Uninews TorVergata #limite

Questa terza via è strettamente legata alla fiducia nel progresso tecnico , che caratterizza una parte della teoria economica mainstream, e che di fatto implica la possibilità di rendere inefficace qualsiasi limite alla possibilità di sfruttare il nostro pianeta. Mai come in questo periodo abbiamo sentito parlare di esplorazioni di altri pianeti e della effettiva possibilità di viaggiare verso di essi o addirittura di colonizzarli. Ferma restando la mia opinione che il progresso tecnologico sia stato e sia, quando e se debitamente indirizzato, positivo per il genere umano, mi permetto di sottolineare quella che è, sempre dal mio modesto punto di vista, l’estrema complessità delle domande che una narrazione “marziana” comporta.

L’esistenza di questi limiti è alla base di problemi di sostenibilità ambientale, di equità intergenerazionale e, almeno in parte, dell’intero insieme di obiettivi e target della Agenda 2030 delle Nazioni Unite. L’idea che l’ambiente naturale possa (e soprattutto debba) costituire un vincolo nei processi decisionali di natura economica è ormai difficilmente contestabile, sebbene si scontri nella pratica con significative difficoltà, ivi inclusa la riluttanza nel riconoscere che il rispetto di tali limiti sia una sorta di “prerequisito” per le scelte di natura micro e macroeconomica, e che questo abbia implicazioni sia nella formazione che nella ricerca di natura economica. Esiste però una terza via, che diventa sempre più presente nei dibattiti, legata alla possibilità di ridurre la rilevanza dei limiti appena esposti attraverso la ricerca di nuovi “mondi” dai quali trarre le risorse che il nostro pianeta non è più in grado di fornirci.

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