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d’amore, o per meglio dire una tensione verso l’integrazione, e un sentimento di odio che persegue l’opposizione e l’esclusione. Il figlio, da parte sua, cerca di liberarsi di uno dei due genitori, e a tal fine deve stabilire un’alleanza con l’altro: il desiderio sessuale per l’uno o l’altro dei genitori è il veicolo, il modo in cui si stabilisce l’alleanza, il legame. Il personaggio che assume ruolo ritentivo tenta di trattenere il figlio (gravidanza eterna), mentre nel ruolo estrattivo si cerca di stabilire un’unione con il figlio trattenuto al fine di svincolarlo o, alternativamente, di possederlo. La lotta fra i sessi acquista in questo modo il senso di una disgiunzione: “affinché io viva, tu devi morire”. La relazione tra padre e figlio è caratterizzata dall’angoscia paterna circa la propria infertilità e dal conseguente desiderio di rubare il figlio alla madre. La relazione tra madre e figlio è un legame in cui viene fatto un tentativo di procreare e poi trattenere il prodotto, dal quale il padre dovrebbe essere escluso. Il figlio prova a liberarsi dalla prigionia a cui la madre lo condanna e che produce angosce mortifere, legate alla segregazione in cui è mantenuto. L’evasione dalla prigione materna è equivalente a un matricidio e porta con sé la colpa della nascita e, come correlato, un’angoscia persecutoria di fronte alla fantasia di una madre divorante o di una madre che tenta di ri-inglobare il suo prodotto, il figlio, nel proprio utero. Per il figlio, il padre è un liberatore dalla simbiosi in cui la madre tenta di mantenerlo; il padre è anche una guida e un modello su cui fare affidamento nel mondo esterno. Ciononostante il legame con il padre è ambivalente poiché il padre desidera, assieme alla liberazione del figlio, appropriarsi di lui come soluzione magica per contrastare l’angoscia di morte. A sua volta il figlio, confrontandosi con la scena primaria, sperimenta l’esclusione e tenta, attraverso una politica di alleanze, di separarli per guadagnarsi l’indipendenza da uno o da entrambi i genitori. Ciascuno di questi ruoli è ambivalente poiché ogni azione si dispiega nella dialettica del dentro e del fuori , in cui ognuna di queste posizioni è veicolo di specifiche angosce: il dentro è sicurezza, dipendenza e prigione, mentre il fuori è libertà ma anche impotenza e abbandono. Di conseguenza, il comportamento del figlio e dei genitori è al contempo di amore e di odio, poiché ciascuno dei protagonisti di questo dramma lotta per rimanere o ritornare verso un dentro, e allo stesso tempo per liberarsi dalla minaccia di reclusione in un interno imprigionante, mentre la morte aleggia su ogni movimento di questa dialettica. IV. D. Norberto Carlos Marucco Riferendosi alla ‘dialettica’ piuttosto che al ‘conflitto’, Norberto Carlos Marucco fonda il suo pensiero su vari autori, tra cui Freud, Klein, Bion, Winnicott, Lacan, Laplanche e Green. Riferendosi alla sua esperienza clinica con pazienti borderline, Marucco (1997) propone una revisione della teoria psicoanalitica della sessualità e della rappresentazione, basandosi sulla dialettica tra impulso sessuale e lo stato dell’oggetto . L’autore porta avanti l’idea di una struttura psichica scissa fra diniego della castrazione e creazione dell’oggetto virtuale (feticcio non-patologico), in cui la scelta d’oggetto e le condizioni d’amore dipendono da questa creazione. L’obiettivo del trattamento analitico, secondo l’autore, è raggiungere un equilibrio creativo tra il riconoscimento della castrazione e il diniego che preserva l’impulso, una dialettica che è anche alla base della teorizzazione sulla sublimazione da lui proposta.
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