Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

Torna all’indice

Lo psicoanalista e neurologo Mauro Mancia (2006) tenta un'integrazione delle neuroscienze e della biologia molecolare con la teoria psicoanalitica dell'inconscio non rimosso, che egli considera il nucleo del Sé e lo spazio dove si depositano le relazioni primarie madre-bambino. A suo avviso, il correlato neurobiologico di queste prime esperienze pre- psichiche e presimbolizzate è una rete di ‘organizzazione morfo-funzionale’, anteriore al pieno sviluppo dell’ippocampo, che costituisce centro delle memorie affettive autobiografiche. L'inconscio non rimosso può essere portato in superficie in analisi attraverso la ‘dimensione musicale’ del transfert, caratterizzata dalla voce (la sua intonazione e ritmo) e dalla prosodia del linguaggio. I sogni possono trasformare simbolicamente le esperienze presimboliche e preverbali, in modo che possano essere espresse in parole e pensate anche senza averne ricordo. Questa ricostruzione permette al paziente di parlarne e pensarle anche senza il ricordo vero e proprio. Mancia sostiene che questo modello integrativo, che attinge ad una pluralità di prospettive, da Freud, Klein, le ricerche neurobiologiche ed evolutive contemporanee, è in linea con la teoria del pensiero di Bion (1962a, b; 1991). L'approccio clinico basato su tale integrazione facilita lo sviluppo e l’interiorizzazione della funzione α della mente, in modo da conferire un nuovo ordine agli elementi β prepsichici che vi giungono. Ciò segue il precedente tentativo di Mancia (1981) di collegare l’attività del sistema nervoso centrale specificatamente alle concettualizzazioni di Bion (1963) sul ‘contenitore-contenuto’ e sulla ‘funzione alfa’. Scrive: “Secondo Bion, le funzioni della mente sono di fatto operative all'interno di funzioni neurobiologiche che permettono alle operazioni mentali di organizzarsi e di manifestarsi. Ciò è particolarmente vero per la funzione alfa del sogno, che può essere vista come parte di un’attività neurobiologica che, per usare il linguaggio di Bion, funge da ‘contenitore’ per l’organizzazione dei processi di pensiero”. (Mancia 1981, p. 450).

VI. USO ATTUALE E CONCLUSIONI

Il modello Contenitore/Contenuto ha una vasta applicazione nella psicoanalisi contemporanea. Nella psicoanalisi clinica, la funzione di contenimento è utilizzata attualmente da un numero significativo di psicoanalisti indipendentemente dal loro orientamento teorico. Questo termine viene usato non solo per la comprensione dei processi che riguardano l’identificazione proiettiva, ma anche per lavorare con stati psichici che sono dominati da eccessive emozioni/tensioni dovute a trauma e/o a stati psichici indifferenziati. Oggi molti tendono a sottolineare anche l’importanza di interiorizzare la funzione paterna, non solo la reverie materna e la funzione alfa, cioè il collegamento del padre alla madre, che consente a quest’ultima il mantenimento di uno stato mentale in equilibrio mentre accudisce i bisogni del proprio bambino e al tempo stesso consente l’instaurarsi di uno spazio triangolare. La teoria bioniana del contenimento fornisce un fondamento logico alla questione dell’efficacia terapeutica. Si tratta di una teoria sull’origine del pensiero basata sull’esperienza emotiva della conoscenza, che Bion definisce‘K, e sulla ricerca della verità nell’incontro

172

Made with FlippingBook - professional solution for displaying marketing and sales documents online