia è incessante e fa luce su tutto, dallo scioglimento dei ghiacci alla formazione delle galassie.

*Prorettrice all'Ambiente, alla Sostenibilità e alla Transizione energetica canini@uniroma2.it

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Uno degli aspetti più affascinanti dell’entropia è il suo rapporto con il tempo. La Seconda Legge dà al tempo la sua direzione, la sua freccia. È il motivo per cui ricordiamo il passato ma non il futuro, per cui invecchiamo, per cui le rovine di antiche civiltà si sgretolano in polvere. L’entropia è la custode del tempo dell’universo, che scorre inesorabilmente mentre il cosmo marcia verso uno stato di disordine assoluto. Questo inesorabile flusso del tempo, dall’ordine al caos, dal passato al futuro, è un racconto sull’entropia, una saga della storia in divenire dell’universo. L’entropia svolge un ruolo vitale nella vita pulsante degli ecosistemi terrestri. Guida il flusso di energia attraverso le catene alimentari, dall’energia radiante del sole alla complessa rete della vita. Essa spiega perché gli ecosistemi tendono all’equilibrio, perché la natura aborrisce il vuoto e perché la diversità è fondamentale per la resilienza. E mentre l’umanità si confronta con l’incombente spettro del cambiamento climatico, comprendere il ruolo dell’entropia nell’ambiente è più cruciale che mai. È un tassello fondamentale per risolvere le complesse sfide che ci troviamo ad affrontare, dallo scioglimento dei ghiacciai alla morte delle barriere coralline. La teoria del caos, con i suoi strani attrattori e gli effetti “farfalla”, è profondamente intrecciata con l’entropia. Esplora sistemi così sensibili alle condizioni iniziali che prevederne il comportamento diventa quasi impossibile. Questi sistemi, dai modelli meteorologici ai mercati azionari, sono arene in cui entropia e caos danzano insieme, dove l’ordine si dissolve

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nell’imprevedibilità al minimo accenno. Attraverso la teoria del caos, gli scienziati cercano di comprendere questa danza, di trovare schemi in ciò che è apparentemente casuale, di portare una parvenza di ordine al caos. L’entropia non è solo un concetto su cui gli scienziati possono riflettere. Permea la nostra vita quotidiana, influenzando ogni cosa, dai gadget che utilizziamo alle società che costruiamo. È nel vapore che si alza dal caffè del mattino, nella ruggine che consuma lentamente una vecchia auto, nel viso invecchiato che si riflette nello specchio. Nonostante la sua onnipresenza, l’entropia ispira artisti e filosofi a riflettere sulla bellezza transitoria della vita, sull’impermanenza di ogni cosa e sugli intricati schemi intessuti dall’interazione tra ordine e caos. Mentre ci troviamo alle porte di una nuova era, la ricerca dell’umanità non è solo quella di comprendere l’entropia, ma di dominarla. Scienziati e ingegneri stanno escogitando modi per sfruttarla, gestirla e persino invertirla. Dalle tecnologie all’avanguardia che cercano di riciclare il calore disperso in energia utile ai concetti teorici che sfidano la nostra stessa comprensione dell’universo, la battaglia contro l’entropia è in corso. Eppure, mentre avanziamo, sorgono interrogativi etici e pratici. Quali sono le conseguenze della manomissione dell’equilibrio della natura? In biologia la teoria darwiniana afferma che le forme degli organismi viventi non sono immutabili, ma che le specie evolvono attraverso un processo di selezione naturale che passa per la riproduzione degli individui e l’alterazione dei caratteri trasmessi alla loro discendenza.

Ciò che contraddistingue una teoria scientifica è l’essere eternamente soggetta a un giudizio e può essere rimessa in discussione dalla sperimentazione. Lo scienziato dal suo canto vive in un mondo in cui ogni certezza è provvisoria e in attesa di esser soppiantata da una teoria migliore. Questa è la forza motrice di ogni ricercatore che può contare sulla bellezza dei processi di modellizzazione alla base della scienza moderna.

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IL CAOS IN CHIMICA: QUANDO L’ORDINE NON BASTA

In chimica, il caos emerge in diversi ambiti. Il caso più noto è quello delle reazioni chimiche oscillanti, come la reazione di Belousov–Zhabotinsky. In laboratorio queste reazioni mostrano variazioni cicliche di colore, ma in certe condizioni diventano irregolari, caotiche. Il sistema non si stabilizza e non ripete mai lo stesso schema, pur rispettando le leggi chimiche. Il meccanismo alla base è spesso una retroazione non lineare: i prodotti della reazione influenzano la reazione stessa, creando circuiti di feedback complessi. Quando le equazioni che descrivono il sistema sono non lineari, il comportamento può cambiare bruscamente con piccole variazioni nei parametri. Il caos si osserva anche in reazioni elettrochimiche. In certi esperimenti, la corrente elettrica oscilla in modo imprevedibile a causa dell’interazione tra la reazione chimica e il potenziale dell’elettrodo. Questi fenomeni sono studiati per migliorare la stabilità di dispositivi come batterie e sensori. Altri esempi vengono dai sistemi reazione- diffusione, dove le sostanze reagiscono e si diffondono nello spazio. Possono formare strutture complesse (macchie, onde, spirali), alcune delle quali caotiche.

