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particolarmente presente nella psicologia giapponese, sebbene certamente possa essere rintracciata ovunque, sia in Oriente che ad Occidente. In questo modo, allora, potremmo considerare amae come una operazione difensiva dell’io, una “richiesta di amorevolezza- concessioni”, che media tra le richieste del super-io e quelle dell’es o del desiderio individuale, ovunque esse si collochino nel corso dell’esistenza. Questa forma di difesa dell’io sarebbe quindi necessaria per adattarsi ad una società rigida, che esige un’inflessibile conformità alle richieste del super-io. L’ordine relazionale gerarchico, l’orientamento gruppale, insieme alla stretta osservanza delle regole, dei ruoli, delle condotte, dove i pensieri e le emozioni intimi sono tenuti segreti, e ancora dove i conflitti sono risolti attraverso la vergogna, tutto sembra essere il modo di far fronte ad una formazione superegoica generata da una società feudale. Al fine di far fronte a queste richieste superegoiche così rigide ed esigenti, amae ricorre ad una comunicazione emotiva non –verbale e a risposte empatiche di “tenera/dolce” comprensione, concessione ed indulgenza, come necessaria difesa contro la pulsione aggressiva o l’ansia per la potenziale perdita dell’oggetto. La mediazione dell’io ad opera di amae crea uno spazio per una vita emotiva privata e consente delle strade per l’espressione dei desideri umani individuali e apre canali per l’espressione individuale delle pulsioni libidiche o aggressive proprie degli esseri umani. Amae è radicato nell’identificazione con l’amorevole caretaker delle esperienze prevebali, capace di intuire bisogni e desideri emotivi del bambino ai quali risponde con empatia, analogamente forse a quanto espresso da Winnicott con il concetto di ”preoccupazione materna primaria” che caratterizza la madre “sufficientemente buona”. In questo contesto, la differenziazione di Winnicott tra la madre-ambiente che fornisce vicinanza all’io (holding, tenerezza, empatia), e la madre-oggetto verso cui gli impulsi dell’es/pulsioni sono diretti, potrebbe rappresentare la successiva versione/declinazione, dal punto di vista delle relazioni oggettuali, della divisione dell’amore in una corrente di tenerezza e una di sensualità operata inizialmente da Freud. Le comunicazioni comportamentali di amae e amaeru possono essere utilizzate in una ampia varietà di operazioni difensive come la rimozione, regressione totale o parziale, annullamento, formazione reattiva, ‘mutuo segreto’, o anche come strada per la sublimazione. All’interno di questa definizione di amae come difesa-adattamento, inoltre, è implicata la nozione di “reciprocità” dal punto di vista evolutivo, relazionale e transferale, e si potrebbero applicare il concetto di Hartmann (1958) di adattamento madre e bambino, l’idea di Winnicott (1965) di “ambiente contenitivo”, così come il concetto di Bion (1962) di ‘contenitore/contenuto’, quello di l’oggetto-sé di Kohut, e di ‘inter-affettività’ di Stern (1985). Comportamenti di tipo amae possono manifestarsi in tutto il corso dell’esistenza ogni qualvolta che i desideri e i bisogni individuali entrano in conflitto con le restrizioni culturali e superegoiche.
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