SISTEMA ECONOMICO, AMBIENTE E... ALTRI PIANETI?
di Alessio D’Amato*
L’idea che sia possibile crescere all’infinito si scontra con un fondamentale limite , riconosciuto successivamente dallo stesso economista (tra gli altri) e legato al fatto che, in parole povere, tutte le nostre attività di produzione e di consumo richiedono direttamente o indirettamente l’utilizzo di risorse naturali, come fattore di produzione o come fonte diretta di consumo, e dell’ambiente, come destinazione finale dei rifiuti generati da tali attività. La riduzione dell’impatto di tali attività sull’ambiente e sugli ecosistemi è stato ed è tuttora l’oggetto degli sforzi di un gran numero di ricercatori nell’ambito di numerose discipline, in particolare di quella parte di economisti che ha come oggetto del proprio lavoro l’ambiente e la Robert Solow, economista tra i più noti ed influenti - si veda ad esempio il suo lavoro del 1956 - ha molto efficacemente sottolineato il ruolo del progresso tecnico nel guidare la crescita economica di un paese nel lungo periodo.
sostenibilità dello sviluppo economico, con conclusioni spesso contrastanti e con implicazioni, anche etiche, potenzialmente eterogenee. L’esistenza di confini “fisici” alle capacità del sistema economico di espandersi è ben rappresentata dai cosiddetti planetary boundaries che costituiscono una misura (legata a clima, acqua e oceani, utilizzo della terra ecc.) della resilienza del nostro pianeta alle attività umane e delle aree (molte) nelle quali, quanto chiediamo alla natura, eccede quanto essa sia in grado di fornirci, ivi inclusi riscaldamento globale, integrità della biosfera, deforestazione ed inquinamento.
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*Professore associato di Politica economica - damato@economia.uniroma2.it
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