di Marilena Carbone *

Ma esiste un lato meno prevedibile dove anche sistemi semplici possono generare comportamenti complessi e apparentemente casuali. È il campo della teoria del caos. Il caos, in termini scientifici, non significa disordine. Indica un comportamento deterministico ma imprevedibile, dovuto a una grande sensibilità alle condizioni iniziali. In pratica, piccoli cambiamenti nei dati di partenza possono produrre effetti molto diversi nel tempo. Questo rende il sistema caotico: segue regole precise, ma è difficile da prevedere. La chimica è spesso vista come una scienza rigorosa: molecole che reagiscono secondo regole precise, risultati ripetibili, calcoli esatti.

* Professoressa ordinaria di Chimica generale e inorganica carbone@uniroma2.it

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Questi modelli aiutano anche a spiegare pattern naturali come quelli sulla pelle degli animali. Anche a livello molecolare, le simulazioni mostrano che il comportamento delle particelle può essere caotico: minime variazioni nelle condizioni iniziali portano a traiettorie molto diverse. Questo ha conseguenze in settori come la dinamica delle proteine, la catalisi e la chimica computazionale. Perché studiare il caos in chimica? Perché conoscere dove inizia il caos permette di controllare un processo, evitarne l’instabilità o, in certi casi, sfruttarlo. In alcuni reattori, il caos può migliorare la miscelazione. In altri casi va evitato per garantire risultati ripetibili.

Infine, il caos è presente anche nei sistemi biochimici, dove le reti metaboliche e i segnali cellulari mostrano dinamiche caotiche. Comprenderle può aiutare a distinguere processi fisiologici da stati patologici. In sintesi, il caos in chimica non è un errore né una sorpresa fastidiosa. È una proprietà intrinseca di molti sistemi complessi. Studiarlo ci aiuta a capire meglio la realtà, dove l’ordine assoluto è raro e l’imprevedibilità può essere una risorsa.

Fonti

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FUGA DAL SISTEMA: PER UN PROBLEMA , UNA LEGGE

di Carla Solinas *

Ordine, organicità, concisione, chiarezza espressiva erano, e sono, caratteristiche di quelle codificazioni, estrinsecazioni di una forte istanza razionalizzatrice del diritto; una razionalità vicina alla logica, in alcuni casi, come in quello del BGB, il Bürgerliches Gesetzbuch, nel quale è confluito il rigore concettuale della dottrina sistematica tedesca. Nelle 2969 disposizioni del Codice civile italiano si è condensata l’ambiziosa aspirazione di regolare ogni vicenda dei rapporti civili e commerciali: dalla tutela delle persone fisiche alla costituzione e funzionamento degli enti; dai rapporti familiari a quelli successori; dai contratti alle obbligazioni e ai diritti reali; dal risarcimento dei danni alla disciplina del lavoro; dall’impresa alla tutela dei diritti. Nella loro pretesa universalità i codici moderni hanno offerto, ciascuno con le proprie peculiarità, un’àncora sicura per cogliere la varietà del reale e disciplinarla secondo coerenza, a garanzia della certezza del diritto. In una celebre missiva indirizzata ad Honoré de Balzac, Stendhal raccontava di aver cercato ispirazione nel Code civil «pour prendre le ton […] afin d’être toujours naturel». Era il 30 ottobre 1840 e l’autore de La Certosa di Parma poteva agevolmente rinvenire in un testo normativo la guida per costruire una narrazione fedele alla multiforme realtà dei rapporti tra individui del tempo.

* Professoressa associata di Diritto Privato carla.solinas@uniroma2.it

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Su campioni biologici prelevati dai due mesi di vita fino ai 5 anni di età verranno effettuate analisi ad altissimo potenziale tecnologico del profilo molecolare di diverse matrici biologiche, unitamente identificate nel termine di “biologia dei sistemi”. L’enorme mole di dati generati e la loro dinamica nel corso del tempo sarà associata e avrà quindi il fine ultimo di predire tre condizioni cliniche insorgenti in una parte dei pazienti arruolati quali: asma, infezioni ricorrenti e la scarsa risposta alle vaccinazioni previste nell’infanzia. Le informazioni derivanti da queste analisi forniranno delle conoscenze biologiche relative alle strutture molecolari operanti in un organismo in crescita rappresentando un unicum nella ricerca globale in pediatria. L’ipotesi è quindi che l’analisi molecolare di multipli sistemi biologici fornisca degli obiettivi terapeutici,

