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Sembrano le case delle favole, invece sono quelle del Villaggio dei Giornalisti, alla Maggiolina, casette monofamiliari a base circolare che assomigliano a zucche per la caratteristica forma del tetto. Uno spaccato di architettura del XX secolo che aveva più di un’idea in testa Metti una casa a zucca

di Marilena Roncarà - foto da Urbanfile.org

Succede talvolta che l’estro degli ar- chitetti prenda il sopravvento regalan- doci squarci di quartieri che sembrano arrivare da un’altra dimensione e che inevitabilmente ci sorprendono. Tut- to questo a Milano accade anche al Villaggio dei Giornalisti, in una fascia di terreno che si sviluppa in maniera sinuosa a partire da piazza Carbona- ri. A venirci incontro, in realtà un po’ mimetizzate tra le più ordinarie ar- chitetture di quartiere che sembrano, invece, fare l’occhiolino alle case va- canza, sono alcune casette dalla forma alquanto bizzarra, le case “igloo” dette anche “zucca” per la caratteristica for- ma del tetto. Si tratta, infatti, di vere e proprie cupole realizzate con un siste- ma a volta, formato da mattoni forati: sono costruzioni monofamiliari a base circolare di circa 45 metri quadri. Il tutto è stato progettato dall’ingegnere Mario Cavallé anche se, a dire il vero, due fra le sue creazioni, quelle ispira-

te a uno dei funghi più appariscenti e velenosi del bosco, l’amanita muscaria, con tanto di gambo e cappello rosso, furono demolite nel Dopoguerra e di loro abbiamo traccia solo nelle foto. Le altre, a forma di igloo o zucca, sono per fortuna sopravvissute (8 su 10) ed è davvero difficile non notarle in via Lepanto, a ridosso della ferrovia. Ma per partire dall’inizio bisogna tornare al maggio del 1911 quando l’avvocato Mario Cerati, redattore de “Il Secolo”, diffondeva un editoriale sul tema degli alloggi e delle case popolari ribadendo che, se tanto era stato fatto a vantaggio delle classi operaie, c’era invece poco o niente per la piccola e media borghe- sia. La sua proposta era di formare una società cooperativa che acquistasse ter- reni nel comune di Milano o limitrofi per costruirvi fabbricati a uso dei soci. L’iniziativa ebbe così successo che, in pochi mesi, il progetto iniziò e venne costituita la società “Quartiere Giardi-

no Mirabello”, mentre il quartiere pre- se poi il nome di Villaggio dei Giorna- listi perché il primo nucleo di adesioni arricò perlopiù da pubblicisti. Oggi il villaggio è un tranquillo quartiere re- sidenziale immerso nel verde e, tra un viottolo e l’altro, precisamente in via Perrone di San Marino, c’è un’altra sor- presa pronta ad accoglierci: la famosa casa palafitta, un’opera del movimento razionalista degli anni Trenta, firmata dall’architetto Luigi Figini. Anche se un po’ soffocata tra le altre abitazioni e ormai priva di quell’«affettuoso ab- braccio della natura», come lo aveva descritto Figini, che ben consentiva di apprezzare il gioco dei pieni e dei vuoti, la casa resta ancora lì a mostrarci un’organizzazione del quotidiano più che mai ispirata. Ma soprattutto insie- me alle case igloo, ci parla della storia di questo quartiere, degli architetti che lo hanno immaginato e di come conti- nui a “produrre pensiero”.

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