Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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III. Cb. L'‘elaborazione’ inconscia: una prospettiva contemporanea della psicologia del Sé La psicologia del Sé, un'altra teoria psicoanalitica americana moderna, accetta il postulato secondo il quale l'attività mentale inconscia è stata fondamentale per la psicoanalisi, nella formulazione dell'inconscio dinamico di Freud e, più di recente, nel riconoscimento dell'apprendimento e della memoria impliciti (inconsci o non consci). Questo ultimo concetto ha espanso esponenzialmente l’ambito del elaborazione inconscia (Boston Change Process Study Group, 2008; Clyman, 1991; Fosshage, 2005; 2011a; Grigsby & Hartlaub, 1944; Stern, et. al., 1998 tra gli altri). L'elaborazione conscia e inconscia - che include il percepire, il categorizzare, il consolidamento della memoria e dell'apprendimento, la regolazione della variabilità delle priorità, nella motivazione (intenzioni) e nell'affetto, e la risoluzione del conflitto - avviene sempre simultaneamente nelle ore di veglia. Il elaborazione inconscia continua durante il sonno nella forma del sogno REM e non REM (Fosshage 1997). Sia l'elaborazione conscia che quella inconscia assumono forme sempre variabili in base ai campi relazionali entro i quali emergono. Come si ottiene l'accesso all'elaborazione inconscia? Freud sviluppò il metodo delle libere associazioni e si volse ai sogni come alla "via regia che porta alla conoscenza dell'inconscio nella vita psichica” (1899, p. 553). Gli psicologi dell'Io hanno posto l'accento sulle componenti inconsce dei conflitti e delle difese che emergono in modo latente dalle articolazioni consce. Più di recente gli psicologi del Sé hanno ampliato l'area di ascolto, prestando attenzione, oltre al conflitto, all'esplicito e all'implicito, alle comunicazioni verbali e non verbali delle intenzioni, dei significati e delle conoscenze procedurali. L'ascolto empatico si focalizza 'semplicemente' sull'udire e comprendere queste comunicazioni dall'interno della trama di riferimento del paziente. 'Empatia e giudizio' si compenetrano (Goldberg, 1999); tuttavia si tenta di essere nell'esperienza dell'analizzando e fare inferenze e valutazioni, per quanto possibile, dall'interno del mondo esperienziale dell'analizzando. L'uso della prospettiva di ascolto/ percezione “ centrata sull'altro ” aiuta a sintonizzarsi su modelli di interazione, tipicamente inconsci (Fosshage 2011b). L'uso dell'ascolto empatico non minimizza l'importanza dell’elaborazione inconscia . Al contrario, l'esperienza clinica indica che, attraverso un ascolto attento ed empatico dell'analista, viene potenziato un certo senso di sicurezza, perché ciò contrasta l'influenza distruttiva dell'imposizione, da parte dell'analista, del proprio punto di vista (anche se ciò non la elimina, naturalmente). La conseguente diminuzione del bisogno di protezione aumenta lo spazio riflessivo del paziente e facilita l'emergere alla consapevolezza cosciente di fenomeni inconsci, conflittuali e non conflittuali, quali intenzioni, memorie, significati e elaborazione nonché di esperienze non validate, (Storolow & Atwood 1992), esperienze non formulate (D.B. Stern, 1997) e modelli impliciti di organizzazione (conoscenza implicita). La conoscenza (relazionale) implicita consiste in interazioni con i caregiver ed è codificata nella memoria procedurale, e perciò non può essere verbalizzata (D.N. Stern et al. 1998). L'esperienza non formulata consiste in esperienze infantili che non hanno accesso alla coscienza perché non sono state riconosciute dai caregiver (D.B. Stern, 1997). L'inconscio preriflessivo consiste in

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