Il Codice come strumento ordinante la variegata realtà, dunque. Sarebbe però impossibile per uno Stendhal contemporaneo continuare a trarre utile ispirazione dal Codice civile per raccontare i nostri giorni. Buona parte dei rapporti tra individui è ormai disciplinata in numerose e distinte leggi e testi unici (talvolta illusoriamente chiamati “codici”, seppur privi della razionalità e sistematicità di questi ultimi): un intricato insieme di fonti europee e nazionali non solo di rango legislativo e primario, ma spesso regolamentare e secondario. Ad esse si affiancano normative che, sebbene non vincolanti, mirano a condizionare comportamenti: è il soft law delle linee guida, dei codici di condotta, ecc. Un disorganico panorama di regolamentazioni, alimentato da interventi legislativi sempre più frutto dalla contingenza o comunque volti alla soluzione di singoli aspetti di una tematica; per un problema una legge, verrebbe da dire. Un ultimo esempio – uno tra i tanti – è offerto dal Regolamento europeo sull’Intelligenza Artificiale del 2024. Esso disciplina la circolazione nella Ue dei sistemi di intelligenza artificiale (AI). Non regola, però, il connesso tema della responsabilità per danni da AI (rimesso ad una proposta di Direttiva, peraltro recentemente ritirata); né i profili attinenti ai dati di cui l’AI si alimenta; né quelli relativi ai vizi dei prodotti che la utilizzano, ecc. Di tutti questi aspetti si occupano -ma in via via generale- altri testi normativi, volta per volta «fatti salvi» dal Regolamento del 2024, il quale disciplina, in ben 113 articoli dalla forma tutt’altro che concisa, solo un aspetto di un più ampio e complesso fenomeno.

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Un quadro ben distante dall’ordine, dall’organicità, dalla concisione e dalla chiarezza del diritto privato di matrice codicistica, che scoraggerebbe un moderno romanziere dal farvi ricorso. Lo attenderebbe, infatti, una faticosa ricerca delle regole pertinenti ai diversi aspetti di una data vicenda e il compito di ricostruire, come in un puzzle, la loro reciproca coerenza. Un compito che è sfidante anche per il giurista contemporaneo. Eppure, raramente si parla di «caos». Per descrivere la rottura della razionalità e organicità codicistica il giurista ragiona di

«decodificazione», di «disordine delle fonti», di «complessità», quasi a significare che, anche nella confusione apparente, esiste sempre un criterio ordinante che spetta all’interprete trovare e suggerire. È questo il compito assegnato oggi agli studiosi e alle studiose del diritto privato.

Fonti

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E CAOS NOI IL

Il sistema di Lorenz ha tre stati di equilibrio, uno nell’origine (0,0,0) (il cerchietto nero nella Figura 1), e altri due a quota z=27 (i due cerchietti rossi). Dalla condizione iniziale (0,0,50) si ottiene una traiettoria molto speciale (in giallo in Figura 1): per tutti i tempi successivi lo stato rimane esattamente sull’asse z viaggiando verso l’origine. Invece, dalle condizioni iniziali (0.1,0,50) e (0,0.1,50), si ottengono, rispettivamente, le traiettorie in blu e in verde, che hanno un comportamento davvero curioso: per un primo intervallo di tempo sono simili a quella gialla, ma a un certo punto, quando sono un po’ più vicine all’origine, si staccano dall’asse z in direzioni opposte per dirigersi verso una delle due

di Laura Menini *

La parola caos suscita normalmente una reazione negativa: pensiamo a una varietà di situazioni a diverso livello svantaggiose, da quelle drammatiche associate a eventi catastrofici, a livello medio realtà urbane o sociali non ben organizzate e infine, banalmente, a momenti di vita quotidiana, come per me il lavoro sul piccolissimo spazio “ragionevolmente utilizzabile” della scrivania nel mio ufficio. Se però abbiamo incontrato esempi di sistemi caotici nei nostri studi, alla parola caos associamo immagini decisamente belle. Per illustrare alcune caratteristiche dei sistemi caotici, farò riferimento al sistema di Lorenz, un sistema dinamico non lineare, apparentemente molto semplice, del quale alcune traiettorie tipiche sono riportate nelle figure 1 e 2. Un sistema dinamico descrive l’evoluzione nel tempo del vettore detto stato, che, in questo caso, ha tre componenti, x,y, e z.

