L’aggettivazione “a distanza” si svuota di significato di fronte a processi di apprendimento, prevalentemente informali e non formali, che si svolgono in modo ubiquo e distribuito, all’interno di sistemi e network digitali che non rispondono più alle caratteristiche dei prodotti tipografici, come ad esempio la linearità, la separazione fra produttori e fruitori, il riconoscimento dell’autorevolezza della fonte. La distanza, nel tempo e nello spazio, può non essere per nulla equivalente alla distanza relazionale. Per rendere conto di questa ambiguità semantica che si gioca sui termini presenza/distanza, noi preferiamo parlare di distanza transazionale : cioè di quella quantità di dialogo che si verifica tra docenti e studenti/studentesse all’interno di un assetto sociale di orientamento collaborativo e che è determinata da una buona progettazione e da un’attenta conduzione del lavoro didattico.
La Scuola IaD del nostro ateneo propone un punto di vista che, a partire anche dalla letteratura scientifica sull’e-learning, offre una panoramica sulle soluzioni di processo e di prodotto per garantire qualità dell’offerta e dell’interazione, con un’attenzione specifica al sostegno dell’apprendimento e alla cornice istituzionale in cui è inserito. Dunque, pensare la “scuola a distanza” ha il pregio di riportare la didattica all’interno dell’alveo pedagogico e organizzativo di un contesto istituzionale che si occupa dell’individualizzazione dei percorsi di apprendimento, facilitando quelle prassi che aiutano a non riprodurre le disuguaglianze sociali e culturali di cui gli allievi sono portatori in ingresso. Tuttavia, è necessario farlo nella consapevolezza che i processi di insegnamento e di apprendimento oggi si muovono in un orizzonte mediale totalmente rinnovato.
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