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paziente/bambino sia dei conflitti e degli affetti personali dell’analista e della madre messi in movimento dalla proiezione. L’analista deve allora restituire un “contenuto digeribile”, col pericolo altrimenti di raggiugere il paziente con una contro identificazione proiettiva. In America Latina , Roosevelt Cassorla (2013) ha approfondito la funzione di simbolizzazione e di contenimento dell’analista nel contesto di enactment cronici (vedi la voce ENACTMENT). Scrive in particolare sulla capacità di simbolizzare come prodotto della implicita funzione alfa di simbolizzazione e di contenimento che l’analista usa durante gli enactment cronici. In questo caso, la funzione alfa implicita dell’analista si costituisce come la capacità dell’analista di tollerare (contenere) i movimenti d’intralcio che invadono il processo analitico, senza rinunciare alla ricerca di nuove modalità di approccio per comprendere ciò che sta avvenendo, in vista di interpretazioni future (degli enactment) se esse dovessero essere esperite dall’analizzando come significative Paulo Cesar Sandler (1997, 2005a) ha esteso clinicamente il concetto di Bion dell’inversione della funzione alfa per concettualizzare un modello di funzione anti-alfa , contrappunto della funzione alfa, non necessariamente correlato solo alle condizioni cliniche. La funzione anti-alfa riceve i dati psichici e li trasforma in immagini concrete e sensoriali. Il modello descrive una tendenza primitiva universale della mente umana a concretizzare fenomeni mentali non sensoriali, trasformando la realtà psichica in realtà sensoriale concreta, precludendo la libera associazione. Basandosi sulla teoria del pensiero di Bion, Sandler descrive un processo attivo attraverso il quale gli elementi α vengono trasformati in elementi β, che possono poi mascherarsi da dati sensoriali intelligibili. In una situazione clinica, sotto l'influenza di questo processo, l'analista si relaziona al materiale del paziente come se descrivesse realmente la realtà esterna concreta invece che mascherare la realtà psichica immateriale. La funzione anti-alfa si collega all'identificazione proiettiva e può agire nella mente sia del paziente che dell'analista per eludere una posizione depressiva dolorosa. Sandler suggerisce che questo tipo di funzionamento mentale sia molto più diffuso nella società di quanto possa sembrare immediatamente evidente, e ciò spiega gravi distorsioni nella nostra relazione collettiva con la realtà (1997). Tuttavia, in circostanze non patologiche, tale funzione anti-alfa viene attivata anche come passaggio intermedio nella comunicazione, come si riscontra nell'arte, nei primi anni di vita e nelle azioni finalizzate alla sopravvivenza concreta, ecc. (2005a). [Un funzionamento anti-alfa concettualizzato in termini così ampi può avere punti di connessione con certi tipi di regressione, teorizzati all’interno della rete concettuale post- freudiana come ‘regressione al servizio dell’Io’ (Kris 1952). La funzione anti-alfa descrive anche le difese intellettualizzanti e minimizzanti utilizzate per tenere a bada esperienze autentiche e psichicamente angoscianti].
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