Figura 1

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*Professoressa ordinaria di Automatica - laura.menini@uniroma2.it

In fondo, credo che i sistemi caotici, con la loro regolare irregolarità, con la ripetitività di elementi simili ma non identici, con il brusco cambiamento di comportamento delle loro traiettorie, ci piacciano perché assomigliano a noi umani, alla nostra vita e alla vita in generale, molto più dei “noiosi” sistemi non caotici. Personalmente trovo l’immagine in Figura 1 davvero bella e intrigante, risveglia in me stupore e curiosità come un’opera d’arte e, anzi, me ne ricorda qualcuna (gli orologi molli nei quadri di Dalì). E anche le traiettorie della Figura 2, regolari, ma solo all’inizio, suscitano in me una sensazione di bellezza, simili alle evoluzioni del nastro in un esercizio di ginnastica ritmica. È importante notare che il comportamento strano che si ha nei pressi dell’origine non è casuale, le traiettorie sono deterministiche: da una data condizione iniziale la traiettoria è sempre la stessa. Si può dire che il moto caotico ha caratteristiche intermedie tra una regolare traiettoria di un sistema non caotico e quella, effettivamente non prevedibile, di un sistema stocastico.

Figura 2

“superfici”, a forma di “lobo”, che sembrano contenere, ciascuna, uno degli equilibri rossi. In tali zone si svolgerà, alternativamente, la maggior parte del loro percorso successivo. Infatti, ciascuna delle due traiettorie avrà un andamento regolare e irregolare allo stesso tempo, alternando intervalli di durate estremamente variabili, in cui percorrerà su un lobo una specie di spirale divergente dall’equilibrio, a brevi intervalli in cui “salterà” verso l’altro lobo. I due lobi costituiscono un “attrattore strano”; tali attrattori sono solo una delle caratteristiche tipiche del caos, non sono vere e proprie superfici, anche se a livello visivo assomigliano a porzioni di superficie che vengono progressivamente riempite da ciascuna delle due traiettorie in blu e verde. Le traiettorie del sistema di Lorenz sono caotiche nella regione di spazio vicino all’origine, mentre, partendo da lontano, come per le sei traiettorie in Figura 2, quasi sempre traiettorie da condizioni iniziali vicine (presso il punto indicato con un asterisco) si mantengono vicine, e hanno un andamento abbastanza regolare, per tutto il tempo che serve ad avvicinarsi all’attrattore.

Fonti

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NEI MERCATI INTERPRETARE IL CAOS

Nel linguaggio comune, il termine caos è spesso associato a confusione, instabilità e imprevedibilità, caratteristiche che descrivono bene certe fasi dei mercati finanziari. Crisi, bolle speculative o periodi di forte volatilità ne sono esempi concreti, spesso scatenati da eventi esogeni difficili da anticipare. FINANZIARI La pandemia da COVID-19 è uno di questi: imprevedibile ai più, ha provocato una reazione violenta dei mercati, con crolli storici e picchi di volatilità in tempi brevissimi. Anche la crisi del 2008, avviata dal crollo dei mutui subprime, ha mostrato la complessità della rete finanziaria e come piccoli squilibri possano diffondersi rapidamente su scala globale. Interpretare queste dinamiche dal punto di vista matematico richiede approcci sempre più raffinati: Black-Scholes e CAPM sono stati rimpiazzati da modelli più sofisticati, capaci di cogliere meglio le turbolenze dei mercati reali. Ad esempio, le discontinuità improvvise nei prezzi, ignorate dai modelli gaussiani, sono ben spiegate dai processi di Lévy; il moto browniano frazionario, che introduce memoria nel sistema, è utile per rappresentare mercati con volatilità persistente; i processi di Hawkes, invece, descrivono eventi catastrofici a cascata come le crisi sistemiche. Inoltre, oggi, la grande disponibilità di dati e di potenza computazionale e l’intelligenza artificiale ci forniscono strumenti efficaci per capire il comportamento dei mercati. Non riusciremo a eliminare il caos ma possiamo imparare a leggerlo meglio.

di Katia Colaneri *

Fonti

*Professoressa associata di Metodi matematici dell’economia e delle scienze attuariali e finanziarie katia.colaneri@uniroma2.it

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ORDINARE IL REALE /DISORDINARE LO SPAZIO

Sotto un certo punto di vista il cinema è geometria. O meglio disciplina della vista, nonché supremazia del quadro sul nebuloso sconfinare del non visto ai bordi dell’occhio.

di Luca Mazzei *

Al suo interno la vaghezza della coda dell’occhio è sostituita da rapporti geometrici: 1,33: 1 il muto, 1,15: 1 il primo sonoro; 1, 37:1: l’era Academy; 2,35: il titanico cinemascope, 1,66:1 o 1,85: 1 i più timorosi formati europeo ed americano. Rapporti matematici contro nebbie, virgole e punti contro aggettivi. Se ne risente nel 1931 Ejzenstein, che suggerisce in un suo famoso saggio di variarne almeno la forma. Si ripensino le basi, si snelliscano le altezze, come succede da sempre nei quadri pittorici, come si fa pure nella fotografia. E già lo sosteneva nel 1918 il geniale illustratore- regista italiano Toddi. Il problema, affondi della teoria a parte, rimane però sempre lo stesso. Impossibile per lo spettatore uscire con l’occhio ancora aperto dal quadro. L’immagine che lo superi muore sempre ai suoi confini.

