Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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Traduzione per questa edizione N.d.T.). Egli scoprì in aggiunta che queste idee erano connesse ad esperienze infantili precoci, e concluse che le sue pazienti dovevano aver subito una seduzione sessuale da parte di un adulto (Freud 1896). Di conseguenza, i sintomi isterici discendono direttamente da memorie di queste esperienze che operano inconsciamente e che ricompaiono retroattivamente, diventando pienamente effettive, quando vengono scatenate da eventi attuali. Sostenne inoltre che la natura patogena di questi eventi infantili perdurava solo fintantoché essi rimanevano inconsci. Tuttavia in seguito - nella famosa lettera a Wilhelm Fliess del 21 settembre del 1897 – Freud scrisse: “non credo più ai miei neurotica [nella teoria della neurosi]” (Freud, 1897, Lettere a Wilhelm Fliess, p. 297). La “netta convinzione che non esista un dato di realtà nell’inconscio, dimodoché è impossibile distinguere tra verità e finzione investita di affetto” portò Freud a ripensare la sua teoria della seduzione (ibid.). In base a un’analisi dei propri sogni, Freud formulò un’idea cruciale il 15 ottobre del 1897: “Mi è nata una sola idea di valore generale: in me stesso ho trovato l’innamoramento per la madre e la gelosia verso il padre, e ora ritengo che questo sia un evento generale della prima infanzia, anche se non sempre si manifesta tanto presto come nei bambini resi isterici […]. Ogni membro dell’uditorio è stato, una volta, un tale Edipo in germe e in fantasia e, da questa realizzazione di un sogno trasferita nella realtà, ognuno si ritrae con orrore e con tutto il peso della rimozione che separa lo stato infantile da quello adulto” (ibid). Tuttavia, poco dopo, Freud si dichiarò di nuovo molto colpito da casi di violenza sessuale, e in una lettera a Fliess proclamò (citando la Mignon di Goethe) “un nuovo motto: ma a te, povera bimba, che hanno fatto?” (Freud 1897, p. 326; Goethe, 1795/96). Senza mai abbondonare il trauma come fattore eziologico, Freud oscillava tra una ipotesi e l’altra; eppure, nonostante tutti i suoi dubbi per quanto riguarda le conseguenze psichiche del ricordo di una seduzione traumatica, dal 1897 in poi sostenne decisamente una sola idea , ossia che “i sintomi nevrotici non erano collegati direttamente a episodi realmente avvenuti, ma piuttosto a fantasie di desiderio e che per la nevrosi la realtà psichica era più importante della realtà materiale” (Freud Opere, Vol.10, 1925, p. 103). Per Freud, il concetto di trauma si opponeva adesso all’ipotesi di fantasie e desideri infantili di origine pulsionale radicate nel mondo “interno”, e conflittualmente collocate tra il desiderio incondizionato e la proibizione. Qu il soggetto razionale, illuministico, incontra un Io mosso da desideri inconsci che reagisce ad un ambiente da cui è estremamente dipendente all’inizio della sua vita. L’interfaccia di questa dinamica cruciale è il Conflitto Edipico, causato dagli impulsi d’amore e di odio verso gli oggetti primari. Nel 1925 Freud ricordava: “il fatto è che in quell’occasione mi imbattei per la prima volta nel complesso edipico, destinato ad assumere in seguito un’importanza così preponderante; tuttavia, in quel travestimento fantastico non fui in grado di riconoscerlo” (Freud, Opere, Vol.8 1925, p. 102, sottolineato nell’originale). L’esito della conflittuale crisi edipica va a costituire le dinamiche della vita psichica e delle sue manifestazioni. Sul tema del trauma vs conflitto Freud prese posizioni diverse. Ad esempio, inizialmente, nelle sue lezioni aveva sottolineato “che tra l’intensità e l’importanza patogena delle esperienze infantili e di quelle successive esiste un rapporto di complementarietà simile

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