Contraddizione? No, dualismo. «D’altra parte», dice André Bazin, «il cinema è un linguaggio», e il linguaggio è ordine, serie di sintagmi che l’occhio riconosce come tale. Ma esistono immagini che escono dal quadro? No. Caos non datur , potremmo dire. Eppure, il caos nel cinema c’è. Dove? Ai lati dell’immagine. Anzi meglio dire davanti ad essa. Non mi riferisco qui ai numerosi racconti cinematografici dell’oltre apocalisse, né dei molti tentativi di affidarsi al non sense , all’emersione del figurale ( Rétour à la raison di Man Ray, Un chien Andalou di Luis Bunuel, avanti agli altri), meravigliosi ripensamenti avanguardistici del medium cinema, certo, ma in fondo anche cerebrali esperimenti per liberarsi dalla logica, che smettono di essere tali quando li si produce, si girano, si montano. No, la storia che voglio raccontare è più umana.

* Professore ordinario di Cinema, fotografia e televisione - luca.mazzei@uniroma2.it

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Mi riferisco qui al cinema visto da Gorky nel 1896 a Nizny Novgorod, quando la proiezione che gli scorre davanti agli occhi gli appare come un mondo infernale, fatto di grigie ombre senza pace e senza ordine. O ancora al cinema caotico ma tutto mentale, percepito su una poltrona del suo studio dal protagonista di Cinematografo cerebrale (1907) di De Amicis. Ma anche quello meraviglioso e angoscioso insieme de La notte mistica dell’amore e del dolore, scorci bizantini e morti cinematografiche (1913) di Dino Campana, dove vedere diventa meraviglioso, essere forzato a vedere. E mi riferisco anche al cinema che entra nel corpo e lo possiede dei soggetti psichiatrici curati dallo psichiatra e fisiologo Giuseppe D’Abundo (1908). A quello dei corpi assorbiti dal film e da questo poi costretti all’eternità del racconto il vampiro di Horacio Quiroga (1921). O a quello dei personaggi del film stanchi di ripetere la loro recita che a un certo punto si rifiutano di rispettare i confini spaziali e temporali dell’inquadratura, di Un’avventura cinematografica di Carlo Mariani dell’Anguillara (1926) L’immagine qui sfugge al quadro ed entra sulla carta. Diventa cioè segno d’inchiostro che mima ciò che altrimenti non si può rappresentare ma che la mente sa, per esperienza, essere stato vero. La penna diventa qui dunque, non solo il modo con cui scrivere di un’esperienza passata, ma anche lo specchio con cui affrontare la Medusa dell’immagine in movimento. Il tutto in un gioco al limite dei media, che per un attimo illude lo spettatore di poter essere là dove con le armi della logica non potrebbe essere.

Di superare insomma i confini del quadro, a volte facendosi parte di esso, a volte, come succede in un tragico finale a Bigia, la protagonista del racconto di Ada Negri Cinematografo (1928) portandolo con sé fino alla morte, travolta dalle immagini che sono dentro di lei e insieme dalle automobili che passano nella via. Perché, d’altronde come forse direbbe Bazin, il caos, al cinema come sulla carta, è pur sempre una metafora. E si rassegni il povero Perseo, ne rida la Medusa. Ma che sullo schermo di un cinema come su quello di un computer, il brivido del racconto filmico sia sempre quello misurato e illusorio, di farsi possedere dalle immagini, caos non tanto calmo che invade lo spettatore, è altrettanto vero. Se ne rassegni la Medusa.

Fonti

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Caos pre-esame:

consigli pratici e non solo

di Federica Lorini, Emanuela Liburdi *

Ammettiamolo: la settimana pre-esame è un girone infernale in cui le ore sembrano moltiplicarsi in modo inversamente proporzionale alla quantità di informazioni che riusciamo a immagazzinare. La scrivania si trasforma in un Tetris di libri e appunti, il caffè diventa il nostro migliore amico, e l'unica attività fisica che pratichiamo è il frenetico cambio pagina. In un veloce giro tra i corridoi ci siamo divertite a raccogliere qualche voce di chi sta vivendo questo caos. «Sinceramente? La mia strategia è il panico costruttivo» ci confessa Marco, studente di Ingegneria. «Mi dico che se non studio adesso, è finita. Di solito funziona... fino a quando non mi blocco e fisso il muro per mezz’ora». Ecco, allora, qualche “dritta”, condita con un pizzico di ironia per navigare in questo mare di ansia senza affogare.

1. Domina il tempo o almeno prova a non esserne completamente travolto

Può sembrare banale ma provare a dare un minimo di ordine al caos può fare la differenza.

*Ufficio Comunicazione di Ateneo - federica.lorini@uniroma2.it , emanuela.liburdi@uniroma2.it

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4. Alleati ma con moderazione

Non devi diventare Marie Kondo degli appunti, ma buttare giù una vaga scaletta di argomenti da ripassare può evitare quella sensazione paralizzante di “non so da dove cominciare”. E ricorda, le micro- pause sono tue amiche: 5 minuti per sgranchirti le gambe o fissare il vuoto sono meglio di un blocco di studio di tre ore filate che ti lascia solo con gli occhi che bruciano. «Io metto la sveglia ogni ora per alzarmi e fare due passi» ci dice Arianna, studentessa di Lettere. «Se sto a lungo seduta mi sembra di non apprendere più niente e poi, lo confesso, non riesco a stare troppo lontana da TikTok…».

I gruppi di studio possono essere un’arma a doppio taglio. Se usati con intelligenza per chiarire dubbi e confrontarsi, sono fantastici. Se si trasformano in sessioni di lamentela collettiva o in un pretesto per procrastinare, beh... forse è meglio studiare da soli con le cuffie. «Il nostro gruppo di studio è diventato un gruppo di supporto per studenti disperati », ci confessa Sara ridendo. «Ci scambiamo appunti, ma soprattutto ci lamentiamo insieme. Funziona, a suo modo».

2. Sfrutta la potenza del cramming intelligente se la situazione lo richiede

Nessuno lo consiglia come metodo di studio, ma a volte la realtà bussa e ha le sembianze di un tomo da finire entro domani. In questi casi, focalizzati sui concetti chiave, crea riassunti come se la tua vita (accademica) dipendesse da essi, e prova a usare trucchi mnemonici anche un po’ assurdi: l’importante è che funzionino per te. «Il mio trucco è ripetere ad alta voce come un pazzo», ammette Alessandro di Economia. «I miei coinquilini mi odiano, ma almeno qualcosa mi rimane in testa».

5. Ricorda: è solo un esame (anche se sembra la fine del mondo):

Lo sappiamo, in quel momento sembra la cosa più importante dell'universo. Ma cerca di relativizzare. Un esame andato male non definisce la tua intera esistenza. Fai del tuo meglio, e qualunque sia il risultato, ci sarà sempre un'altra opportunità. Quindi prendi un respiro profondo, sorridi e affronta questo caos con la consapevolezza che ne uscirai, in un modo o nell'altro. E magari, alla fine, potrai anche farti una bella dormita e una pizza appena sfornata.

3. Nutri il tuo corpo e non solo con pizza fredda

Sembra ovvio, ma durante lo studio tendiamo a dimenticarci che siamo esseri umani con bisogni primari. Un po’ di frutta, una barretta di cioccolato fondente e tanta acqua possono fare miracoli per la concentrazione.

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Porfirine, fotosintesi fotovoltaico al dalla

di Angelo Lembo *

Le porfirine sono molecole straordinarie, presenti in natura in forme fondamentali per la vita. Sono il cuore della clorofilla nelle piante, dell’emoglobina nel sangue umano e della famiglia dei citocromi P450, enzimi fondamentali per il metabolismo dei mammiferi e per la prima difesa verso sostanze xenobiotiche. La loro struttura è complessa ma elegante: un anello grande e planare con caratteristiche aromatiche, costituito da atomi di carbonio e azoto e capace di ospitare al centro un atomo metallico. Quest’ultima capacità e un sistema di elettroni aromatici conferiscono loro proprietà

chimiche e ottiche uniche e tali da renderle un materiale appetibile in un campo molto attuale: l’energia solare. Negli ultimi decenni, le porfirine hanno attirato l’attenzione dei ricercatori e delle ricercatrici nel settore del fotovoltaico, inizialmente nelle celle solari di tipo sensibilizzato, chiamate dye- sensitized solar cells (DSSCs) e successivamente anche nelle celle solari a base di perovskite, perovskite solar cells (PSCs). Nelle DSSCs, la luce solare non viene assorbita direttamente dal materiale semiconduttore, come accade nel silicio, ma da un colorante ( dye ) che funge da antenna molecolare.

*Ricercatore (RTD-A) in Chimica generale e inorganica angelo.lembo@uniroma2.it

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È qui che entrano in gioco le porfirine. Grazie alla loro somiglianza strutturale con la clorofilla, le porfirine sintetiche possono assorbire la luce solare in modo molto efficiente, trasformandola in elettricità. Quando la luce colpisce la molecola di porfirina, questa si eccita, cioè porta un elettrone a un livello energetico più alto. Questo elettrone viene poi trasferito a un semiconduttore, solitamente biossido di titanio, dando così origine a una corrente elettrica. L’uso delle porfirine nelle DSSC è molto promettente: possono essere modificate chimicamente in modo molto preciso per migliorarne l’efficienza o adattarle a condizioni specifiche, come la luce artificiale degli ambienti interni. Sono poi considerate relativamente sostenibili e meno tossiche rispetto ad altri coloranti di origine metallica. Inoltre si può ottimizzare il loro assorbimento della luce. I ricercatori riescono a “tunare” la loro struttura per catturare più luce possibile, sia nel visibile sia nell’infrarosso. Nei nostri laboratori si sta lavorando alla sintesi di zinco-porfirine variamente funzionalizzate in modo tale da estendere il sistema di elettroni della struttura base e ottenere dei dyes di colore verde, efficienti e stabili. Le celle solari basate su porfirine sono infatti anche semi-trasparenti, leggere e flessibili, ideali per applicazioni innovative nei vetri degli edifici (building- integrated photovoltaics ), nelle serre fotovoltaiche ( photovoltaic greenhouse ) o nei dispositivi elettronici indossabili. Sono già in fase di studio per alimentare sensori ambientali, dispositivi per l’Internet delle Cose (IoT), o per essere utilizzate in zone remote dove servono soluzioni energetiche semplici ed economiche.

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Tor Vergata Welcomes Visiting Professors

di Francesca Grandi *

Tor Vergata University of Rome promotes the Visiting Professor Program as part of its commitment to enhancing academic excellence and international collaborations. Open to tenured faculty members from foreign institutions, the program allows visiting scholars to teach for a period ranging from twenty hours to three months in Bachelor's, Master's, One-Cycle Degree, and PhD programs of our University. To find out firsthand what the Visiting Professors Program is all about, we met two professors who recently visited our University: Professor Rodolphe Baudin and Professor Paolo Davide Farah. Professor Baudin is Full Professor of Russian Literature at Sorbonne Université. His research focuses on late 18th- and early 19th-century Russian literature and culture, with interests in egodocuments, translation studies, and disability studies. Each year, the Visiting Professors Program at Tor Vergata University welcomes a considerable number of distinguished scholars from across the globe for research and educational purposes. This initiative offers students the chance to engage with diverse and innovative teaching methods while contributing significantly to the University’s international dimension.

*Divisione “Terza Missione e Partecipazione in Enti Nazionali di Ricerca” francesca.grandi@uniroma2.it

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He was invited by Professor Bianca Sulpasso and the Department of History, Humanities and Society to carry out teaching activities through seminars and lectures. “I thoroughly enjoyed teaching at Tor Vergata and would strongly recommend this opportunity to other international colleagues. My time in Rome allowed me to establish meaningful connections with Italian Slavists in Rome and other cities, an invaluable experience for which I am grateful. In general, the interactions with students and colleagues were very positive. I was impressed that freshmen from the Russian program could follow lectures in English— something more challenging in France.

During my stay, we also discussed with Professor Sulpasso potential collaborations on research projects, with the idea of involving both Italian and international colleagues, and publications in Italian and French Academic Journals. On the other hand, Professor Farah is a Full Professor of Public Administration and Public Policy at West Virginia University (WVU) . He is a recognized expert in the interplay between trade, economic globalization, and non- trade concerns such as sustainable development, energy, environmental protection, and human rights, with a particular focus on China and other Asian countries.

Invited by Professor Amalia Diurni from the Department of Management and Law, he will be spending a short period at our university delivering seminars and lectures, offering students an international perspective on climate change, energy, and environmental law and policy. For more details on the Visiting Professors Program, please visit: https://web.uniroma2.it/it/ percorso/area_internaziona le/sezione/professori_visita tori

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Vaccinazione: nostro contributo alla salute globale

di Livia Benedetti *

Come dottoranda del 40º ciclo del Dottorato di Ricerca MIMIT – Corso di Dottorato in Microbiologia, Immunologia, Malattie Infettive e Trapianti – ho scelto di dedicare il mio lavoro allo studio delle malattie infettive e al modo in cui le vaccinazioni possono proteggere i pazienti più vulnerabili. La vaccinazione rappresenta uno dei traguardi più straordinari della medicina moderna, un pilastro nella lotta contro le malattie e un potente strumento di protezione sia individuale che collettiva. Malattie mortali come il vaiolo sono state debellate grazie a questa pratica, mentre altre, tra cui morbillo, poliomielite e difterite, sono efficacemente controllate. Ma il grande valore delle vaccinazioni risiede nella loro capacità di tutelare l’intera comunità: attraverso l'immunità di gregge, non solo si riduce la diffusione degli agenti patogeni, ma si protegge anche chi è più vulnerabile come anziani, bambini e individui immunocompromessi. In un mondo sempre più interconnesso, la vaccinazione non è solo una scelta individuale, ma un impegno per la sicurezza sanitaria globale. Tuttavia, il grado di protezione vaccinale nei pazienti immunocompromessi continua a rappresentare una sfida importante. È proprio qui che si inserisce il progetto di ricerca innovativo condotto presso il Policlinico Tor Vergata, sotto la guida del Professore Marco Iannetta.

*Dottoranda di ricerca in Microbiologia, Immunologia, Malattie Infettive e Trapia livia.benedetti27@gmail.com

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Fin dall’inizio del mio percorso presso il PTV, ho avuto la possibilità di immergermi in una ricerca che non è solo una sfida scientifica, ma anche un impegno concreto per la salute globale. Studiare l’immunità nei pazienti immunocompromessi significa affrontare questioni cruciali che potrebbero migliorare la loro protezione e la loro qualità di vita. Nel nostro centro vaccinale arruoliamo pazienti immunocompromessi per analizzare in dettaglio la loro immunità, sia umorale che cellulo-mediata. Attraverso specifiche metodiche di laboratorio, stimoliamo campioni di sangue con una libreria di peptidi per valutare lo stato complessivo del loro sistema immunitario e la capacità di rispondere a patogeni comuni. Ogni analisi, ogni dato raccolto contribuisce a perfezionare le strategie vaccinali e a rendere la prevenzione più efficace per chi ne ha più bisogno.

Ma questo progetto è più di una semplice indagine scientifica: è la dimostrazione di come la ricerca possa tradursi in benefici concreti per l’intera società. La vaccinazione non è solo una scelta individuale, ma un impegno collettivo per garantire che nessuno venga lasciato indietro nella lotta contro le malattie prevenibili. Condividere il mio percorso significa anche offrire un esempio ai giovani studenti che vogliono intraprendere la strada della ricerca. La scienza ha bisogno di persone curiose e motivate, capaci di mettere le loro competenze al servizio del progresso. Sapere che il mio lavoro può avere un impatto reale sulla vita delle persone mi dà la forza di continuare ogni giorno con entusiasmo.

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Il caos del bosco apparente

di Roberto Braglia *

A prima vista, il bosco sembra un luogo dominato dal disordine: rami intrecciati, piante che competono per la luce, tappeti di foglie in decomposizione, muschi, rampicanti e radici che si insinuano ovunque. Eppure ciò che percepiamo come caos è in realtà il risultato di complesse dinamiche ecologiche, regolate da equilibri millenari tra le specie vegetali e il loro ambiente. All’Orto Botanico del nostro Ateneo questa apparente anarchia è stata ricostruita con precisione scientifica, seguendo le carte fitosociologiche del territorio laziale. La fitosociologia, disciplina che studia le comunità vegetali (fitocenosi) in relazione ai fattori ecologici e al loro sviluppo nel tempo, ha permesso di riprodurre qui all’Orto Botanico ambienti come il bosco misto caducifoglio, la macchia mediterranea e altre tipologie di vegetazione, rispettando le associazioni naturali tra specie arboree, arbustive ed erbacee.

*Coordinatore dell’Orto Botanico dell’Università di Roma Tor Vergata - roberto.braglia@uniroma2.it

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Ogni pianta di questo mosaico vivente non è scelta a caso, ma inserita secondo la sua funzione ecologica, la sua strategia di sopravvivenza e il suo ruolo nello stadio evolutivo del bosco. Ad esempio, nelle aree dedicate al bosco misto caducifoglio o bosco mesofilo, si osservano querce, aceri, carpini e frassini, spesso accompagnati da cornacee, noccioli, filliree, biancospini, viburni e altri arbusti, che non solo convivono, ma interagiscono in modo dinamico. Le specie si influenzano a vicenda in una fitta rete di relazioni: alcune competono per la luce, altre modificano il suolo con la lettiera fogliare, altre ancora offrono rifugio o sostentamento a specie animali che a loro volta condizionano la riproduzione vegetale. Così, il nostro Orto Botanico diventa un laboratorio a cielo aperto dove il caos del bosco si rivela ordine, e dove la conservazione della biodiversità non si limita alla salvaguardia delle singole specie, ma si estende alla tutela delle relazioni ecologiche che rendono ogni bosco unico, resiliente e vivo.

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UNLOCK YOUR

CREATIVITY Contest Fotografico

Lascia il segno contribuisci* con le tue creazioni alla

REALIZZAZIONE DELLA COPERTINA della newsletter del tuo ateneo

*entro il 29 luglio

RITMI è il focus tematico del prossimo numero. Se desideri contribuire con una foto o un approfondimento dedicato al tema, invia la tua proposta (titolo e abstract di massimo 150 parole) a uninews@uniroma2.it entro il 29 luglio . La tua partecipazione è importante per noi!

"Il ritmo e l'armonia trovano la loro strada nei luoghi segreti dell'anima."

Platone

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